SENTIERI E CAMMINATE - Andora nel tempo

iniziativa ideata e realizzata da MARIO VASSALLO
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SENTIERI E CAMMINATE

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SULLE TRACCE DELLA VIA JULIA AUGUSTA

SU UN TRATTO DELL'ANTICA JULIA AUGUSTA

SULLE TRACCE DELLA STRADA MANDAMENTALE

SU UN TRATTO DELL'ANTICA JULIA AUGUSTA

PERCORRENDO UN TRATTO DELL'ANTICA LIGURE COSTIERA

CAMMINATA DA SAN GIOVANNI A COLLA MICHERI
LUNGO IL PERCORSO DELL'ANTICA VIA JULIA AUGUSTA
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth



 
Partiamo dalla Chiesa di San Giovanni Battista, la prima pieve di tutta la valle, di probabile origine paleocristiana e, quindi, anteriore al nucleo feudale del Castello. Sui resti della chiesa, verso il Millequattrocento o il Millecinquecento, sarebbe stato eretto l’attuale edificio religioso, attorno al quale nacquero varie leggende.
Accanto si trova l’Oratorio di Santa Caterina.



Attraversiamo il Ponte Romanico, un tempo era imbrigliato da antiestetiche tubazioni idriche, oggi è stato restaurato restituendo bellezza a uno dei monumenti simbolo di Andora.



Passiamo sotto il viadotto dell’autostrada e, proseguendo sul percorso della Via Julia Augusta, incontriamo la Fontana Medioevale, monumento ben conservato e “adottato”, anni fa dagli alunni della scuola elementare di Andora Molino.



Attraverso la Torre Campanaria e di Difesa (in perfetto stato di conservazione) che mostra un affresco medievale dell'Annunciazione, arriviamo dalla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo (Santi Patroni di Andora).

E’ uno delle più importanti testimonianze romanico-gotiche della Liguria, risalente alla seconda metà del Milleduecento ed edificato dai Genovesi per consolidare il proprio dominio sui luoghi dopo averli ottenuti dai Clavesana.



La Chiesa si trova nella località denominata [link:29]CASTELLO[/link:29], un colle sul quale sono concentrate le più significative memorie monumentali di tutto il territorio: il "Paraxu", ossia il Palazzo, castello della famiglia Clavesana, risalente circa al XII secolo, i resti della mura e di numerose abitazioni, l’Oratorio dei Santi Nicolau e Sebastiano.

Dal Castello è possibile osservare, con vista panoramica, tutto l'entroterra andorese, la località Colla Micheri, il paese di Stellanello, fino alle Alpi Liguri.

Proseguiamo la nostra passeggiata e, all’altezza del Vivaio Rocchetti, ci inoltriamo nella vegetazione, sul percorso di Mezzacqua.

Incontriamo l’antico Oratorio campestre dedicato ai Santi Cosma e Damiano; nel muro laterale, affacciato sulla Ligure Costiera, è infissa in alto una lapide marmorea che indica la data di costruzione (1460) e il benefattore.
Anni fa l’edificio fu deturpato, ora l’accesso è sbarrato da una porta di ferro battuto.



Continuiamo la camminata lungo la Via Ligure Costiera e arriviamo alla meta: Colla Micheri, borgata storica, situata a 162 metri, fra la conca di Laigueglia e la val Merula. Sorta sul percorso della via Julia Augusta,  presenta caratteristiche urbanistiche tipiche del semplice borgo ligure collinare con case contadine e un paesaggio circondato da ulivi.



Qui risiedette il leggendario navigatore, etnologo, esploratore norvegese Thor Heyerdahl che, dopo aver girato il mondo, scelse questa località come sua dimora.

Particolarmente degna di nota, a Colla Micheri, è l'Oratorio di San Sebastiano che conserva un cimelio storico particolare: la sedia di legno, a fianco dell’altare, sulla quale sedette il Pontefice Pio VII ritornando dal soggiorno obbligato francese.
Per questo motivo Colla Micheri fu chiamata anche “Il Passo del Papa”. All’esterno della chiesetta, su un’epigrafe sopra il portale, si legge: “Qui venne, e il sacro piè P.Pio VII posò, il popol benedì, e alla sua sede andò. Lì XIV Febbraio 1814”.



Dall’alto di una torre - ricorda Heyerdahl con commozione – vidi vecchie case ricoperte di rampicanti, le vallate fitte di boschi verdissimi e sullo sfondo le montagne coperte di neve: la Norvegia! Ma, volgendomi dal lato opposto, la marina era laggiù in tutta la sua scintillante limpidezza; olivi, pini, arbusti di ginestra mi inebriarono le narici con gli odori e i profumi dei Mari del Sud, conditi dall’aspro gusto del salmastro. Finalmente, pensai, ho trovato ciò che cercavo!
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PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA MOLINO NUOVO - DUOMO - GARASSINI
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA
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Estratto foto aerea - GoogleEarth


Si parte dalla Scuola Primaria di Andora Molino, nella borgata del comune di Andora, posta a circa quattro chilometri dal mare, lungo la Provinciale per Stellanello e Testico.



Poco dopo l’inizio della camminata si può osservare Villa Musso, edificio di fine Settecento, un tempo convento e ora palazzina di civile abitazione.



Il percorso prosegue lungo la Strada della Viassa; si incrocia, poi, ad angolo retto, la via proveniente dal Monumento ai Caduti e, svoltando a sinistra, al di là del fossato di Duomo, si vede l'Oratorio di San Sebastiano.
L'Oratorio di San Sebastiano è lungo l’argine sinistro del fossato del Duomo.
L’edificio è censito nel “Sacro e vago Giardinello” ed è, quindi,  anteriore al 1600.
Un tempo (anni Trenta), veniva utilizzato come scuola elementare: al suo interno, oltre alle panche, ci sono anche alcuni banchi (con i buchi per i calamai…).



Il Fossato del Duomo nasce dai monti di Conna e confluisce nel torrente Merula.
Anni fa, all’altezza di San Sebastiano, era attraversato da un ponticello che lo collegava all’antico frantoio (“Cà de Testa”).
Dopo pochi metri dall'Oratorio di San Sebastiano, svoltando ancora a sinistra, ecco apparire un agglomerato tipico della nostra regione, quello del Rione “Na Burca”:  è assai ben conservato e rappresenta la parte bassa del Borgo Duomo.



Tra le varie case ricordiamo la “Ca du Scoggiu”, sede della Pretura nel 1800.
All’altezza della “Ca de Berté” (ora casa  Bandiera) si inerpica il sentiero di Duomo che porta verso la parte alta di Duomo: è una strada acciottolata, con gradini, erbosa fra gli interstizi della pietra, fiancheggiata da case ricche  di archi, volte e androni.



La parte alta, presumibilmente originaria e certamente più antica, un tempo era un vero e proprio bastione arroccato.
Nel percorso si incontrano la “Cà de Gigiòttu ” e la “Vota de Gigiòttu”, la “Cà de Radescu”, la Cà de Belòmmu e la Vota de Belòmmu”.
Lungo l’erta che porta in cima a Duomo, scorre la Bea di Duomo, la cui acqua proviene da ”a ciùsa”(la chiusa), azionata all’occorrenza dagli abitanti della borgata.

La zona era ricca di sorgenti, provenienti dai monti di Conna, e fu merito dei signori Anfosso, attraverso vicende lunghissime,  assicurarne l’uso agli abitanti del posto.
Non mancarono questioni ed attriti per garantire la disponibilità del prezioso elemento, indispensabile per l’attività dei molini da grano e dei frantoi da olio.
 
In passato il nucleo abitato di Duomo (“Borgata insigne”) godé di altissimo prestigio com’è testimoniato  dall’antico Palazzo Anfosso.
Duomo è anche la località prescelta per l’ambientazione naturale, sotto le volte, nei cunicoli, negli androni, in aree aperte, lungo il sentiero acciottolato di un Presepe Vivente, realizzato, un tempo, dalla Scuola elementare di Andora Molino e riproposto, ora dall’Associazione culturale “Andora più”.
In cima alla borgata si trova il Palazzo Anfosso, riconducibile, probabilmente, al 1400, e oggetto di recenti ristrutturazioni, si apre sotto una volta, con due antiche porte, entrambe sormontate da bassorilievo: la prima immetteva nell’abitazione, la seconda direttamente nella cappella padronale, dedicata all’Annunciazione, come si deduce dal bassorilievo.
Originariamente pareva fungesse da cappella della borgata.

Oltre il Palazzo Anfosso, ecco la suggestiva Cappella di Maria Bambina (un tempo Oratorio Nostra Signora delle Grazie): grande, compiutamente ed armonicamente strutturata, con un bel campanile barocco e motivi secenteschi nel portale, aperta su uno slargo della via, che funge da sagrato.
Quest’ultimo è coperto da una struttura a volta, con selciato in pietre bianche formanti anche una data (1773), la stessa che compare sopra il bassorilievo sovrastante la porta di accesso al Palazzo Anfosso.
L’interno della cappella è molto bello ed ampio, con un’importante statua.
La chiesa è unita a corpo ad un’antica canonica, alla quale si accede mediante una scala esterna in pietra.



Proseguiamo e, guardando in vetta al “Poggio Ciazza”,  nascosti tra il verde della vegetazione, possiamo notare i resti dell’antico mulino a vento di Molino Nuovo.



