STRADA ROMANA
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LA STRADA ROMANA
(Laura Carletti)
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LA STRADA ROMANA
Il sistema litoraneo dovuto al censore Emilio Scauro (109 d.c.) fu ulteriormente migliorato da Augusto e prolungato da Vado a Ventimiglia e ad Arles con la via Julia Augusta, allo scopo di assicurare la continuità delle comunicazioni tra Italia e Gallia. Il percorso della strada romana attraversava anticamente l'abitato di Rollo: solo pochi anni fa, prima che fosse asfaltata la strada che sale a Rollo costeggiando il cimitero in località Varé, era ancora visibile un bel tratto dell'antico percorso.
ATTRAVERSAMENTO DELLA VALLE DI ALBENGA
La via Julia Augusta è ancora ben visibile in alcuni tratti: ad Albenga, dove attraversava il fiume Centa sul ponte a 10 arcate (il Ponte Lungo), che è un esempio tipico della tecnica costruttiva degli ingegneri di Augusto. Un rettilineo (l’attuale viale Pontelungo) congiunge il ponte con la porta nord-orientale della città, fiancheggiato un tempo da tombe e sepolcreti. La via romana entrava in città dalla porta posta all’estremità del Cardo maximus (via Vittorio Emanuele - vicino alla medioevale Porta Molino) e, attraversato il foro, all’incrocio del Cardo col Decumanus (via Roma - via d’Aste), usciva per la Porta d’Arroscia, avviandosi dritta verso il colle S. Martino.
A ponente, sulle colline, esistono ruderi databili con certezza ai primi secoli dell’impero: la romanizzazione nella riviera di ponente determinò lo spostamento dei centri abitati nelle pianure, senza che quelli sulle colline venissero del tutto abbandonati.
Sul colle di S. Martino sorgeva l’oppidum Ligure, ben difeso dai Liguri dell’entroterra e dalle incursioni dal mare. A Vadino, nell’insenatura non ancora colmata dal terreno alluvionale, c’era il vadum, la spiaggia per il riparo delle navi.
La via romana sale accanto all’abbazia di S. Martino, nei pressi del Pilone (anticamente un faro o un monumento funebre), mentre il muro romano circolare che affiora per un breve tratto sotto l’abbazia forse apparteneva alla cinta esterna di un teatro.
Presso S. Martino la via Julia Augusta si biforca: una parte prosegue salendo dolcemente verso capo S. Croce, l’altra sale più in alto lungo i crinali posti a semicerchio attorno alla rada di Alassio, verso Capo Mele.
DA ALBENGA A COLLA MICHERI: LA LITORANEA
La litoranea che da Albenga prosegue verso occidente è rimasta in uso nel medioevo sino alla costruzione della via napoleonica. Lungo di essa sono infatti orientati i ruderi romani.
Nel territorio alassino la strada seguiva un percorso del tutto indipendente dalle esigenze dell’abitato, e questo ne conferma le origini romane. Ad Alassio la via passava dietro il convento di S. Chiara, poi scendeva nella pianura dietro ai Salesiani, poi andava dritta verso ponente lungo l’attuale linea ferroviaria prima a sud (odierna via Mameli) poi a monte (verso il campo sportivo): lì si divide in due tronchi, uno a monte presso la casa Brea, molto ripido, e l’altro che seguiva la costa.
A Laigueglia in età romana doveva esserci un centro abitato. Un muro romano esisteva infatti presso la cappella della Madonna del Carmine a lato della via (probabilmente un avanzo di villa patrizia). A Laigueglia la via passava accanto alla chiesa di S. Matteo e saliva al valico di Colla Micheri, che immette nella valle di Andora.
DA ALBENGA A COLLA MICHERI: LA VIA DEI MONTI
La via montana, salendo da S. Martino, giungeva alla Casa Bianca, piegava a mezza costa lungo il versante meridionale del monte Bignone e, valicato il promontorio di S.Croce in regione Pini a 350 metri sul mare, attraversava per lungo tratto con andamento quasi pianeggiante la regione dell’ampio avvallamento naturale detto Cavia.
In seguito si perdono le sue tracce, ma si ipotizza che salisse alla vetta del Tirasso, ove era presumibilmente un turraculum, posto di guardia romano con una guarnigione stanziale, sul quale fu costruito il castrum Tiraculi medioevale.
