IL SACRO E VAGO GIARDINELLO - Andora nel tempo

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IL SACRO E VAGO GIARDINELLO

IL SACRO E VAGO GIARDINELLO
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)
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Il "Sacro e vago giardinello" è un manostcritto seicentesco realizzato tra il 1624 e il 1625 da Gio Ambrogio Paneri, prima segretario di Pier Francesco Costa juniore (1594-1653) vescovo ad Albenga, poi rettore del seminario e canonico della cattedrale di San Michele di Albenga.
Cominciato da Pier Francesco Costa vescovo di Albenga nel 1624, quale riepilogo delle chiese e diocesi di Albenga, è organizzato in tre volumi rilegati in cartapecora, e conservato presso il Fondo Capitolare dell'Archivio Diocesano ad Albenga.




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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’A1benga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto.
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CAPITOLI DEL "SACRO E VAGO GIARDINELLO"
PREPOSITURA NUNCUPATA D’ANDORA
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)

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Per opra del Divin volere, il Precursor di Christo elesse dà primi anni sacro Tempio in fertile piano, a vista del salso Mare, e quasi à sponde de correnti aque del fiume, da Chroniche nomato, Merula, circondato da folta siepe d’olivi della fruttifera Valle, che fu a lui stesso dedicato, perché li habitatori maggiormente con infiammati cuori potessero imitar la di lui vita, in accostarsi alle grandezze dell’alto Dio, nel stesso sacro Tempio capace di numeroso Gregge, ad una nave, da per tutto di varie, e divote figure della Passione depinta, e da materiali colonne sollevata, a due ali, cinto di Capelle honorevolmente adornate, col competente reddito per sacrificii di Messe, e molti legati, per ottenere il perdono dé suoi falli, col mezo dell’Indulgenze del SS. Sacramento, Nome di Dio, e Rosario, legittimamente erette, per rendersi maggiormente grati al Creatore, con le preghiere dé suoi Religiosi, quali con havere melodia di nove registri d’Organo, à spese dé Parochiani alzato del 1625 à 10 maggio, per industria del R. Prevosto Antonio Berrobianco, mandano al cielo continui concenti.
 
E’ sì antico questo sacro Tempio, che da zelanti habitatori fù decorato di semplici Canonicati, con Titolo di Prepositura nuncupata, che per la varietà dé tempi non han residenza, fuor ch’il Preposito, a cui è appoggiata la Cura delle anime.   
 
Vegonsi in esso varie effigie dé Santi Apostoli, del Titolare, e d’altri santi in diversi tempi depinte, come da seguenti inscrittioni:
 
1486 5 Aprilis; et 1501 2 Novembris
 
Nel Choro volto a levante di esso à maestoso Altare scuopresi sacr’Ancona, antica sì, ma da non mediocre Pittore effigiata dell’Imagini di N. Signora in meso di S. Gio. Battista Titolare alla destra, e S. Gio. Evangelista alla sinistra, et al corno del Vangelo, tabernacolo marmoreo ben scolpito, e con diverse figurete intagliato, con due proporzionate colonne ingegnosamente fabricato, dove scolpite vedonsi le seguenti parole:
Xpi Corpus Ave 1553 die prima maii.
 
 E Porta maggiore à ponente, adornata di nero portale di pietra, in la cui cima li primi fondatori eressero la statua del santo Titolare, acciò da esso fusseo veramente protetti, e diffesi, et à di lui piedi legonsi l’infrascritte note:
Onnipotens Christus cum Virgine Matre, Joannes,
 suscipiant templo, qui pia thura damus.
 
Et alla sinistra dell’entrante sontuosa machina di fino marmo, e ben colpito vaso di Battistero, circondato da balaustri di semplice marmo; tiene il Cemiterio annesso; e proporzionato Campanile, d’altezza, e bellezza non mediocre, ne meno riguardevole all’occhio del viandante, per essere artificiosamente ornato di Piramidi; si come con diletto riguardasi la facciata della Chiesa di pietre piccate; e la varietà di diversi Oratorii, ad essa soposti, decentemente construtti, dé quali il vanto porta quello della SS.ma Trinità, nella villa più di un miglio discosta, chiamata Rollo; il cui pio Gregge, benché picciol, volse arrolarsi sotto le vestigia del gran Battista, e prenderselo per invincibil scudo à loro diffesa, e benché lontani, e doppo faticoso corso s’attuffano nelle di lui gratie, con tuttociò per esser maggiormente sicuri nel candor della fede, sopra Poggio d’ameno Colle, di grata campagna, dominante l’onde cerulee, piantorno l’alto mistero della SS. Trinità, in un picciol, e divoto Oratorio, e cresciuto poi, et inanimato in si gran mistero, dieron di piglio del 1616 li X d’Agosto, solennità del porporato Lorenzo, à nuova, e sontuosa fabrica, di dorico e corinto mista, à cui fu posto il primo lapide con universal consenso, di licenza dell’Ordinario dal R.P. Marco Rosso, ad un vaso, in volta, capace di numerose anime, e di fabrica uguale a Città, appoggiato al medemo scudo della SS.ma Triade, di Choro in forma ottangulare, in polita, et elegante struttura, e facciata à ponente, et a viva voce manifesta la devotione di quelle peccorelle, a quali grandemente acese all’honor di Dio li 9 Giugno del 1634, con gusto universale fu benedetto dal Rev. Antonio Berrobianco Prevosto, e li XI celebrata la santa Messa, con giubilo comune di quelle parti; nel medemo per comodità de fideli si conserva l’oglio santo, e d’ivi un miglio lontano sorger si vede piccola, ma cristallina aqua, della fonte del Varé.
 
E poco lontano dalla sudetta Parochiale verso ponente, altra non men limpida, detta, fossato de Coniati, che nasce in fonte, detto Bertagno, e dà aqua ad un molino e verso levante alquanto più discosto, altra non inferiore, per proveder anco ad altro Molino, che nasce dal fonte detto Roggio, e forma il fossato detto de Confredi.
 