Ci inoltriamo per una strada sterrata, incontriamo uno dei tanti ruscelli affluenti del Merula: è Rio Duomo che, in certi punti, crea scenari decisamente affascinanti.
Dirigendoci verso l’alto, si cammina circondati dal suggestivo paesaggio olivicolo, con i caratteristici terrazzamenti e si può assistere all’abbacchiatura delle olive.

Raggiungiamo la località Garassini (borgata di Conna) dove, un tempo, erano in funzione vari frantoi.



Notiamo, lungo la strada, un antico lavatoio e una chiesetta: l’Oratorio della Natività di Nostra Signora, oggi conosciuto come Cappella di Maria Bambina.





Nelle vicinanze si trova Punta di Valleggia dove c’è una grossa vasca che ricopre un ruolo fondamentale nello spegnimento degli incendi, utilizzata dai volontari della Protezione Civile.
Sempre camminando tra gli uliveti e andando verso valle, si arriva al “Passo del lupo”.
Nel percorso si incontra un’antica costruzione contadina: “u Tècciu de Bastiàn”.
 
Si ridiscende in direzione Duomo e si torna a Molino Nuovo.

Come ricorda Alma Anfosso nel suo libro “Questa nostra Andora”, “….i valloncelli sono freschissime oasi, tutte da scoprire: io, per me stessa, un tempo denominai Valle dei Principi (reminiscenza dantesca) quello che si insinua, placido e fiorito, tra la storica altura del Duomo e la collinetta del Mulino a Vento o Poggio Ciazza”.
 


PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA DA CONNA A SAN BARTOLOMEO
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth


Il tragitto proposto ha caratteristiche notevoli dal punto di vista ambientale, storico e religioso.
 
L'inizio del percorso è da Conna, borgata del comune di Andora, posta a circa trecento metri di altitudine, nella cerchia collinare di nord-ovest.
Si raggiunge percorrendo una strada che sale con tornanti, da Molino Nuovo, attraverso uliveti, macchia mediterranea, prati, boschi, campi…

Punto di partenza è la Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea, costruzione che risale al 1500 (circa); la chiesa originaria potrebbe essere del 1200 o ancora più antica.
Sulla piazzetta di fronte, si trova l’Oratorio di Sant'Antonio Eremita, edificato dal 1622 al 1635 (come documentato nel “Sacro e vago Giardinello”) e oggi trasformato in Opere Parrocchiali.



Dalla piazzetta si apre uno scenario meraviglioso sulla Vallata del Merula con la vista sulla zona monumentale del Castello, la borgata di Colla Micheri, la collina di Pinamare, la costa, il mare…….



Accanto alla Chiesa possiamo notare i resti del Castello dei “Sciù Dega” dei quali si dice che fossero soliti entrare in chiesa direttamente a cavallo, attraverso un sottopassaggio collegante la Chiesa con il Castello.



La camminata comincia poco oltre la Chiesa; vicino a un Pilone votivo si svolta a sinistra, ci si inoltra tra gli uliveti e, dopo una lunga camminata immersi nella macchia mediterranea e  nello "oro verde", si arriva a Moltedo.



Poco sopra la borgata si trova “u cavallìn” da dove lo sguardo spazia sulla vallata del Merula e dove possiamo osservare delle rovine in pietra: un tempo Moltedo  sorgeva lì, poi a causa dell’invasione delle formiche, fu abbandonato.



La leggenda dell’invasione delle formiche ricorre anche in altre località andoresi (Castello, Costa Maggiore di Conna, Tigorella).
La denominazione “u cavallìn” derivava dal fatto che, in quel luogo, c’era molta acqua dove si abbeveravano i cavalli.
Un brutto giorno cominciò l’invasione delle formiche che distruggevano tutto quello che trovavano e costrinsero le persone a costruire le abitazioni più a valle, dove si trovano ora.



A Moltedo degno di nota è l’Oratorio dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano (comunemente chiamato solo Oratorio di San Sebastiano), anteriore al 1624, perchè il primo legato risale a quell'anno.
San Sebastiano (militare romano, martire per aver sostenuto la fede cristiana) è particolarmente venerato nella vallata di Andora.



Troviamo cappelle a lui dedicate anche a Tigorella, Colla Micheri, Duomo.
Nella zona monumentale del Castello di Andora, vicino alla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, si trova l'Oratorio di San Nicolò e Sebastiano.
Sulla costa dell’omonima collina di Conna si possono vedere i ruderi dell’Oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano.
Proseguendo lungo la strada incontriamo un Pilone votivo dedicato a San Michele Arcangelo.



Dirigendoci verso valle, accompagnati sempre dalla vista del  paesaggio olivicolo, si arriva in località Barò dove possiamo ammirare l’Oratorio di San Michele Arcangelo, sicuramente anteriore al 1588.





La signora Nella Piccardo ha raccontato che, un tempo, la Cappella di Moltedo era dedicata anche a San Michele ma che, in seguito a contrasti e gelosie tra le popolazioni dei due borghi, Moltedo dovette rinunciare all'intitolazione a San Michele e tenere quella a San Sebastiano.
Così ognuna delle due chiesette fu intitolata a un solo santo.
Ma gli abitanti di Moltedo erano particolarmente devoti a San Michele e, quindi, in suo ricordo, costruirono un Pilone votivo che si trova all'ingresso di Moltedo.

Proseguiamo ancora verso valle, incontriamo altre case, lungo il rio Moltedo, attraversiamo il ponte sul torrente Merula e siamo nella frazione San Bartolomeo.



Visitiamo la borgata Lanfredi dove possiamo ammirare l’Oratorio di San Mauro, costruito dalla famiglia Battista, Gio. Battista e Andrea Lanfredi prima del 1587; nell’edificio religioso vengono onorate due statue: quella del titolare San Mauro e quella di Sant'Anna, in onore di Anna Lanfredi che, nel 1935, lasciò ogni suo avere a quest’oratorio.







PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA DA CONNA A DUOMO
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth


Il tragitto proposto ha caratteristiche notevoli dal punto di vista ambientale e storico.
 
L'inizio del percorso è da Conna, borgata del comune di Andora, posta a circa trecento metri di altitudine, nella cerchia collinare di nord-ovest.
Si raggiunge attraverso una strada che sale con tornanti, da Molino Nuovo, attraverso uliveti, prati, boschi, campi…
 
Punto di partenza è la Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea.
La Chiesa di Sant’Andrea è una costruzione che risale al 1500 (circa); la chiesa originaria potrebbe essere del 1200 o ancora più antica.
Sulla piazzetta di fronte, si trova l’Oratorio di Sant'Antonio Eremita, edificato dal 1622 al 1635 (come documentato nel “Sacro e vago Giardinello”), e oggi trasformato in Opere Parrocchiali.



Dalla piazzetta si apre uno scenario  meraviglioso sulla Vallata del Merula con la  sulla zona monumentale del Castello, la borgata di Colla Micheri, la collina di Pinamare, la costa, il mare…….



Accanto alla chiesa possiamo notare i resti del Castello dei “Sciù Dega” dei quali si dice che fossero soliti entrare in chiesa direttamente a cavallo, attraverso un sottopassaggio collegante la chiesa con il castello.



Il percorso comincia poco oltre la chiesa, da Costa Maggiore.
Costa Maggiore, tipico borgo ligure, è il più antico insediamento di Conna, si snoda verso sud lungo una pedonale.



Degni di nota due edifici: l’Asilo Infantile Gervasio-Ordano e la Cappella di Maria Immacolata, anticamente più nota come  “Cappella Guardone” (probabilmente era nata come cappella privata).



Alla fine del centro abitato, il tragitto prosegue inoltrandosi tra gli uliveti e, dopo una lunga camminata immersi nello "oro verde", ci si immette sulla strada asfaltata.

Camminando per un breve tratto lungo la Via Provinciale, accompagnati dalla vista di un panorama  “mozzafiato” sul nostro mare, si arriva alla località Garassini.
Nella località Garassini un tempo erano in funzione vari frantoi.
Notiamo, lungo la strada, un antico lavatoio e una chiesetta: l’Oratorio della Natività di Nostra Signora, oggi conosciuto come Cappella di Maria Bambina.





All’altezza di un pilone votivo, riprendiamo il sentiero che conduce verso sud e camminiamo circondati dal suggestivo paesaggio olivicolo, con i caratteristici terrazzamenti.
Incontriamo uno dei tanti ruscelli affluenti del Merula: è Rio Domo che, in certi punti, crea scenari decisamente suggestivi.
 
Quando la camminata sta per concludersi, possiamo ammirare, in vetta al “Poggio Ciazza”, nascosti tra il verde della vegetazione, i resti dell’antico mulino a vento di Molino Nuovo.



Ecco il punto di arrivo: Duomo.
In passato il nucleo abitato di Duomo (“Borgata insigne”) godé di altissimo prestigio com’è testimoniato  dall’antico Palazzo Anfosso, riconducibile, probabilmente, al 1400, oggetto di recenti ristrutturazioni.



Suggestiva la Cappella di Maria Bambina (un tempo Oratorio di Nostra Signora delle Grazie), grande, compiutamente ed armonicamente strutturata, con un bel campanile barocco e motivi secenteschi nel portale, aperta su uno slargo della via, che funge da sagrato.