Dopo la cappelletta-ospizio di S. Bernardo, della quale rimangono solo ruderi, al quadrivio formato dalle due vie Tirasso-Colla Micheri e Alassio-Andora S. Pietro, il percorso della via romana riappare con sicurezza sino a Colla Micheri.
ATTRAVERSAMENTO DELLA VALLE DI ANDORA:
VERSO DIANO - VIA PASSO CHIAPPA O VIA ROLLO-CERVO
Il valico era collegato col ponte di S. Giovanni di Andora, ma qui la strada si biforca ancora: una via prosegue verso Chiappa, l’altra si dirige a sud, verso l’antichissima cappella (oggi scomparsa) di SS. Nazaro e Celso verso Rollo e Cervo: questa via probabilmente preesisteva in epoca ligure. "Gli ingegneri di Augusto dovettero abbandonarla soprattutto perchè, prospettandosi l’opportunità di costruire il ponte a S. Giovanni alquanto discosto dal mare, al di là di quello parve più breve affrontare direttamente la salita alla Chiappa, anzichè riguadagnare subito il lido. Così facendo però essi non avevano calcolato che la salita alla Chiappa risultava assai più scabrosa ed impervia che quella al passo di Colla Micheri; e fu certo questo il principale motivo per cui la litoranea non cadde mai in disuso e, opportunamente collegata col ponte di S. Giovanni, ridiventò, col crescente sviluppo delle comunicazioni rotabili, l’arteria di gran lunga più comoda e più frequentata."
La via inizia la salita sulla falda di capo Rollo ad una distanza di circa 50 mt dalla stazione ferroviaria di Andora.
LA VAL MERULA: IL CASTELLO E IL PONTE
Il centro del Castello di Andora sorse prima del mille su una preesistente villa romana. In età medioevale nello stesso luogo si localizza il priorato benedettino di S. Martino di Andora, filiazione dell’Abbazia della Gallinara.
La pieve di S. Giovanni Battista è documentata solo nel sec XIII ma è sicuramente di molto anteriore (fu la prima chiesa cristiana della valle, "sovrappostasi ad un pagus romano i cui confini naturali sono segnati dai limiti della Val Merula, aggiuntovi il territorio Laiguegliese, della cui parrocchia S. Giovanni d’Andora è matrice").
"Ad Andora doveva sorgere una mutatio, una stazione per il cambio dei cavalli la sosta dei viaggiatori" anche se la fontana medioevale presso la quale passa la strada romana è di origine più tarda. Dalla fontana si scende direttamente al ponte sul Merula. ("Il nome Merula è naturalmente collegato a quello di codesta località (Andora) in tempi lontani irta di meli selvatici, pianta originaria della Liguria." (da qui anche il toponimo Capo Mele)). "E’ tradizione che la fiumana di Andora, al pari di altri torrenti liguri, avesse alla sua foce un porto canale" che si spingeva nell’entroterra (sono stati ritrovati nei pressi del poggio del castello degli antichi anelli per l’ormeggio delle imbarcazioni).
Il ponte sul Merula consta di dieci arcate: sette di struttura omogenea, mentre altre tre sono di stile medioevale, più alte, a schiena d’asino. Né le prime né le seconde sono di costruzione romana, sebbene le prime appaiano più antiche. Tracce romane sono da ravvisare nei piedritti che affondano nel letto del fiume con un doppio sperone. Il ponte doveva in origine essere largo un paio di metri, e somiglia in dimensioni e struttura a quello di Albenga, anche nella particolarità dei piedritti estremi ripiegato verso nord.
"Al di là del ponte di Andora, oltrepassata la parrocchia di S. Giovanni, ha inizio la ripida ascesa al passo della Chiappa, raggiungendo una quota di m. 384; questo percorso può essere fatto in 40 minuti. Delle due vie che parallelamente procedono, occorre scegliere quella a settentrione, rivelandosi l’altra di origine più recente e formata allo scopo di collegare con la Chiappa non S. Giovanni, ma la frazione Confredi alquanto più a sud di questa." La via era larga due-tre metri, e nonostante il pendio ripidissimo è rettilinea, dato caratteristico della costruzione Augustea.
N.B. Le informazioni sono tratte da articoli di Nino Lamboglia e Tomaso Calsamiglia, reperiti presso la biblioteca dell'Istituto di Studi Liguri di Albenga.
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