Ma più d’ogn’una chiara, e fresca si vede quella, che verso ponente più d’un miglio distante sopra la contrata detta Ferrara, è chiamata aqua donetta, che tutte a gara vanno ad ingrossare il fiume Merula, per rendere al loro Re il dovuto tributo.   
 
La Parochiale, sotto titolo di S. Gio. Batta fabbricata in luogo campestre per commodità delle Ville ad essa soggette, da Mons. Rev.mo Mascardi Visitator Apostolico, né decreti speciali di Visita dell’istessa, vien chiamata Prepositura Nuncupata,  accompagnata da tre Canonicati, beneficii semplici, uno dé quali è di reddito di lire 14, fu alcuni anni sono unito alle distributioni cotidiane della nostra Cathedrale, et al presente n’è in possesso il molto R. Capitolo; li altri due furono da Noi parimente  in atto di Visita dell’anno 1628 a 10 d’ottobre uniti all’istesse  distributioni, et uno di essi è di  reddito di lire 5.10. posseduto dal Sig. Antonio Lamberto; e l’altro di lire 16 dal Sig. Giacinto Cepolla, ambidue Canonici della detta Cattedrale; come meglio dalli atti della nostra Cancelleria, et anche dalle note della detta nostra prima Visita di dett’anno, e giorno.
 
Non consta cosa alcuna che sii Consecrata; ha però contiguo il Cemiterio.
 
Il Rev. Preposito da quattr’anni in qua porta la Manica di ferrandina nera, con le mostre cremisili, repontata di seta del medemo colore; ma in Visita li fu concesso tempo, per provare il possesso di detta manica, di duoi mesi, come consta da gli decreti della nostra prima Visita di dett’anno 1628 a 10 novembre, publicata più volte, come dalla fede del medemo Prevosto sotto li 8 marzo 1631 in atti essibita, e nella 2a Visita fatta del 163. a 17 maggio visto, ch’il detto R. Prevosto non haveva mostrato, né pro…. cosa alcuna, le fu da Noi in atto di detta Visita omninamente prohibito l’uso di detta Manica, o sia Almutia.
 
Il detto R. Preposito raccoglie le Decime di grano, e vino, ma solo nella Parochia d’Andora, ma anco nella cura di S. Pietro, come a suo si dirà, e per ogni fuogo, o Casa, si suole dare un fascio di grano, et un secchio di vino almeno. Spettano anche ad esso le oblationi, che si fanno al Popolo, si nelle feste solenni, com’anco il Venerdì santo all’adoratione della Croce, tanto de denari, come di candelete piccole.
 
Ogni fuoco, o vero Casa suole dare nelle benedittioni delle Case, che si fa il sabbato santo, almeno due uova.
 
Le altre consuetudini intorno alla benedittione de sposi, e delle donne doppo il parto, sono a beneplacito de Parochiani
 
Intorno a Funerali s’osservano queste Consuetudini, cioè:
 
Gli heredi di quelli, che si comunicano passano a miglior vita, sogliono offerire al detto R. Prevosto una torchia di libre due in peso, con cavalline dieci, oltre soldi doi, che si sogliono dare per cantare le littanie, et entrata, et uscita di Chiesa, oltre anche l’offerta delle Candelette, per ogn’una de quali sono tenuti li heredi per consuetudine darle un denaro.
 
Se il Defonto è de Confratelli de Disciplinanti, si dell’uno, come dell’altro Oratorio, è tenuto ciascun frattello offerirle un denaro per l’anima di detto Deounto.
 
Per le sepolture dé forastieri, essendo corpi grossi, si suolò dare scuti quattro di moneta corrente.
 
Per la sepoltura dé figlioli piccoli cavalline dieci, più altre tante per le settime, et anniversario, et otto a Capellani, a quali chiamati a funerali, si dà d’elemosina una torchia, con otto cavalline.
 
 
Il R. Rettore della Parochiale di Cona è tenuto venire a questa Chiesa di S. Gio. Batta matrice, li sabbathi di Resurettione, e di Pentecoste, ad assistere alle Benedittioni delle fonti, per raggione della separatione, com’ afferma il R. Prevosto P. Antonio Berrobianco.
 
La Massaria della detta Chiesa di S. Gio. Battista tiene alcune terre; una nominata Vaino; l’altra terra della Casa d’Alassio; e la terza chiamata il Pian di S. Luca, che sono di reddito lire 36 in circa.
 
Et havendo detta Massaria poco reddito, sogliono per antica consuetudine li heredi dé Defonti, che si sepeliscono nelle communi sepolture, dare per elemosina à Massari della detta Chiesa lire1.3.4.; e quando vien concesso a rompere il pavimento d’essa Chiesa con li debiti modi, e requisiti, sogliono dare per elemosina, che s’impiega in mantenimento della detta Chiesa, lire20, e ciò solamente da molti anni in quà.
 
Dell’anno 1587 a 11 luglio, il fu Telamo Bernero nel suo ultimo testamento rogato à M. Antonio Stalla Notaro, lasciò obligo perpetuo alli suoi heredi di far celebrare quattro Messe annue per l’anima sua, e dé suoi antenati, cioè due nella detta Chiesa di S. Gio. Batta; e due nell’Oratorio della SS.ma Trinità; obligando per la celebrazione di dette Messe per la quarta parte Pron. Andrea Bernero, per un’altra quarta parte li heredi d’Antonio Bernero, per un’altra quarta parte Gio. Batta Bernero, e per l’altra quarta Bernardo Bernero, tutti quattro suoi heredi, come più diffusamente dal detto testamento appare.
 
La Compagnia del SS. mo Sacramento ha un Prato detto per sopranome, comunemente, il Prato grande, che rende annualmente lire 75 in circa.
 
Arghentina Contessa lasciò lire 6 l’anno, con obligo d’una messa il mese, sopra l’Altare maggiore, dell’anno 1595 li 2 Genaro in atti di M…
 
Il fu Francesco Tiradano lasciò due Messe l’anno, da celebrarsi con il R. Prevosto pro tempore, sopra l’Altar maggiore, per quali obligò suoi heredi.
 
La Compagnia del SS.mo nome di Giesù è mantenuta d’elemosine.
 