Quest’ultimo è coperto da una struttura a volta, con selciato in pietre bianche formanti anche una data (1773), la stessa che compare sopra il bassorilievo sovrastante la porta di accesso del vicino Palazzo Anfosso.
La chiesa è unita a corpo a un’antica canonica, alla quale si accede mediante una scala esterna in pietra.
Duomo è anche la località prescelta per l’ambientazione naturale di uno straordinario  Presepe Vivente”: sotto le volte, nei cunicoli, negli androni, in aree aperte, lungo il sentiero acciottolato.
 



PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA DA VIA MARCHESI MAGLIONE A SAN GIOVANNI
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth


Provenendo da sud, in Via del Poggio, all’altezza dell’Istituto delle Suore di Sant’Eusebio si svolta a sinistra in  Via Marchesi Maglione.
Per un piccolo tratto la strada costeggia le case ed è asfaltata, poi a sinistra del primo tornante si imbocca una strada sterrata che attraversa un bosco di classica macchia mediterranea, prosegue su un ponte che attraversa l’autostrada, arriva in Località Confredi.











Quando si giunge nella borgata Confredi, si lascia Via Marchesi Maglione e si prende un sentiero, il quale porta alla Località Canussi e, quindi, proseguendo si giunge alla Chiesa di San Giovanni Battista (pieve, matrice di altre chiese, che ebbe nella sua giurisdizione tutte le chiese della bassa valle del Merula e di Laigueglia).


Borgata Confredi





PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA VIA MANDAMENTALE DA SAN GIOVANNI A DUOMO
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth


Si chiama mandamentale perché relativa al “mandamento”, cioè a quella circoscrizione territoriale (introdotta con il passaggio della Liguria al Regno di Sardegna – inizi 1800) che era sede di un giudice e di un esattore delle imposte e si poneva tra Comune e Provincia.
 
Della vecchia “Strada mandamentale” sopravvive un tratto ancora ben conservato che si snoda da San Giovanni a Duomo.


Partiamo dalla Chiesa di San Giovanni Battista e, dopo un breve tratto di sentiero, alla nostra destra, appaiono i suggestivi resti del “Gumbassu”, l’acquedotto (“bea”) che proveniva da San Bartolomeo (“Murteu”), arrivava a Villa Tagliaferro e sboccava nel mare. In questo punto si può ammirare questo solido canale sopraelevato mediante archi regolari e completi, costruiti con grossi conci non perfettamente squadrati.


La strada riprende il suo cammino, si attraversa il viale di accesso alla pittoresca Villa Stampino, costruita agli inizi del 1800 dai Musso di Laigueglia, successivamente acquistata dal conte Quaglia e ora proprietà della famiglia Isnardi. Della tenuta Stampino possiamo avere molte notizie grazie al libro di recente pubblicazione del dott. Carlo Volpara “A Stampino c’era il conte”.


Il percorso risulta interrotto dalle pertinenze di un edificio di recente costruzione. Qui il sentiero si discosta un poco dal tracciato originario per deviare a monte.
La camminata prosegue immersi nella vegetazione mediterranea, e con la vista di orti, serre, frutteti e oliveti.


La “mandamentale” costeggia le case della borgata Ferraia e transita lungo il portico della Cappella di Nostra Signora del Carmine, dove si conserva un caratteristico pavimento mosaicato in ciottoli bianche e neri, datato 1736. Non esiste una data certa di costruzione dell’edificio religioso: la congregazione di Nostra Signora nacque il 19 luglio 1670.


Deviando per una stradina, a sinistra, ecco un’altra testimonianza del passato: il Castello degli Alemanni (o Alemanno) in cui soggiornò Napoleone durante una delle Campagne d’Italia. Ora è diventato un edificio di civile abitazione.  


Dopo aver attraversato la via asfaltata che porta a Conna, si incontra Villa Musso, prestigioso edificio che anticamente era un convento e ora è stato trasformato in appartamenti


Arriviamo nella località “Na Burca”, un agglomerato tipico assai ben conservato, di origine medioevale, che si trova nella parte bassa di Duomo.


Prima di dirigersi lungo la stradina in mezzo alle case, si può osservare, sull’argine sinistro del fossato del Duomo, l’Oratorio di San Sebastiano. L’edificio religioso è censito nel “Sacro e vago Giardinello” ed è, quindi, anteriore al 1600. Un tempo (Anni Trenta del vecchio Millennio), veniva utilizzato come scuola elementare: al suo interno, oltre alle panche, ci sono anche alcuni banchi (con i buchi per i calamai…).
 
La Cappella è uno dei punti di ambientazione del tradizionale Presepe Vivente di Duomo.


Qui termina il tratto percorribile della Via Mandamentale.
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PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA UN PERCORSO TRA STORIA E NATURA DA PIAZZA SANTA RITA A SAN GIOVANNI
(Maria Teresa Nasi - Mario Vassallo)
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PUNTO DI PARTENZA

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Il percorso parte dal centro cittadino in prossimità del Bastione cinquecentesco adiacente alla via Aurelia, in un antico nucleo edificato della Marina, denominato “a ciassètta” (la piazzetta), conosciuto come Santa Rita: un insieme di case generalmente a due piani, quasi completamente ristrutturate, mantenute vive nella tradizione, anche grazie alla presenza della Cappella di Santa Rita, eretta per la forte volontà votiva dei vecchi cittadini andoresi della zona.


Il Bastione



Cappella di Santa Rita

Da qui il percorso attraversa un portale con affissa una targa su cui è scritto “Villa Masè” e si entra nel Parco degli Aviatori, vecchio sedime in epoche diverse della Colonia di Cuneo, del Grand’Hotel du Parc e dei giardini della Villa Masè (contessa Maria Esterina Masè de la Roche, figlia del Marchese Marco Maglioni).


Parco degli Aviatori

Al fondo dei giardini si può osservare il vecchio Tempietto, a suo tempo annesso alla residenza del Marchese, a fianco del quale è rimasta visibile la lapide voluta dal Marchese Marco Maglioni in memoria del suo fido cane Lion, un esemplare di San Bernardo.
 
Vicino al Tempietto sorge Villa Laura, immersa in una minuscola oasi di intatte piante antiche, già residenza del dott. Walter Momigliano, sindaco di Andora dal 1960 al 1975, che iniziò e portò avanti la realizzazione della moderna Andora. La Villa, già sede della Biblioteca comunale e dell’Azienda di Soggiorno, è ora in attesa di essere restaurata per diventare la sede delle tante Associazioni di Andora e dello IAT.


Il Tempietto di Villa Laura
 
Lasciando Villa Laura sulla destra, si imbocca via San Damiano verso monte. Al primo incrocio, sulla sinistra, si può ammirare il moderno Monumento ai Caduti della Resistenza, ubicato all’interno di giardini alberati ed attrezzati a parco giochi per bambini.


Monumento ai Caduti

Svoltando a destra, in via Clavesana, si incontrano i resti restaurati, ad opera del Comune di Andora, delle arcate appartenute all’Acquedotto che, da Mezzacqua, portava l’acqua ai possedimenti del Marchese Maglioni: rimangono solo tre arcate più alcuni monconi di piedritti, nascosti all’interno dei giardini delle proprietà private limitrofe.


L'antico acquedotto

Proseguendo si incrocia viale Mazzini, sul quale, svoltando a sinistra, si prosegue per un buon tratto, fino alla rotonda volgarmente detta dei “Due Gabbiani”, per la presenza dell’omonima struttura alberghiera.
 
Si imbocca via Mezzacqua e si prosegue dritto; poco prima del borgo ristrutturato, svoltando a sinistra si percorre un breve tratto in discesa di una vecchia mulattiera, ridotto ad una specie di stradello, che porta ad uno degli argini del rio Mezzacqua: questo tratto corrisponde all’antico percorso della strada della Rocca, una vecchia vicinale ormai scomparsa, tranne nel tratto da qui fino alla Cappella dell’Immacolata Concezione che si trova di fronte sull’altra riva del rio stesso e che si raggiunge attraversando il corso d’acqua per mezzo di un frangiflutto.


Cappella dell'Immacolata Concezione vista dalla sponda del Rio Mezzacqua

Proseguendo in salita per la mulattiera rifatta, che si allontana dalla chiesetta, si giunge ad un bivio dove a sinistra incomincia uno sterrato: il percorso botanico.
 
 
IL PERCORSO BOTANICO

Si tratta di una strada sterrata che, dopo un breve tratto, diventa un sentiero stretto ma piuttosto agevole che serpeggia in mezzo a macchie boschive e tratti di tipica vegetazione mediterranea, con punti di osservazione panoramica.
Attraversato il vallone si incontra un altro bivio:
  • a sinistra si raggiunge una macchia di pini che nascondono un vecchio serbatoio cilindrico in cemento armato (una sorta di vasca) sospeso su pilastri: si tratta della vasca dell’ex acquedotto privato di proprietà Rossi Umberto: un vecchio acquedotto che distribuiva acqua potabile, in alternativa all’acquedotto civico ad un numero di circa 200 utenti, nella zona compresa tra Mezzacqua e il Villaggio Cà Bianca; costruito nel 1964 è stato funzionante per circa 20 anni, dopodiché è stato inglobato dalla rete civica;
  • a destra si prosegue, serpeggiando con bella vista panoramica e caratteristici scorci, sulla bassa vallata del Merula, incontrando prima a monte del tracciato le vasche del civico acquedotto andorese, subito dopo una macchia di pini sulla sommità di un falso colle, denominata “u parcu di culùmbi” (il parco dei colombi): una zona dove in passato veniva praticata la caccia ai colombi; subito dopo, a valle del tracciato stesso, si trovano i resti di trincee di epoca napoleonica; si arriva infine all’Oratorio di San Damiano, originariamente intestato ai Santi Cosma e Damiano, edificio del 1400.