Sopra l’Altare del nome di Dio si celebrano tante Messe per lire 22 annue dal titulare di questa Capellania.
 
Paolo Gagino fu Thomaso come primogenito, e socessivamente il primogenito di detta linea, resta obligato di mantenere in detta Capella del nome di Dio un Cereo da accendersi le Dominiche, e feste, alla Messa Parochiale in tutto l’anno, al che resta obligata una terra detta Castiglione.
 
La Compagnia del SS.mo Rosario è mantenuta d’elemosine.
 
Il fu Domenico Marchiano de fu Christofforo lasciò una Messa la settimana sopra l’altare del SS.mo Rosario, come per suo testamento ricevuto da M….
 
Moderata com’in appresso à foglio.
 
Il primogenito del fu Francesco Aliberto del fu Urbano, e successivamente il primogenito è obligato mantenere nella Capella del SS.mo Rosario un Brandone di Cera bianca, di rubbi due in peso avanti la Madonna dellarmo come consta in atti di M. Bernardo Aliberto Notaro 1538 a 12 novembre, e per ciò è obligata una terra olivata detta Giarino che detto do Primogenito.
 
Il fu Battista Gagliorio nel suo testamento ricevuto da M. Damiano Perato Notaro 1521 a 10 novembre gravò suoi heredi a far celebrar una Messa la settimana al dett’Altare del SS. Rosario.
 
Moderata com’a fogli
 
Arghentina Contessa lasciò una Messa il Mese sopra l’Altare per il reddito di lire 6.
 
Moderata com’a detti fogli
 
Gio. Agostino, e Bartholomeo Leoni fratelli, sono ubligati far celebrare sopra dett’Altare del SS.mo Rosario tante Messe per il reddito di lire 19.10. l’anno.
 
Il fu Lorenzo Bernero fu Gio. Batta lasciò tre alberi d’olivi, dove si dice beneo, o rocha, con obligo di tre Messe, una de quali nella Parochiale sopra dett’altare del SS.mo Rosario.
 
L’anno 1613 a 8 di Maggio per Instromento ricevuto da N. Pier Gio. Lamberto notaro, e Cancelliere Episcopale, dal Sig. Vicario Christofforo Mercadante a concesso il Juspatronatus della Capella di S. Thomaso d’Aquino, nella detta Parochiale di S. Gio. Batta, stante un’augumento fatto à detta Capellania dé loro beni proprii, a M. Giacomo Aquino fu Andrea, e Tomaso Tagliaferro a Gio. d’Andora, cioè detto M. Giacomo un reddito annuo di lire 32 moneta antica, comprese quattro anticamente obligato a pagare; et altre lire 32 a detto Thomaso, comprese 16 parimente dovute per antica consuetudine, stante che dett’assignatione era il doppio più del reddito di detta Capella, qual Juspatronatus lasciò alli sudetti, e loro figli maschi, e questi mancando, alle femine, e descendenti; in difetto dé quali, al più antico della Parentella dé d’Aquini, e Tagliaferro d’Andora, per la metà respettivamente con conditione, ch’il Capellano pro tempore sia amovibile, come da tratto autentico per M. Guglielmo Stalla notaro 25 Maggio 1613.
 
Il fu R. P. Simon Pario lasciò messe 24 sopra l’Altare di S. Nicolao Tolentino.
 
E Chatharina sua Madre lasci per ciò una terra detta la fenongiena, dé rediti de quali si celebrino tante Messe.
 
Battista Guardone obligò li suoi heredi a far celebrar tante Messe per le cinque annue sopra dett’Altare di S. Nicolao Tolentino.
 
Sopra l’Altare della Purificatione, li Calvi, Gagliorii, e Gagini, hanno tante Messe per lire 20 moneta longa ogn’anno.
 
Sopra l’Altare di S. Antonio de Jurepatronato delli heredi di Gio. Ardoino obligo per detta Capellania di Messe quattro l’anno.
 
Sopra l’Altare di S. Giacinto de Jurepatronato delli heredi di Batta Confredo, si celebra una Messa la settimana ogni sabbato, dotato da detto…… dell’anno 1610 à 13 aprile, con assignatione di due terre chiamate la fascia di S. Cattarina, e l’altra la Bissia, aggregata di due alberi di olive.
 
Gio Batta Confredo lacioò una terra detta……
 
Li frutti di cui li Massari fanno celebrar tante Messe sopra dett’Altare.
 
L’anno 1595 à 7 d’Agosto, Mons. Rev.mo Luca Fiesco come Delegato della Sac. Congregatione in virtù di lettera del Sig. Cardinal Alessandrino li 1 decembre 1594, per Instromento ricevuto da Per Gio. Lamberto Notaro, e cancelliere Vescovale, sentiti in contradditorio P. Domencio Perato Capellano della Capella di santa Maria Madalena dell’Hospitale, e Sindici, e Procuratori delli huomini d’Andora; in virtù di detta delegazione dichiarò,  ch’il Capellano di detta Capellania sia obligato pro tempore a celebrar due Messe la settimana, cioè una nella detta Parochiale di S. Gio. Batta;  e laltra nell’Oratorio di S. Giacomo del Castello per comodità delli Parochiani, e così doversi osservar da sucessori, senza però pregiuditio delle raggioni dell’Hospitale, come da una copia autentica appare.
 
Giulio Gulla lasciò due anniversari di Messe sei ogn’anno ocon obligo alli suoi heredi…
 
Gio. Alamano lasciò lire cento, de frutti de quali si celebrino tante Messe in detta Chiesa, come in atti di M. Bartholomeo Sifredo notaro li 23 giugno 1612.
 
Il fu Thomaso Confredo lasciò una fascia, detta da santa Cattarina, delli frutti de quale si celebrino tante Messe, sotto nome d’anniversario.
 
Battestina Tagliaferro lasciò un legato di lire 300 di capitale, di reddito lire 15 per ante Messe annue, con obligo sopra due terre dette Zerbareta, e Racheto, l’anno 1626.
 
Il fu Gio. Maria Tagliaferro lasciò un legato di scuti 20 con reddito di lire 5 per celebratione  di tante Messe, per le quali obligò suoi heredi dell’anno 1617.
 
Andrea Tagliaferro lasciò un legato di lire 50 di capitale e di reddito lire 2 per tante Messe, dell’anno 1615 et obligò suoi heredi.
 
Giacomo Tagliaferro fece legato di lire annue 4, che pagano li suoi heredi con obligo di otto Messe, dell’anno 1620.
 
La fu Gentiletta moglie di Thomaso Stalla lasciò due olive nella terra detta lo Baudo, con carrico di tante Messe per li redditi annui.
 
Nella Chiesa di S. Pietro, per esser distante dalla Matrice, e numeroso il Popolo, è stato concesso un Curato amovibile, il quale à dovuti tempi riconosce detta Matrice, et il Sig. Preposito.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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S. GIACOMO E FILIPPO DEL CASTELLO DI ANDORA
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)

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Sopra picciolo appennino, circondato da varii edificii di pietre piccate, ma per la varietà de tempi inhabitati d’essi scuopresi superba machina, che può gareggiare con l’altre dentro, e fuori di questa Diocesi, che più pare dalla Madre natura elevata, che da artificioso architetto construtta, poiché gli habitatori di quel tempo dificilmente non che superar, arrivare poteano simil construttione senza il bel sito, et aiuto Divino, che alato vedesi sin da fondamenti distinto al Dorico, Albergo sacro, la cui struttura di dentro e fuori riempe l’occhio del rimirante la maestra di Pietre ben sigillate, e proportionate, dimostra opra da più che perfetto Maestro aiutata, in una nave, da nere colonne di pietra sollevata, con due ali, stimata consecrata per l’intagliate Croci, che danno di ciò segno; e lo dedicorno ai due Campioni di Chiesa santa Giacomo, e Filippo, seminatori della parola di Dio, de quali celebrasi la solennità il primo di Maggio, à che non solo la Valle concorre per aquistare à loro intercessione le gratie, mà i convicini luoghi alettati da devoti Religiosi, che in quel giorno, e altri tempi rendono al Signore chori d’hinni, e lodi spirituali, accompagnati da santi sacrificii, che alla giornata vengono da essi sodisfatti, per institutione di Capelle di capace reddito, che d’intor’intorno cingono detta Chiesa d’adeguata architettura, con Choro volto all’oriente, e facciata ad occidente pur della medema architettura serrata, che per se sola chiaramente dimostra la del Tempo antichità; e quello che è à viandanti apporta meraviglia, è la sontuosa Porta, che d’architettura accostare si vede a quella della Metropolitana di Genova, in ambi li lati da marmi ridoti in quattro Colonnette  mischie di dorico, e corintio, con adequati capitelli, sopra de quali quattro marmorei circoli, et altri quattro di nera pietra,  à guisa d’architravi, maraviglioso rendono l’artificio, in mezo dé quali appariscono l’effigie della Regina delli Angioli in mezo del santo Titolare, e di s. Gio. Evangelista; né di minor vaghezza, er ammirazione resta la viva luce, che una ben composta fenestra nella già detta facciata apporta per la varia e molto ingegnosa architettura d’intagli marmorei con due effigie d’agnelli Pascali, uno di bianco in nero, di nero in biancol’altro, marmi segnalatamente scolpiti, con l’essere sostentata da sei candide colonnette marmoree, gravate da circoli di mischiate pietre di nero, e bianco marmo, sotto de quali grandemente dilettano il riguardante occhio del passaggero, rose, fiori, et altri intagli di nero in terzo, e candido marmo magnificamente ordinate, e disposti.
 
Ne d’inferiore architettura, e maestra marmorea resta la vaga porticella al fianco di tramontana, a cui poco discosto vedesi elevato campanile di vive pietre, a guisa di Torre fabricato, d’onde per tutta la VAlle ribomba suon di Campana, tromba suonora del Signore, et al di lui piede legonsi queste parole:
 
1350 Indictione III completum  fuit istud Campanile
tempore D. Antonii de Larir Potestatis Andoriae
a cui annessa resta proportionata Piazza, arrichita d’amena vista di terra, e di mare, e contigue le Case Canonicali per uso del R. Preposito
 
Nella Chiesa dé SS. Giacomo e Filippo, posta dentro il Castello d’Andora si conserva per commodità del Popolo l’Oleo santo, e dal R. Sign. Prevosto pro tempore vi si celebra Messa nella meza notte della Natività di N. S. Giesù Christo, e quella dell’Aurora, e nella Domenica delle Palme, il giorno di Maggio, festa dé SS. Titolari, nella festa di S. Giacomo Apostolo li 25 luglio; nella solennità del SS. Sacramento, e le Domeniche, e giorni festivi dell’anno, andando in quei giorni a celebrare il Capellano nella Parochiale.
 
Vi si celebrano di più la Settimana Santa la sera li Divini officii, et il simile nell’ottava della solennità del Corpus Domini, et in essa sono alcune Capellanie, e legati pii, come dalla già accennata Visita appare; et il R. Sig.  Preposito habita nelle contigue Case Canonicali, et ha di reddito per il beneficio scuti 80.
 
Alla Capella de SS. Cosmo e Damiano della detta Chiesa de SSti Giacomo e Filippo è stata fondata una perpetua Capellania dal fu Andrea de Scribanis dell’anno 1590 a 17 Novembre in atti del fu M. Pier Gio. Lamberto Notaro, e resta de Jurepatronatus  laicorum d’Agostino Frisia herede della fu Isabetta sua Madre, herede per la metà del detto fu Andrea fondatore; e di M.na Lucretia moglie del M.co Viale, figlia, et herede per l’altra metà del detto fu Andrea, con obligo di due Messe la settimana.
 
L’anno 1615 a 10 di Genaro, la fu Elisabetta figlia di M. Andrea Scribani, e moglie di Gio. Battista Frisia Notaro, nel suo testamento ricevuto da M. Ambrosio Confredi Notaro, lasciò, ch’il suo herede debba far celebrare sopra l’altare de SS. Cosmo, e Damiano nella detta Chiesa di SS. Giacomo e Filippo due Messe la settimana in perpetuo.
 