Oratorio di San Damiano

In questo punto il nostro sentiero incontra la Via Ligure Costiera, che si percorre per arrivare fino all’antico borgo di Colla Micheri, tanto famosamente decantato dall’etnologo norvegese Thor Heyerdahl, il quale vi elesse propria dimora, dopo aver avviato e realizzato il recupero architettonico ed edilizio dell’abitato.
A Colla Micheri, della piazzetta principale di fronte all’Oratorio di San Sebastiano, partono due sentieri:


Oratorio di San Sebastiano

  • il primo, in salita sul versante lato mare, porta a un punto di ineguagliabile panoramicità; attraversando un boschetto di tipica macchia mediterranea in ottime condizioni, si percorre un tratto con vista a picco sul mare, fino a raggiungere il vecchio rudere del Mulino Tagliaferro, ciò che resta di un antico mulino a vento sulla sommità del colle, dal quale si gode dell’ampia ed incredibile veduta del golfo di Andora e del golfo Ligure verso Levante, con in primo piano Laigueglia;


Mulino Tagliaferro

  • il secondo, in discesa verso valle, corrisponde al percorso turistico individuato come la “Via Julia Augusta”.
 
 
LA VIA JULIA AUGUSTA
 
La vecchia mulattiera che scende a valle verso il poggio dove sorge il Castello, attraversa dapprima uliveti e poi la tipica vegetazione mediterranea, con tratti di visuale aperti, per una completa panoramica sull’intera vallata del Merula.



Avvicinandosi al Castello di Andora si incontra, attraversandolo, un gruppo di ruderi abbandonati al groviglio dei cespugli circostanti: l’estensione fuori le mura del borgo del Castello in epoca passata.
 
Proseguendo ancora, si attraversa un boschetto di pini, giungendo al rudere di un antico edificio, denominato “la Dogana” o “Casa del Dazio”; da qui si gode della bella vista di tutta la struttura edificata del “castrum”, con in primo piano l’effetto scenico dell’addossamento tra porta – torre monumentale e Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo.


La "Dogana"

Si continua per il tracciato e si arriva ad un crocevia: a sinistra il parcheggio asfaltato; a destra la mulattiera scende per raggiungere la fontana medioevale; di fronte, poco scostato verso destra, una salita acciottolata, molto suggestiva, tra ulivi e antichi muri, ci conduce al Castello.


La Porta - Torre e la Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo

Si attraversa la porta – torre e si entra … nel Medioevo.

Di fronte la fiancata della Chiesa intitolata ai Santi Giacomo e Filippo, esempio di architettura tardo romanica ligure, con possibilità di salire verso la sommità del borgo sia da dietro, dalla parte absidale, che dal davanti.
In entrambi i casi si passa in sentieri tra ruderi di antichi edifici e piante di olivo: ogni angolo rivela dettagli e scorci delle civiltà passate.
Si arriva alla sommità del poggio, dove di erge imponente ciò che resta del Paraxo, il nucleo fortificato del Castello di Andora, con l’adiacente Oratorio oggi intitolato ai Santi Nicolò e Sebastiano, originaria costruzione di culto del periodo feudale.
Scendendo verso valle, dal lato a mare prospettante sul centro cittadino, si attraversa la parte oggi abitata del borgo medioevale: un amalgama non sempre riuscito tra elementi originari e storici ed adattamenti moderni.
Tornando al sagrato della Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, frontalmente alla facciata principale, si può imboccare la stradina che porta, anch’essa, ad attraversare la parte oggi abitata del borgo e ad uscire dallo stesso; sul muro a monte, anni fa è stata realizzata la sede delle “Pietre di Luna”, una serie di lastre di ardesia con sopra incise alcune delle più belle poesie.
Tornando a ritroso sul percorso già effettuato, o imboccando il sentierino che dalle “Pietre di Luna” scende ripido verso l’odierna autostrada, si incontra la fontana medievale, ricongiungendosi al tracciato effettuato durante la discesa da Colla Micheri.


La Fontana medievale

Dalla fontana, proseguendo verso il fondovalle, si passa sotto il viadotto autostradale, si attraversa la strada Piangrande e si prosegue fino all’argine del torrente Merula.
Qui, poco sulla destra si trova il caratteristico Ponte Medioevale a dieci arcate, sul quale si può attraversare il Merula, lasciandosi alle spalle in centro medievale andorese.


Il Ponte medievale

Appena attraversato il ponte medievale, in un giardino privato sulla destra e possibile osservare i resti di antiche colonne, probabile indicazione di un importante crocevia del passato e proseguendo dritto, si attraversa la via Merula (ex Strada Provinciale “Valmerula”) e, fiancheggiando il cimitero di San Giovanni, si arriva alla omonima Chiesa Parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista.
Nelle vicinanze si trova la Cappella Oratorio di Santa Caterina.
Proseguendo per strade e successivamente sentieri che si inerpicano verso il crinale collinare si può raggiungere Passo Chiappa, un importante nodo viario dell’antichità e dal quale si dipartono percorsi pedonali per altre frazioni dell’andorese e centri abitati dell’imperiese.


La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista
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PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA - IMMERGERSI NELLA STORIA E COGLIERE LE EMOZIONI DA VERO ESPLORATORE DA BORGO CASTELLO A COLLA MICHERI
(Daniela Gambella)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth



Suggerimenti: periodo consigliato autunno e primavera e, in estate, per assistere ai concerti all’interno della Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo
Partendo dai resti del Paraxo [1] dei Clavesana, cominciamo ad immergerci nella storia che caratterizza la Borgata di Castello ed immaginare come poteva essere nel 1600. Questa è un’esperienza sensoriale senza paragoni soprattutto se, mentre lo immaginiamo, una persona autoctona ci racconta gli aneddoti legati a questo luogo magico. Proseguiamo verso la Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo. Silenzio e pace: ecco l’emozione che si prova entrando nella chiesa, e l’emozione si trasforma in esperienza se abbiamo la fortuna di capitare in occasione della festa dei Santi Patroni, il 3 maggio, e assistere alla celebrazione della Santa Messa. Questa è una ricorrenza non nota, né particolarmente pubblicizzata, ma molto sentita dagli Andoresi. Sicuramente un modo per sentirsi parte di una comunità unita in questa ricorrenza religiosa.  
 
E, rimanendo all’interno della Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo, si potrebbe assistere a un concerto, durante la rassegna dell’Estate Musicale Andorese, sicuramente un’esperienza uditiva unica. Secondo la testimonianza di molti musicisti e attori famosi [2], ospiti della Rassegna durante le 35 edizioni, a partire dal 1983, l’acustica all’interno della Chiesa è perfetta. Un musicista della formazione Ensemble Berlin, ovvero i Solisti del Berliner Philarmoniker, ha dichiarato, dopo il concerto, di aver provato un’emozione grandissima nel suonare in un luogo così suggestivo, una sensazione provata poche volte nella sua carriera di artista (dichiarazione del musicista).
 
Proseguendo lungo il tracciato della via Julia Augusta [3],  attraverso la flora tipicamente mediterranea, si arriva alla borgata di Colla Micheri. Chiunque si spinga fino a questa località, potrà provare l’emozione che ispirò così tanto il leggendario navigatore, etnologo, esploratore norvegese Thor Heyerdahl, il quale, in un’intervista, dichiarò: “Dall’alto di una torre con commozione vidi vecchie case ricoperte di rampicanti, le vallate fitte di boschi verdissimi e sullo sfondo le montagne coperte di neve: la Norvegia! Ma volgendomi dal lato opposto la marina era laggiù in tutta la sua scintillante limpidezza; olivi, pini, arbusti di ginestra mi inebriarono le narici con gli odori e i profumi dei mari del Sud conditi dall’aspro gusto del salmastro. Finalmente, pensai, ho trovato ciò che cercavo” (Anfosso, 1994).
 
 
1.1. Borgata Castello e Chiesa dei S.S. Giacomo e Filippo
 
“Lontano da qui ci capiterà forse di ammirare capolavori insuperabili, marmi e gemme splendenti, ma non potremo mai dimenticare l’incantesimo del Castello di Andora, le sue pietre dorate, il suo silenzio e soprattutto la sottile sensazione di essere stati prigionieri di uno spazio […] dove la vita, un certo giorno, allo scadere del Medioevo si è di colpo cristallizzata nel rudere di una fortezza, in una fontana incantata in una torre e in una meravigliosa chiesa” (Anfosso, 1994, p. 126).
 