Più lascia una terra detta li Giarini alla pigna, che dopo la morte di Giacom’Andrea suo nipote, vadi in dote fondata di detta Capella de SS Cosmo e Damiano lasciand’herede Gio. Agostino suo figlio.
 
Lasciò di più lire 400 di Genoa per la fabrica del Convento nel Castello mentre si facci, cioè lire Cento l’anno per quarant’anni; e non facendosi, debba detta somma esser posta a reddito, e de frutti li heredi ne faccino celebrare tante Messe sopra dett’Altare.
 
Il Capellano della Capella di S. Maria Madalena dell’Hospitale è obligato pro tempore celebrar una Messa la settimana nella detta Chiesa di S. Giacomo per commodità delle persone della Parochia, come s’è già detto, per sentenza di Mons. Rev.mo Luca Fiesco delegato della Sac. Congrgatione, rogata da Mons. Pier Gio. Lamberto Notaro, e Cancelliere dell’anno 1595 a 7 d’Agosto come da una copia autentica appare.
 
Camilla Natera lasciò legato d’una Messa il sabbato sopra l’Altare della Madonna de Nigris in detta Chiesa, del 1614.
 
Sopra dett’Altare Luca Gardone lasciò lire 6.6.8 annue per celebrazione di tante Messe, del 1615
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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DESCRITTIONE DEL CAPO DELLE MELE – CAPO DELLA VALLE DI ANDORA
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)

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Venerato, e divoto ovile,  e fortunata Valle, che l’alto Iddio risguarda con occhio benigno la fruttifera Reggione per maggiormente infiamarli alla salute delle loro anime, et augumento del Culto Divino, che però volse anco la Madre Natura all’onde del ceruleo Albergo de Coralli sorgere Colle, non solo per il sicuro riparo di essi, mà anco del ligustico Mare di Ponente, scielse sopra detto Colle à pro del genere humamo  sentinella, che longi fusse rimirata per sicurezza del Re dell’onde, qual monte non solo da Viandanti, e da pratichi nochieri; ma dall’universo conosciuto per capo delle Mele, e latinamente Caput Merulae, togliendo questo nome non da Rio volgare, ma dal fiume Merula, ch’oggidì sotto altro nome viene chiamato Centa, che con le sue dolci onde bagna li fianchi della città d’Albenga, di cui ne fanno scudo, che non si tosto veduto la Valle tal beneficio di natura ad utile di tutti, alzò le mani al Cielo, e volse consecrar detto Colle a due defensori del genere humano, et inviti Anacoriti  Antonio e Paolo primo Eremita, perché riguardassero la diffesa della Valle principalmente, e la diffendessero dalle insidie dell’Inimico Infernale, da cui incontri con la scorta di questi due santi Campioni, e vigilanza humana, resta diffesa, e protetta.
 
Piantò dico detta sentinella à cima di detto Colle, a prospettiva del gran nido de Coralli, che signoreggia di gran longa, e specialmente verso oriente domina la maggior parte della Riviera, ch’il vigilante nochiero cominciando a solcare il Golfo della Spetua, così nominato, se ne serve quasi come per Indice di stella tramontana per proseguire il suo felice viaggio, et à vista anco di molti luoghi circonvicini, e della Ctt d’ Albenga, et Isola Galinaria, e verso occidente il faticoso viandante predomina quanto può con l’occhio vedere le onde maritime, con la pianura, e riverisce il Precursor di Christo rinchiuso in Tempio, e Capo della Valle, e con la tromba di Giacomo e Filippo del Castello d’Andora, sacro Albergo d’antica architettura in volta, piccolo, mà divoto, di Choro à levante, che sopra sacro Altare apparisce l’effige di detti due trionfanti  Anacoriti, rimirando l’empireo Cielo, da cui apparisce il Spirito Santo in forma di Colomba con Cherubini attorno, di porta verso Ponente, che dà addito alle divote anime ad accellerare il passo più frequente, e vistandolo ricevere tesori spirituali, che di tanto in tanto dal Capo Ecclesiastico dell’Universo ottengono, ch’eccita à divotione, che con vele spiegate tutto l’anno appare quasi il flusso, e reflusso delle persone, ch’ivi concorrono; e la terza festa di Pentecoste, oltre gli animi divoti de forastieri, vi concorrono velocemente tutte le Compagnie de Disciplinanti della medema Valle prostrati à piedi delli sudetti due sacri EROI, per ottenere  per mezo di essi li loro intenti dal sommo Iddio, come parimenti immitano li Disciplinanti della Laigueglia il secondo giorno dei Resurrettione, stante anco per la continua vigilanza del Romito fra Girolamo Rossso della Parochia di S. Pietro, il quale in atto di Visita dell’anno 1642 à 6 Aprile, fu consolato ivi della prima Tonsura dal suo proprio prelato; Gode il beneficio, che facilmente corre il pasaeggero ad attufarsi alla devotione quanto più puole, dopo il  faticoso viaggio per succhiare delle aque limpide rachiuse in Cisterna capace. Ammiri dunque il peccatore la gratia, che giornalmente Iddio benedetto le fa, per poi riportarne nelli ultimi giorni suoi il premio delle fatiche.
ANIME DI COMMUNIONE 550         IN TUTTO 850         FOGAGGI 200
L’Hospitale ha quattro letti in tre stanze, per allogiamento delli Poveri oltre altre Case contigue, et ha di reddito lire 170 in circa, consistenti in una fascia del brando, arbarella,  e due terre pratilii chiamate, una il Prato delle Giare, e l’altra il Prato del Pero, situate nel territorio d’Andora, com’anche in un Censo fatto in Bartholomeo Siffredo di lire 5.10 annue, et in una terra Pratile detta del Banchetto di lire 6.11 annue; e nella piggione di due Bottghe situate nel Borgo, et in terre contigue à dett’Hospitale, che in Beneficio de Poveri dal medemo Hospitale s’impiegano, come dal libro del dett’Hospitale, e dalle note della nostra già citata Visita si può chiaramente vedere.
 