La Borgata di Castello sorge su un colle sul quale sono concentrate le più significative memorie monumentali di tutto il territorio: il "Paraxo", ossia il Palazzo, castello della famiglia Clavesana, risalente circa al XII secolo, i resti delle mura e di numerose abitazioni, la Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, l’Oratorio di San Nicolò e la Fontana Medioevale, sul percorso della Via Julia Augusta.
Nel 1600 il Borgo di Castello contava 200 famiglie, con 800 abitanti, un ospedale per curare e ospitare i poveri, formato da quattro case contigue di tre stanze a quattro letti, per una capienza di 48 posti.
Le fasce intorno all’ospedale venivano coltivate a orto. All’interno del borgo esistevano anche due botteghe utilizzate per riscuotere la pigione.
Il Paraxo è attualmente in restauro e, da li, si scende attraverso un sentiero ciottolato sino alla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo (la Chiesa patronale di Andora). E’ uno dei più importanti monumenti romanico-gotici della Liguria. Risale alla seconda metà del Milleduecento ed è stato restaurato dall’architetto D’Andrade nel 1903. Edificata dai Genovesi per consolidare il proprio dominio sui luoghi, dopo averli ottenuti dai Clavesana, è dotata di un'acustica perfetta. Realizzata in pietra di Capo Mele, è dotata di una Torre Campanaria e di Difesa (in perfetto stato di conservazione), che mostra un affresco medievale dell'Annunciazione. (Anfosso, 1994)
La Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo per anni è stata custodita con tanta devozione, dalla Signora Maria Alberti, andorese “doc”, che ha intrattenuto con i suoi racconti chiunque fosse interessato a visitare la chiesa. Oggi la Signora Maria ha 92 anni, è ancora arzilla ma non riesce più a percorrere la discesa ciottolata che separa la sua casa dalla chiesa e, a malincuore, affida la chiave del grande portone alla nipote, che cerca di seguire la tradizione della nonna.
Considerando che il Borgo è localizzato su un poggio, da lì lo sguardo può spaziare su tutte le parrocchie delle borgate di Andora: San Bartolomeo, San Pietro, Conna, San Giovanni, Rollo, Santa Matilde e Cuore Immacolato di Maria.
Durante la celebrazione del Santo Patrono, [4] viene svolta una processione sulla sommità del borgo durante la quale si benedice tutto l’abitato andorese.
 
 
1.2 Borgata di Colla Micheri
 
“Ho passato la mia vita a esplorare il mondo. Ma quando giunsi in questo luogo non ebbi esitazioni: la mia casa sarebbe sorta in questo piccolo paradiso” (Didascalia della “Fondazione Museo Thor Heyerdahl” di Larvik – Norvegia).
 
Colla Micheri è una borgata storica, situata a 162 metri di altitudine, fra la conca di Laigueglia e la Val Merula. Sorta sul percorso della via Julia Augusta, presenta caratteristiche urbanistiche tipiche del semplice borgo ligure collinare, con case contadine ed un paesaggio circondato da ulivi. Un cartello vicino alla Cappella di San Sebastiano ci informa che qui risiedette, per circa trent’anni, il leggendario navigatore, etnologo, esploratore norvegese Thor Heyerdahl. Fu un uomo che sapeva apprezzare la bellezza e che scelse questo borgo per costruirvi la sua casa e la torre saracena posta all’interno del parco, per scrivere i suoi libri. In un’intervista rilasciata a Franco Manzitti per “Goletta Liguria”, Marianne, la figlia di Thor Heyerdahl, racconta che la sua famiglia, durante un viaggio ad Alassio, aveva scoperto questo territorio bellissimo dove c’erano sia il mare che le montagne: questa era la cosa che ha maggiormente affascinato Thor Heyerdahl; la vista del mare così calmo di questa baia, che poteva ammirare affacciandosi dalla torre saracena, significava per lui, uno spunto di meditazione
 
Thor Heyerdahl ha difeso questo borgo dalle invasioni urbanistiche, ma anche da quelle turistiche eccessive. Marianne ricorda che, nel 1958, quando la famiglia Heyerdahl si trasferì a Colla Micheri, il borgo era quasi del tutto abbandonato, Grazie ad Heyerdahl ci fu quindi un lavoro di ristrutturazione di una buona parte degli edifici, salvandoli dall’abbandono e dall’incuria. Questo piccolo borgo è importante anche per la sosta di un'altra figura molto rilevante: Papa Pio VII [5]. La Cappella di San Sebastiano, sulla caratteristica piazzetta, conserva un cimelio storico particolare: la sedia di legno, a fianco dell’altare, sulla quale sedette il Pontefice tornando dal suo soggiorno obbligato in Francia. Per questo motivo Colla Micheri fu chiamata anche “Il Passo del Papa”.
 
All’esterno della chiesetta, su un’epigrafe sopra il portale, si legge: “Qui venne, e il sacro piè P.Pio VII posò, il popol benedì, e alla sua sede andò. Lì XIV Febbraio 1814”.
 
 

 

[1] Palazzo
[2]  Attori: Ugo Pagliai, Paola Gassman, Arnoldo Foà, Giuseppe Pambieri – Musicisti: Bruno Canino, “Ensemble Berlin” ovvero i Solisti del Berliner Philarmoniker, tra le più prestigiose orchestre sinfoniche, per citarne alcuni.
[3] Antica via romana
[4] I Santi Giacomo e Filippo che si celebrano il 3 maggio
[5] 251° pontefice della chiesa cattolica italiana, nato nel 1742 e morto all’età di 81 anni nel 1823 (https://biografieonline.it/biografia-papa-pio-vii )
 
 
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Per gentile concessione Daniela GAMBELLA - Tesi di Laurea "TURISMO ESPERENZIALE, TURISMO DA PROTAGONISTA. PROPOSTE PER ANDORA" - Relatore: Prof.ssa Antonella Primi - Anno accademico 2017-2018 - Università degli Studi di Genova - Dipartimento di Scienze della Formazione - Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione


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PUNTO DI ARRIVO
PERCORSO - INEBRIARSI NEGLI AROMI E ASSAPORARE I PRODOTTI LOCALI
ATTRAVERSO CIPOLLA BELENDINA, BASILICO, ERBE E PIANTE DELLA BORGATA DI ROLLO
(Daniela Gambella - da Tesi di Laurea "TURISMO ESPERENZIALE, TURISMO DA PROTAGONISTA. PROPOSTE PER ANDORA")
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PUNTO DI PARTENZA

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Suggerimenti: periodo consigliato da aprile a giugno.


...... provare le emozioni della vista di un campo di basilico e coglierne i profumi ......
Non è possibile, coinvolgere il turista nella raccolta del basilico, coltivato all’aperto, poiché ormai avviene con l’utilizzo di macchine, ma i proprietari sono assolutamente disponili a dare informazioni e permettere di assistere al processo della raccolta: un’esperienza comunque emozionante.
Con massima disponibilità e professionalità, danno suggerimenti e consigli pratici per la conservazione del basilico che, essendo un prodotto estivo, ha bisogno di luce, calore e umidità.
Può tranquillamente essere congelato e utilizzato per fare il pesto anche d’inverno o aggiungerlo in un buon sugo di pomodoro. Da non dimenticare un cucchiaio di pesto aggiunto al minestrone!
Si procede sempre attraverso Piangrande, la zona agricola più intensamente coltivata di Andora, per visitare le piantagioni di quella che, recentemente, è salita sull’Arca come presidio Slow Food: la Cipolla Belendina.
Si presenta di colore rosso e con un profumo molto intenso.
Ciò che la contraddistingue è la dimensione notevole, la consistenza succosa e un sapore molto dolce.
Con la disponibilità dei coltivatori del luogo, sarà possibile apprendere le procedure di coltivazione e partecipare alla raccolta.
Gli stessi sono anche disponibili a creare dei momenti culinari dove insegnano a eseguire le ricette che esaltano al massimo questo ortaggio e i metodi di conservazione.
Quello che non si riuscirà facilmente ad ottenere sarà la semenza che i contadini conservano molto gelosamente.
Attraversiamo l’antico e suggestivo Ponte Romanico sul torrente Merula, camminando lungo il tracciato della via Julia Augusta, in mezzo alla vegetazione tipicamente mediterranea, si arriva nella Borgata di Rollo.
In un week end di metà giugno la località si anima con un suggestivo evento denominato “Festa delle erbe”.
Durante le due giornate il profumo delle erbe aromatiche e delle rose si mescolano nelle piazzette e nei vicoletti; le spezie e la raffinatezza delle essenze profumate creano un’atmosfera speciale.
Il caldo fa esaltare l’odore dell’aglio e del rosmarino.
Accompagnati dai membri dell’Associazione “Amici della Festa delle Erbe”, è possibile fare un tour guidato nella vegetazione che circonda la borgata, alla scoperta delle erbe del luogo, con dimostrazione pratica del miglior utilizzo nella cucina tipica andorese.