Sono nella Parochia d’Andora alcuni Oratorii, de quali qui in appresso si farà mentione; li Capellani dé quali sono tenuti à celebrare nella Parochiale ogni volta, ch’il R. Sig. Prevosto nelle solennità dé santi Titolari di detti Oratorii celebra in essi la santa Messa, come dalle suddette note Appare.
 
L’Oratorio de Disciplinanti sotto titolo di SS. Nicolao e Sebastiano, ha di reddito annuo lire 29.30 in circa, che si cavano da fitti di cinque terre, chiamate, la prima il Prato, la 2° il Lago; la 3° il Pian del beudo grande; la 4° li Cantoni del Borgo; e l’ultima Via deli Piani.
 
E li heredi di Luca Raimondo, e Gio. Rebecco sono tenuti dare ogn’anno meza mina di grano per distribuire à Confratelli.
 
L’altro Oratorio de Confratelli Disciplinanti sotto titolo di santa Cattarina, è stato ultimamente con vaghezza edificato, e la Masseria ha di reddito lire15 annue, che si cavano da alcune terre.
 
L’Oratorio di S. Sebastiano nella Villa de Mecheri ha di reddito per terre olivate, e zerbi ogn’anno lire 6, in beneficio del medemo Oratorio si spendono, ne in esso si celebra Messa.
 
Nel capo delle Melli in honore di sant’Antonio edificato un’Oratorio, o sia Romitorio, che di elemosine si mantiene, et è servito dal Romito, ch’habita nelle contigue stanze.
 
Nella Villa chiamata Mosaiga, vicinì’al mare, un’Oratorio in honore di santa Maria delli Angioli, il quale ha di reddito annuo lire 10, che si cavano da una terra Pratile, con alcuni alberi d’olive, et una fascia detta la Bura, e servon per riparazione del medemo Oratorio.
 
L’Oratorio Campestre de SS. Cosmo, e Damiano posto sulla Costa, ha solamente un reddito per alberi d’olive soldi 40.
 
L’Oratorio di S. Martino nella Villa della Marina, essendo stato da Noi visitato, furono ordinate molte cose necessarie, et attesa la resistenza, che niuno si curò d’essequire le cose già ordinate da Nostri Predecessedori, fu interdetto, sino a che fussero adempite le cose necessarie.
 
L’Oratorio campestre de SS. Nazario, e Celso, mantenuto di elemosine.
 
L’Oratorio de S. Rocho nella Villa di Marino, è mantenuto di elemosine, non ostante ch’habbia alcune terre, di reddito annuo di lire55, poiché servono per il salario del Capellano, che vi risiede.
 
Geronima, figlia del fu Andrea Aliberto lasciò dé suoi beni, e raggioni, herede la Capella di S. Diego, eretta nel sopradetto Oratorio di S. Rocho, con riservare il Juspatronato alli Massari di detta Capella, doppo però la morte del R. P. Bernardo Micherio, e del R. P. Simone Pario, che succede doppo la morte del sudetto Micherio, come consta dal di lei testamento rogato per M. Geronimo Siffredo del 1628 a 15 Genaro, et in Visita stato provisto, con essere stato approvato il legato contenuto in  detto testamento, recisa la particola, che ne il R.mo Ordinario, ne il Vicarfo non se vi habbino ad intromettere, per esser contra bonos mores
 
Nel dett’Oratorio di S. Rocho per legati, li Massari fanno celebrar tante Messe per lire quaranta.
 
Vedi a carte.
 
L’Oratorio campestre di santa Maria di Loreto, chiamato la Pigna, ha tre pezzi di terre, cioè la fascia dell’oliveto; la fascia della Giaria; e la terra della Raseea, che fruttano ogn’anno lire 32, quali sono comprese nel reddito della capellania servita per il R.P. Lorenzo Via.
 


Nella Villa di Rollo un’Oratorio, sotto titolo della SS. Trinità, nel quale per esser numeroso il Popolo, et assai distante dalla Parochiale, si conserva parimenti l’oglio santo, che d’ordine del R. Prevosto s’amministra all’infermi del residente Capellano, il quale dall’Università del luogo vien salariato, con scuti 46 l’anno, comprese però lire 22, che tiene di reddito la Massaria di dett’Oratorio, per legati de Messe.
 
In esso anche è una Capellania pretesa de Juspatronatus dalli Massari della Chiesa, della quale hora è provisto il R. P. Lorenzo Vio, et ha di reddito ogn’anno lire 108.15
 
Vi sono anco alcuni legati, da annotarsi in una tavoletta, parte per obligo di Messe, e parte per riparatione.
 
Damiano Mantica lasciò un legato nel dett’Oratorio della Trinità, di lire 12 l’anno, con l’obligo di Messe dodici.
 
Et altro simile sopra l’Altar della Madonna delle gratie in dett’Oratorio.
 
Il fu Gioanettino Bernerio per testamento ricevuto da Guglielmo Stalla Notaro li 12 Maggio 1635 instituì herede il dett’Oratorio della SS. Trinità e la Capella delle gratie, con obligo à Massari rispettivamente d’elleger il Capellano amovibile per celebrare tante Messe, et il reddito è di lire 136 di netto, consistenti in tanti annui Censi, cioè:
 
In Battista Tagliaferro fu Antonio lire 700 di capitale;
 
Luca Tagliaferro fu Antonio lire 925 di capitale;
 
Damiano Perato fu Gio, lire 628 di capitale;
 
Thomaso Stalla fu Lorenzo lire 197 di capitale, come per Instromento ricevuto da M. Guglielmo Stalla Notaro li 22 Novembre 1635.
 