1.1 (Omissis)

1.2 La Cipolla Belendina
La Cipolla di Andora  è recentemente salita sull’Arca come presidio Slow Food [3]: “la cipolla rossa di grosse dimensioni a forma di fiasco e dal sapore dolcissimo” così viene definita.
Non si hanno notizie certe sulle origini della semenza di questa cipolla.
Secondo la testimonianza dei contadini più anziani, la coltivazione inizia a cavallo tra l’ottocento ed il novecento, presso alcuni terreni di proprietà di una famiglia torinese. Si racconta anche di un certo Settimo Denegri che, a seguito della sua vita da marinaio, portò il seme da uno dei suoi tanti viaggi per mare (https://www.cipollabelendina.it).
Fino agli anni sessanta la cipolla viene coltivata negli orti cittadini fino a quando lo sviluppo edilizio porterà via molti terreni all’agricoltura, con il rischio di perdere anche la tradizione delle Cipolla Belendina.  
Il vero artefice del miracolo della sopravvivenza della cipolla è il mezzadro Bellenda Trentino, detto Trentin (classe 1926) che, giunto ad Andora con il padre Giacomo nei primi anni di vita, ha dedicato la sua vita alla coltivazione della terra, ne ha curato la semenza e la riproduzione, di qui il nome Belendina.
Come lui stesso racconta in un’intervista per “Liguria e Dintorni”: “Mi innamorai subito di quell’ortaggio, grosso, pesante anche un chilo e mezzo, una forma stupenda, a fiaschetta, di un granata che regala gioia. Ho cominciato a coltivarla e a fare la semenza”. Una semenza che “Trentin” distribuiva a gli agricoltori andoresi, sempre di meno, come detto, per l’avanzata dell’urbanizzazione (Pezzini, 2018, https://liguriaedintorni.it/andora-la-cipolla-belendina-nel-racconto-trentin/).
Racconta ancora “Trentin”: “A differenza di altre cipolle questa ha una resa notevole. Si raccoglie da maggio ad agosto, prima come cipollotto, poi come cipolla. Ha un gusto dolcissimo, non rinviene come le altre, e quando è matura arriva a superare il chilo” (Trentino, 2018).
Inoltre secondo la figlia di Trentin, Marina, sembra che sia possibile coltivare la Belendina anche in altre località della Liguria, ma che non si riesca a produrre la semenza, se non nel terreno di Andora.  
Negli anni novanta Trentin va in pensione e la Cipolla sembra quasi dimenticata dagli andoresi. Grazie a Marco Gagliolo, andorese Doc, funambolico promoter dei prodotti liguri, la Cipolla torna protagonista ad Andora.
Ad ottobre 2018 è stato costituito il “Comitato per la promozione della Cipolla Belendina” che ha, come scopo, la tutela e la valorizzazione della Cipolla Belendina di Andora, coltivata in modo “buono, pulito e giusto”. Come ha evidenziato da Marco Gagliolo, presidente del Comitato, l’impegno è:
  • coordinare, sostenere e a dare assistenza tecnica ai produttori del Presidio;
  • a partecipare ad eventi e a manifestazioni per promuovere la Cipolla;
  • ad organizzare corsi agronomici di formazione e approfondimento;
  • a realizzare ogni tipo di informazione sulle attività del Presidio.
Ma principalmente lo scopo del Comitato è: “impedire la scomparsa della Cipolla Belendina e svilupparne una valorizzazione che merita sia per le caratteristiche sensoriali esclusive del prodotto, che per essere una straordinaria testimonianza delle nostre tradizioni contadine” (https://www.cipollabelendina.it/associazione/).
La Cipolla è già stata ospite protagonista in diverse iniziative e manifestazioni.
Nell’estate 2018 a lei sono stati dedicati due eventi denominati “Seulla day”, dove si è potuto degustarla fritta in pastella e presentata come il nostro: “totano dell’orto”.
In occasione del “Seulla Day” è stato realizzato un contest fotografico sulla spiaggia,  trasformata in un orto on the beach, con file di bulbi che spuntavano dalla sabbia, zappe e vanghe al posto dei classici secchiello e paletta.
Tutto questo allo scopo di promuovere il goloso prodotto, legandolo all’immagine turistica della località balneare, la cui piana agricola offre ai turisti molti prodotti di qualità.

1.3 La Borgata di Rollo  
Borgo collinare semplice ma splendido, da dove nelle giornate limpide si riesce a distinguere, ad occhio nudo, la Corsica, è un borgo antico sorto sul tracciato della Via Julia Augusta.
Quando si arriva, si è subito avvolti dalla semplicità del luogo e dal silenzio.
Tutte le case hanno terrazze verso il mare, sono visioni private e piene di sentimento e lasciano libera l'immaginazione per un vivere sereno.
Questo è l'aspetto monumentale del borgo, perché il paesaggio è un monumento naturale, limpido, chiaro.
I vicoli portano alla campagna e dalla campagna ai focolari, così venivano chiamate le antiche dimore dei contadini del borgo.
Sopra le ultime case di Rollo parte un sentiero sterrato dove, a un certo punto, appare una pieve diroccata, luogo dove vi fu un’Apparizione Mariana. [4]
C'è anche un palazzo nobiliare, la fortezza, la Chiesa, tutti simboli di una comunità che è stata presente nella storia sociale del territorio.
Gli uliveti creano una cornice argentata, allineati fra i muretti a secco di una volta.
I muretti e i pozzi sono i resti più veri della fatica degli abitanti vissuti qui un tempo e la preoccupazione maggiore degli abitanti odierni, che ne vedono anche l'abbandono.
Tutti i residenti, i villeggianti e i turisti quando salgono a Rollo hanno lo sguardo libero intorno e il passo lento fra le abitazioni orientate verso il mare, tutte sono aggrappate alla terra, fra gli ulivi, ricche di sole e di azzurro.
In questo luogo ricco di vegetazione e profumi, vent’anni fa è nata la “Festa delle Erbe”, ad opera di un gruppo di volontari che hanno costituito l’Associazione “Amici della Festa delle Erbe”.
Di seguito il racconto di Ada Buzzi, Vicepresidente dell’Associazione, che ci narra lo spirito che ha fatto nascere questo progetto: “Cosa si fa quando nasce un'idea?, si fa festa. Anni fa un gruppo di amici del borgo ha scoperto di trovarsi ugualmente emozionati camminando nel silenzio e nella bellezza della vegetazione e, incantati davanti al panorama del mare lassù in cima alla collina. Così è nata la "Festa delle erbe aromatiche, officinali e antiche piante": per celebrare i tesori vegetali del territorio.
La vegetazione della Liguria ha il fascino del profumo e del gusto.
Così dal 1999, a Rollo, si svolge una mostra mercato dedicata inizialmente solo alle essenze aromatiche e poi negli anni, via via che l'argomento veniva approfondito sia dai soci dell'Associazione organizzatrice, che dagli espositori, si scoprivano mille altre piante ed erbe dall'uso medicinale o mangerecce, da tutte le regioni e anche dal mondo.
Ad oggi, dopo quasi vent'anni, la mostra è ricca di espositori, vivaisti, agricoltori, artigiani e creativi della natura.
È un'occasione per parlare di coltivazioni, di vivaismo, di sostenibilità, di ambiente e turismo.
Le conferenze sono molto seguite
Nel 2018 nasce il progetto presentato dall’Associazione: “Storie di piante nel giardino natura”: “Attraverso gli alberi”, con lo scopo di valorizzare, con un racconto scientifico e storico, le piante del percorso della “Via Romana”, strada pedonale che porta a Rollo e del “Sentiero delle orchidee”.
Si tratta proprio di una vera lettura di un albero o una pianta tramite delle targhette in ceramica con l’applicazione digitale di un codice QR. [5]
 
 
   
 
[3] La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus è stata fondata da Slow Food Internazionale e da Slow Food Italia ed è l’organismo operativo per la tutela della biodiversità alimentare. E’una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti (https://www.fondazioneslowfood.com/it/).
[4] Lì la Vergine Maria apparve, il 18 aprile 1671, a Giacinto Perato, colpito da un ictus e rimasto con un arto completamente paralizzato. Dietro invito della Vergine, il giorno dopo si recò al Santuario di Nostra Signora della Rovere a San Bartolomeo al Mare e durante la messa, al momento della comunione, cadde a terra svenuto. Quando riprese i sensi si rialzò, si accorse che il braccio colpito era tornato perfettamente normale.
Su questo fatto, hanno deposto, con giuramento, ben sette persone, tra cui un medico, un notaio e sei sacerdoti. Gli atti sono conservati nell’archivio della Curia vescovile di Albenga
Il 10 maggio 1671 la Madonna riapparve al contadino guarito e gli chiese che fosse costruita una cappella nel luogo dove era apparsa. Tutte queste apparizioni infervorarono la devozione ed il richiamo Mariano. La chiesa fu costruita subito e, di questa chiesa, si possono vedere i ruderi anche da Andora, Via del Poggio, guardando la collina in alto a ovest.

[5] Insieme di piccoli moduli bianchi e neri disposti all'interno di una cornice rettangolare, che permette di memorizzare informazioni leggibili da un telefono cellulare o da uno smartphone mediante un apposito programma.

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Per gentile concessione Daniela GAMBELLA - Tesi di Laurea "TURISMO ESPERENZIALE, TURISMO DA PROTAGONISTA. PROPOSTE PER ANDORA" - Relatore: Prof.ssa Antonella Primi - Anno accademico 2017-2018 - Università degli Studi di Genova - Dipartimento di Scienze della Formazione - Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione


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PUNTO DI ARRIVO
PERCORSO - DALLA TRADIZIONE ALLA RISCOPERTA DEL PASSATO
PIAZZA SANTA RITA E PARCO DEGLI AVIATORI
(Daniela Gambella - da Tesi di Laurea "TURISMO ESPERENZIALE, TURISMO DA PROTAGONISTA. PROPOSTE PER ANDORA")
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PUNTO DI PARTENZA

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Suggerimenti: periodo consigliato tutto l’anno. Il 22 maggio in occasione dei festeggiamenti di Santa Rita.

Molte sono le storie tramandate da generazioni, che non aspettano altro che essere raccontate.
Quale esperienza più bella del sedersi a casa di una di queste persone e lasciarsi trasportare dai racconti di vita vissuta di un borgo che ancora esiste e non aspetta altro che di essere riscoperto!
Ecco cosa si prova quando si arriva nella Piazzetta di Santa Rita, l’unico borgo antico situato nel centro di Andora Marina.
Nel tardo pomeriggio, presso lo storico bar torrefazione della Piazzetta, si incontrano alcuni andoresi “doc”, abitanti storici del Borgo che, seduti davanti a un caffè, ricordano l’Andora di un tempo.
Potrebbe essere un appuntamento interessante e coinvolgente sedersi accanto a loro ed ascoltare le storie raccontate da questi autentici andoresi.
Durante i festeggiamenti di Santa Rita, il 22 maggio, i volontari del Comitato di Santa Rita si ritrovano già di primo mattino in Piazzetta per iniziare a cucinare per la sera.
Quintali di cozze vengono pulite per poi essere preparate alla “moda di Santa Rita”; è un’esperienza culinaria unica partecipare, con i volontari del Comitato, alla preparazione del famoso piatto, e tentare di indovinarne quindi la ricetta.
Accanto alla Cappella, dedicata alla Santa, c’è un portone di legno che si affaccia sull’attuale “Parco degli Aviatori” e alzando gli occhi sopra l’arcata, troveremo una targa antica con la scritta “Villa Masè”: per un attimo si ritorna indietro nel tempo. Oltrepassando il portone notiamo un parco con aiuole, panchine e, come sfondo, tre grandi caseggiati moderni piastrellati di color azzurro.
Chiudendo gli occhi dobbiamo immaginare lo stesso luogo come un parco, ricco di alberi plurisecolari, anche esotici e un antico Palazzo.
Per valorizzare e per immergersi in quello che era la storia di questo borgo, sicuramente il più antico della Marina, si potrebbero installare delle gigantografie rappresentanti la zona come era nei primi anni del novecento [1] e, in compagnia di un abitante storico del borgo, farsi accompagnare attraverso la storia e le tradizioni del luogo.
 
1.1 Piazzetta Santa Rita
In “Piazzetta Santa Rita” sorge il Torrione Saraceno.
Il Torrione fu costruito nel 1500 e, come altri presenti in Liguria, serviva come baluardo di difesa, di osservazione e di controllo per fronteggiare gli attacchi turco-barbareschi.
Tuttora è un’opera ben conservata, che ci permette di immaginare come poteva essere un tempo, nella prospettiva del già adiacente giardino tropicale del Palazzo del Marchese Maglioni: sicuramente un impatto caratteristico e molto particolare.
Accanto al Torrione sorge la Cappelletta di Santa Rita, al cui interno si trova il prezioso quadro donato da Don Calvi.
La storia del quadro di Santa Rita è narrata da Alma Anfosso in un articolo dell’”Informatore Andorese “di settembre 1997 che ha raccolto la testimonianza diretta della Signora Maria Pastorino abitante del Borgo (Anfosso, 1997).
Nel 1925-26 Don Calvi comprò un quadro di Santa Rita e lo collocò in un padiglione della Colonia Marina di Luigi Carlo, poi venduta al Comune di Asti. Il Carlo vendette la Colonia intorno al 1930 ed allora, un gruppo di sette persone s’impegnò, con attestato scritto, ad accudire il quadro. Quelle persone dovevano ospitarlo a turno nelle proprie case, ciascuna per la durata di un anno. In seguito pensarono di trasferirlo nella Cappella della Concezione della borgata di Mezzacqua, affinché vi fosse debitamente onorato. Ma “Père Raphaël” si oppose. […] e propose di collocarlo nella sacrestia appeso alla porta, argomentando che la Cappella era dedicata alla Concezione e non vi si potevano celebrare due feste, una della Concezione ed una di Santa Rita. […] Di nostra iniziativa costruimmo la Cappelletta nella piazzuola, vi ponemmo il quadro e facemmo la festa. “Père Raphaël” non fu d’accordo con questa iniziativa e non partecipò alla festa. L’anno successivo il padre di Maria invitò il Padre a pranzo, in occasione della festa di San Giuseppe, e a fine pranzo gli disse «Padre, la informo che quest’anno non verrà nessuno in chiesa a fare Pasqua, poiché lei non viene a Santa Rita » Fu uno scandalo per quei tempi, ma il Padre si convinse a chiedere l’autorizzazione al Vescovo e “Santa Rita fu finalmente consacrata e così finì la nostra lunga storia per quel quadro”.
Secondo la testimonianza della Signora Luciana Dellarti, che abitava all’interno del Torrione, il luogo dove fu costruita la Cappelletta, un tempo era il forno dove tutti gli abitanti della zona andavano a cuocere il pane.
La Signora Luciana ricorda che “Santa Rita” era una festa molto sentita dagli andoresi, con un forte senso religioso, la benedizione delle rose [2], la santa messa e la partecipazione della Banda Musicale di Andora ma non solo; la gioia da parte dei ragazzi di partecipare alla corsa nei sacchi o salire sull’albero della cuccagna, che veniva montato dove ora sorge una torrefazione.
A partire dagli anni sessanta la Festa di Santa Rita è diventata famosa anche per la distribuzione delle cozze.
Accanto alla piazzetta sorgeva un ristorante (ora un Residence), denominato “Le Bionde”.
Il proprietario, Lino Giusto, amante della buona cucina, improvvisò un piatto composto da cozze, pomodoro e paté d’olive (la ricetta originale è custodita gelosamente), che venivano distribuite dalla finestra a lato del ristorante, durante il giorno di Santa Rita. Ormai questo piatto tipico è diventato così famoso, che la festa di paese si è tramutata nella Sagra di Santa Rita, o meglio conosciuta come “Sagra delle Cozze di Santa Rita”, fra le più antiche in Liguria.
L’Organizzazione di questa Sagra è a cura del “Comitato di Santa Rita” formato dalle famiglie del Rione che, ogni anno, il 22 maggio, puliscono e cuociono circa 10 quintali di cozze.
La Festa di Santa Rita è rimasta la festa più sentita dagli andoresi e, per tradizione, la sera del 22 maggio si recano nella piazzetta Santa Rita, facendo lunghe code, per assaporare il famoso piatto e degustare le frittelle di mele della “Signora Nella”.
 
1.2 Parco degli Aviatori
Il “Parco degli Aviatori” è situato vicino al Torrione Saraceno e alla Cappella di Santa Rita.
Qui, nel fine ottocento, si trovava il Palazzo del Marchese Marco Maglioni, signore di Andora.
Alla sua morte la proprietà passò alla figlia, sposata al Conte Mazè de la Roche di Alassio.
Successivamente la Villa fu “trasformata nel più lussuoso albergo di Andora.
Trovandosi di fronte un parco e un giardino di eccezionale bellezza, non poteva che essere chiamato il “Grand Hotel du Parc”.
L’albergo operò sino al 1927.
Nel 1929 tutta la proprietà fu venduta al comune di Cuneo che vi realizzò una colonia marina (Colonia Orfani di Guerra).
Negli anni sessanta la colonia fu ceduta ad imprese edili e ne seguì lo smembramento con l’edificazione di palazzi (tra il 1975 e il 1980) ma restarono il Tempietto e Villa Laura” (Vezzaro, 1992).
Il Marchese Maglioni amava molto i cani e, in particolare, il suo cane prediletto, Lion, un San Bernardo per il quale fece costruire il Tempietto, edificio a pianta circolare, con il tetto a cupola, unica testimonianza ancora presente.
A fianco del Tempietto, sul muro perimetrale, verso il mare, è tuttora infissa, in basso, una piccola lapide marmorea. [3]
 


   
 
[1] Tantissime testimonianze fotografiche le possiamo trovare nelle seguenti pubblicazioni:
  • “Andora di un tempo” ,1992
  • “Andora da ricordare. Ottanta anni di vita in 235 fotografie” , 1996
  • “Andora. Immagini di un secolo” , 2001.
[2] Le Rose sono benedette il giorno di Santa Rita il 22 maggio nella piazzuola davanti alla Cappella durante la Celebrazione Eucaristica e sono considerate una reliquia e si conservano da un anno altro insieme all’olio benedetto
[3] Su questa lapide sono scolpite le seguenti parole: “A Lion cane forte e fedele compagno indimenticabile questo tributo affettuoso pose m.m.”
 
 

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Per gentile concessione Daniela GAMBELLA - Tesi di Laurea "TURISMO ESPERENZIALE, TURISMO DA PROTAGONISTA. PROPOSTE PER ANDORA" - Relatore: Prof.ssa Antonella Primi - Anno accademico 2017-2018 - Università degli Studi di Genova - Dipartimento di Scienze della Formazione - Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione


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PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA DALLA CHIESA DI SAN GIOVANNI AL CASTELLO LUNGO IL PERCORSO DELLA VIA JULIA AUGUSTA
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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Estratto foto aerea - GoogleEarth

Partiamo dalla Chiesa di San Giovanni Battista, la prima pieve di tutta la valle, di probabile origine paleocristiana e, quindi, anteriore al nucleo feudale del Castello. Sui resti della chiesa, verso il Millequattrocento o il Millecinquecento, sarebbe stato eretto l’attuale edificio religioso, attorno al quale nacquero varie leggende.
Accanto si trova l’Oratorio di Santa Caterina.



Attraversiamo il Ponte Romanico: un tempo era imbrigliato da antiestetiche tubazioni idriche, oggi è stato restaurato restituendo bellezza a uno dei monumenti simbolo di Andora.