L’anno 1609 a 23 di Marzo, gli huomini della detta Villa di Rollo fondorono  un perpetuo Beneficio sopra l’Altar Maggior  della Chiesa della SS.ma Trinità di detta Villa, e sopra l’Altare di santa Maria delle gratie, eretto nella  medema Chiesa; e sopra l’Altare dell’Oratorio della Concettione della Beatissima Vergine fondato nel luogo detto Pigna, a cui assignorno in dote dieci pezze di terre, chiamate la fascia di là delle Case; la fascia delli Bernei; Il piano di là della gaira; la fascia da casa; Piano della Marina; fascia delle toppie; fascia della zerba; oliva del fossato; fascia delle case; et un’altra sotto il sudettto nome del pian della gaira; et un arbore d’oliva chiamata oliva di Vereé, con obligo al Capellano di celebrare per le anime dei fondatori, e de loro ascendenti, e descendenti, tutti li giorni feriali, e festivi, cioè Messe due la settimana sopra l’Altare  sudetto di santa Maria delle gratie; una Messa il mese sopra l’Altare del sudett’Oratorio dellA Concettione della  B. Vergine, e le altre sopra l’Altar maggiore della sudetta Chiesa della SS. Trinità, come per Instromento di detta fondatione, ricevuto da M. Sebastiano Ordano Notaro l’anno, e giorno suddetti.
 
Il fu Lorenzo Bernero fu Gio. Batta lasciò tre alberi d’oliva, dove si dice lo beveo, o rocha, con obligo di tre Messe, una come s’è detto, nella Parochiale sopra l’Altare del SS. Rosario, l’altra sopra l’Altare della SS. Trinità di Rollo; e l’altra sopra l’Altare delle gratie in detta Chiesa di Rollo.
 
Il fu Andrea Tagliaferro fu Luca per suo testamento ricevuto da M. Ambrosio Confredo Notaro 1614 lasciò lire 28 annue, da pagarsi per suoi heredi, con obligo di tante Messe nel dett’Oratorio della Trinità di Rollo.
 
Del 1615 Andrea Tagliaferro lasciò lire 100 di capitale, che rendono lire cinque per tante Messe in dett’Oratorio;
 
et altro legato di lire 50 di capitale, che rende lire due per celebratione, come di sopra s’è detto, di tante Messe;
 
più altro legato di lire 12 di capitale per Messe sopra l’Altare di loreto e per tutti obligò suoi heredi.
 
Dell’anno 1600 Pron. Battista Tagliaferro lasciò lire 400 di capitale che rende lire 20 per celebrazione di tante Messe sopra l’Altare delle Gratie in dett’oratorio della Trinità.
 
Dell’anno 1615 à 21 Agosto il fu Guglielmo Stalla per instromento rogato à M. Ambrosio Confredo, vendete un’annuo e perpetuo Censo di lire 14 moneta longa alli Massari della Capella di S. Maria delle Gratie posta in dett’Oratorio, del qual Censo li fece sicuri sopra due terre chiamate la Braia per il prezzo di lire 200 moneta longa, havute in contanti da detti Massari, e come più diffusamente appare da dett’Instromento.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA – Verso Laigueglia la sommità del monte; verso li Faraldi, et Cervo la sommità dell’altro Monte; verso la strada romana un muro chiamato il costo della morta; verso S. Bartolomeo sin’al fossato di Boscaneto, tra S. Gio. Battista, e S. Pietro restano indistinti.
 
Dell’anno 1587 à 11 luglio,  Thelamo Bernero nel suo ultimo testamento rogato à M. Antonio Stalla Notaro lasciò obligo perpetuo alli suoi heredi di far celebrare quattro Messe annue per l’anima sua, e dé suoi antenati, cioè due nel dett’Oratorio della SS. Trinità, e due nella detta Chiesa di S. Gio. Batta, obligando per la celebratione di esse Pron. Andrea Bernero, li heredi d’Antonio Bernero, Gio Batta  Bernero, e Bernardo  Bernero tutti quattro suoi heredi, et ogn’uno per la quarta parte rispettivamente, come più diffusamente dal detto testamento.
 
Dell’anno 1635 à di…………. il fu Lorenzo Tagliaferro nel suo ultimo testamento rogato à M. Guglielmo Stalla Notaro ha lasciato una fascia di terra oliata, e ficuata detta la Cà soprana all’Oratorio della Madonna delle Gratie ad effetto, che delli frutti in perpetuo se ne faccino celebrare tante Messe nel dett’Oratorio in suffragio dell’anima sua.
 
L’anno 1646 à 27 Novembre da Mons. Ill. mo Pier Francesco Costa Vescovo d’Albenga furono moderati e ridotti per autorità della Sacra Congregatione de 26 Maggio di dett’anno, l’infrascritti Legati di detta Parochia, e ridotti a quantità proportionata secondo li redditi di essi respettivamente alla forma della tassa delle Coinstitutioni Sinodali pro tempore, come dalle atti della Corte Episcopale.
 
Quali legati sono l’infrascritti:
 
Dominico Marchiano fu Chistofforo sopra l’Altare del SS. mo Rosario;
 
Battista Gagliorio sopra dett’Altare;
 
Arghentina Contezza parte sopra l’Altare Maggiore, e parte sopra dett’Altare del SS. Rosario;
 
Domenico Cottabea nell’Oratorio di N. Sig.ra degli Angeli detta del fossato;
 
Bartholomeo Trevia nella Chiesa di S. Pietro;
 
Andorino Rebecco in detta Chiesa;
 
Cesare Anfosso nell’Oratorio della Natività di N. Sig.ra del Duomo;
 
Giacomo e Bartholomeo Anfossi in dett’Oratorio;  
 
Cesare Anfosso in detta Chiesa di S. Pietro;
 
Domenico Gagino in detta Chiesa;
 
Stefano e Tomasina Giugali de Anfossi, si dice, per metà in detta Chiesa di S. Pietro, e per altra metà in dett’Oratorio della Natività di N. Signora.
 
N… de Nigris spettante à gli heredi del fu Pier Gio. Allamano nella detta Chiesa di S. Pietro;
 
Christoforo Galiano nell’Oratorio di S. Luca.
 
 
L’anno 1633 a 16 Agosto in atti di M. Guglielmo Stalla Notaro la fu Annetta del fu Gio. Batta Maglione ha lasciato un legato alli Massari pro tempore del’Oratorio di S. Rocho della Villa de Marini descritto sopra a fogli…. una terra chiamata la Pinea sotto suoi confini essistente in detta Villa, con carrico à detti Massari di far celebrare tante Messe annue, quante importerà il frutto di detta terra dedute le spese.
 