Passiamo sotto il viadotto dell’autostrada e, proseguendo sul percorso della Via Julia Augusta, incontriamo la Fontana Medioevale, monumento ben conservato e “adottato”, anni fa, dagli alunni della Scuola Elementare di Andora Molino.



Attraverso la Torre Campanaria e di Difesa (in perfetto stato di conservazione) che mostra un affresco medievale dell'Annunciazione, arriviamo dalla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo (Patroni di Andora). E’ una delle più importanti testimonianze romanico-gotiche della Liguria, risalente alla seconda metà del Milleduecento ed edificato dai Genovesi per consolidare il proprio dominio sui luoghi dopo averli ottenuti dai Clavesana.



La Chiesa si trova nella località denominata CASTELLO, un colle sul quale sono concentrate le più significative memorie monumentali di tutto il territorio: il "Paraxo", ossia il Palazzo (dimora della famiglia Clavesana prima e del Podestà di Genova poi), risalente circa al XII secolo, i resti della mura e di numerose abitazioni, l’Oratorio di San Nicolò.





Dal Castello è possibile osservare, con vista panoramica, il mare, tutto l'entroterra andorese, la località di Colla Micheri, il paese di Stellanello, fino alle Alpi Liguri.





Lontano da qui ci capiterà forse di ammirare  capolavori insuperabili, marmi e gemme splendenti, ma non potremo mai dimenticare l’incantesimo del Castello di Andora, le sue pietre dorate, il suo silenzio, e soprattutto la sottile sensazione di essere stati come prigionieri di uno spazio, dove gli unici veri abitanti sono dei vecchi ulivi e dove la vita, un certo giorno, allo scadere del medioevo si è di colpo cristallizzata nel rudere di una fortezza, in una fontana incantata, in una torre e in una meravigliosa chiesa.” (Carlo Leone Forti).
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PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA DA COLLA MICHERI A MEZZACQUA LUNGO LA VIA LIGURE COSTIERA E IL SENTIERO BOTANICO
(Maria Teresa Nasi)
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PUNTO DI PARTENZA

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La partenza è da Colla Micheri, borgata storica, situata a 162 metri, fra la conca di Laigueglia e la Valmerula. Sorta sul percorso della via Julia Augusta e della via Ligure Costiera, presenta caratteristiche urbanistiche tipiche del semplice borgo ligure collinare con case contadine e un paesaggio circondato da ulivi.



Qui risiedette il leggendario navigatore, etnologo, esploratore norvegese Thor Heyerdahl che, dopo aver girato il mondo, scelse questa località come sua dimora.
“Dall’alto di una torre - ricorda Heyerdahl con commozione – vidi vecchie case ricoperte di rampicanti, le vallate fitte di boschi verdissimi e sullo sfondo le montagne coperte di neve: la Norvegia! Ma, volgendomi dal lato opposto, la marina era laggiù in tutta la sua scintillante limpidezza; olivi, pini, arbustri di ginestra mi inebriarono le narici con gli odori e i profumi dei Mari del Sud, conditi dall’aspro gusto del salmastro. Finalmente, pensai, ho trovato ciò che cercavo!”
Particolarmente degna di nota, a Colla Micheri, è la Cappella di San Sebastiano che conserva un cimelio storico particolare: la sedia di legno, a fianco dell’altare, sulla quale sedette il Pontefice Pio VII ritornando dal soggiorno obbligato francese. Per questo motivo Colla Micheri fu chiamata anche “Il Passo del Papa”. All’esterno della chiesetta, su un’epigrafe sopra il portale, si legge: “Qui venne, e il sacro piè P.Pio VII posò, il popol benedì, e alla sua sede andò. Lì XIV Febbraio 1814”.



Dalla piazzetta della località ci dirigiamo verso sud, percorriamo un sentiero lungo le case del borgo (è il tracciato della via Ligure Costiera).



Ci immergiamo nella vegetazione e, proseguendo poi verso ovest, incontriamo l’antico Oratorio campestre dedicato ai Santi Cosma e Damiano.



Nel muro laterale, affacciato sulla Ligure Costiera, è infissa in alto una lapide marmorea che indica la data di costruzione (1460) e il nome del benefattore.
Anni fa l’edificio fu deturpato, ora l’accesso è sbarrato da una porta di ferro battuto.



Lasciamo il tracciato della via Ligure Costiera (perché non è più percorribile) e  proseguiamo lungo il Sentiero botanico, ricco di tipica vegetazione mediterranea e con punti di osservazione panoramica.
Si incontrano le vasche del civico acquedotto andorese e, poco dopo, si raggiunge una macchia di pini che nasconde un vecchio acquedotto privato (un serbatoio cilindrico in cemento armato sospeso su pilastri).
La camminata termina dalla Cappella dell’Immacolata Concezione, in località Mezzacqua.


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PUNTO DI ARRIVO
CAMMINATA DA VIA SEMAFORO ALL'ORATORIO DEI SANTI COSMA E DAMIANO
(Mario Vassallo)
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PUNTO DI PARTENZA

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Dalla zona del Porto di Andora, ci dirigiamo verso il Ristorante "Rocce di Pinamare, percorrendo la Via Aurelia.
Giunti all'incrocio con l'ingresso al Ristorante, svoltiano a sinistra in Strada delle Catene, entrando nel cuore di Pinamare e saliamo sul crinale della collina di Capo Mele, verso la Base Aeronautica (Radar di Capo Mele).
Quando si arriva in cima a Strada delle Catene, al bivio se si va a destra si entra in zona militare Aeronautica, invece percorrendo il tornante a sinistra si prosegue per 250 metri (Strada Cornice del Capo), ignorando la traversa incrocia quasi subito a sinistra.
 



Poco più avanti, dove la strada va in discesa a sinistra e in salita a destra, si prende la discesa e al tornante si va invece a destra (quasi in piano, su via Semaforo): questa è a fondo cieco e si può parcheggiare in fondo, prima dello sterrato.
Lo sterrato si presenta con varie diramazioni ed indicazioni con frecce in legno.
Si deve prendere la salita ripida sulla destra, ignorare la prima in piano sulla sinistra e salire fino al crinale della collina (sono circa 5/7 minuti a piedi con calma).
Giunti sul crinale si va verso la pineta di sinistra, da cui in alcuni slarghi e piccole radure si possono osservare i panorami dei golfi di Andora e di Laigueglia.
 
  

Proseguendo il sentiero sul crinale, si raggiunge il Mulino Tagliaferro.



Poco sotto, un cancello di legno che delimita il sacrario dedicato a Thor Heyerdahl (con targa in ceramica azzurra che lo ricorda).
 
Scendendo per il sentiero, si arriva a Colla Micheri (in tutto il tratto ci sono angoli da cui si può ammirare il panorama andorese e laiguegliese).
 

  

Colla Micheri è una borgata storica, situata a 162 metri, fra la conca di Laigueglia e la Valmerula. Sorta sul percorso della via Julia Augusta e della via Ligure Costiera, presenta caratteristiche urbanistiche tipiche del semplice borgo ligure collinare con case contadine e un paesaggio circondato da ulivi.



Qui risiedette il leggendario navigatore, etnologo, esploratore norvegese Thor Heyerdahl che, dopo aver girato il mondo, scelse questa località come sua dimora.
“Dall’alto di una torre - ricorda Heyerdahl con commozione – vidi vecchie case ricoperte di rampicanti, le vallate fitte di boschi verdissimi e sullo sfondo le montagne coperte di neve: la Norvegia! Ma, volgendomi dal lato opposto, la marina era laggiù in tutta la sua scintillante limpidezza; olivi, pini, arbustri di ginestra mi inebriarono le narici con gli odori e i profumi dei Mari del Sud, conditi dall’aspro gusto del salmastro. Finalmente, pensai, ho trovato ciò che cercavo!”
Particolarmente degna di nota, a Colla Micheri, è la Cappella di San Sebastiano che conserva un cimelio storico particolare: la sedia di legno, a fianco dell’altare, sulla quale sedette il Pontefice Pio VII ritornando dal soggiorno obbligato francese. Per questo motivo Colla Micheri fu chiamata anche “Il Passo del Papa”. All’esterno della chiesetta, su un’epigrafe sopra il portale, si legge: “Qui venne, e il sacro piè P.Pio VII posò, il popol benedì, e alla sua sede andò. Lì XIV Febbraio 1814”.



Nella piazzetta della borgata, in fondo verso il bar c'è una volta ad arco; passato l'arco la strada biforca in due discese: quella a destra è il tracciato dell’antica strada romana Julia Augusta, mentre quella a sinistra è il tracciato dell’antica strada romana Ligure Costiera.
Si imbocca quella a sinistra (Ligure Costiera).



Per alcuni tratti all'ombra, ci immergiamo nella vegetazione del tipico bosco ligure e, proseguendo per circa 700 metri, raggiungiamo l’antico Oratorio campestre dedicato ai Santi Cosma e Damiano.



Nel muro laterale, affacciato sulla Ligure Costiera, è infissa in alto una lapide marmorea che indica la data di costruzione (1460) e il nome del benefattore.
Anni fa l’edificio fu deturpato, ora l’accesso è sbarrato da una porta di ferro battuto.



Dai suoi dintorni si potrà osservare tutta la zona percorsa ed attraversata con la passeggiata fatta, oltre a poter ammirare ampi scorci sulla Vallata di Andora.
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PUNTO DI ARRIVO
Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
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Per informazioni scrivere a mariovassallo@andoraneltempo.it
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