Più ha lasciato alla Capella di S. Diego essistente in dett’Oratorio di S. Rocho lire nove, che li devono gli heredi del fu Alberto di detto luogo, come più diffusamente appare dalla particola di detto legato, dett’anno, mese e Notaro.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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S. PIETRO DI ANDORA
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)

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Scuopresi l'anima divota del luogo di S. Pietro, discosto un miglio dal Mare, nella fruttifera Valle vicino al corrente fiume detto Mella, à vista di molta campagna, Chiesa mediocre in una nave, e due ali sopra materiali colonne dell'antica fabricata, col Choro di quattro Evangelisti depinto verso levante, e facciata alla rustica verso Ponente con la scultura del Titolare in mezo di S. Paolo, e di S. Luca sopra la porta maggiore,
e 1592 die XX octobris.

In essa li devoti fedeli, aiutati dall'Indulgenze del S.mo Sacramento, e Rosario, si animano all'acquisto dé Cieli, col rammemorarsi la nostra mortal spoglia per il Cemiterio annesso, à che alquanto discoste sono le Case Canonicali, ritenendo il nome di Chiesa Curata, o riconoscendo per suo campione, e diffensore il Profeta Gio. Battista, Protettore di tutta la Valle.
 
E poco discosto da essa, si vede correr piccola, ma chiarissima aqua, detta Fossato de Negri, che ha capo da fonte, detto Fontana Buona, discosta dalla Chiesa sudetta circa mezzo miglio, e dall'altra parte il fossato di Laiguo, che passa vicin all'Oratorio di S. Luca, et ha origine da Lausagna vicin’al Colle detto di S. Bernardo; e non molto lontano dall’ istessa Chiesa sgorgano nel già detto fiume.
 
La Chiesa Curata di questo luogo è sotto titolo di S. Pietro, non è consacrata, ne meno Parochiale, essendo soggetta alla  Parochiale d'Andora; ma per esser assai distante da detta Matrice e numeroso Popolo l’è stato concesso il Curato,  et accordato dall’Università,  per il cui salario son stati assignati li redditi d'una terra lasciata dalla fu Maisina  moglie del fu Geronimo Anfosso, insieme con altri annui Censi, e livelli d'altre pie persone, come dal testamento della sudetta Maisina, e dal libro della Massaria per il resto si vede; tiene annesso il Cemiterio, et alquanto discoste le Case Canonicali, et è mantenuta d'elemosine.
 
Rende il Beneficio pezze 40 in circa.
 
Al R. Curato spettano le Primitie, che si danno nella Commemoratione di tutti li fedeli defonti di candele, denari, e le offerte, che si fanno fra l'anno nella feste solenni; e le Candele accese che s'offeriscono nell'adoratione della Croce nel Venerdi Santo, et anco nel giorno dell'Innocenti; e nella benedittione delle Case, che si fa la Settimana Santa, tutti quelli, che si communicano sogliono dare due ova.
Intorno alli funerali, vi sono queste consuetudini;

Se il cadavere è corpo grosso sogliono li heredi dare al R. Curato una torchia di peso d'una libra e meza, con otto cavalline almeno, e si recitano le lettanie per li Defonti, si distribuiscono alcune candele rosse, che si offeriscono al R. Curato, e li heredi maschi per ogn’uno di essi danno al detto Curato un denaro, e cinque per le lettanie, e cinque per la sepoltura, et altri cinque per il viaggio.
 
Nel settimo gli danno almeno otto cavallino celebrar la santa messa.
 
Per la sepoltura dé corpi piccoli offeriscono li heredi solamente un quarto di pezza da otto reali.
 
Per la benedittione doppo il parto otto Cavalline.
 
Le altre consuetudini poi sono ad libitum.
 
Il Curato di S. Pietro di questo luogo suole nel giorno dé Santi Giacomo e Filippo andar à cantar Messa, e Vespero nella Chiesa dé sopranominati Santi Apostoli,  posta nel Castello d’Andora, e li sabbati di Pentecoste e Resurrettione, canta prima la Messa nella sua Chiesa, è poi tenuto andar alla detta Matrice, per la benedittione  dé sacri fonti, dandoli in quelli giorni il R. Preposito per obligo pranso, il quale nel giorno di S. Pietro suole per raggione di preminenza venire à cantare la messa, e li altri divini officii in questa Chiesa di S. Pietro.
 
Bartholomeo Trevia lasciò una Messa quotidiana unita alla Cura.
 
Moderata come sopra.
 
Gio. Sifredo lascio £ 300 perché il R. Curato preghi per l’anima sua.
 
Gio. Olivero è obligato con li suoi beni per 80 moneta longa, con obligo d'una Messa l’anno, e sii in deduttione del salario del R. Curato.
 
In detta Chiesa è un’Opera pia, detta Iluminare, di diece candele, che stanno accese nelli giorni solenni, e per antica consuetudine, ne ha cura la Fameglia de Negri, coma dalla note della nostra prima Visita dell'anno 1625, à 12 d'ottobre si puo vedere.
 
(Vedi appresso doppo i Confini)
 
LÀ MASSARIA DEL S.MO SACRAMENTO ha d’annuo reddito in tanti livelli £ 30 e soldi 7, e più soldi 20 per affitto di tre alberi d'olive; nel resto vien mantenuta d'elemosine.
 
Marietina Anfossa lascio due Messe la settimana, una sopra l'Altar Maggiore, e l'altra del S. S.mo Rosario, con obligo sopra una Casa, e terre.
 
LA MASSARIA DEL S.MO ROSARIO vien mantenuta d’elemosine.
 
Gio. Andrea Michero lasciò un'albero d'olive, che rende lire una, per tante Messe sopra l'Altar del S.mo Rosario.
 
Marietina Anfossa lasciò due Messe la settimana, de quali una sopra l'Altare del S.mo Rosario, con obligo sopra una Casa, e terre.
 
Il detto Curato è obligato d'una Messa la settimana alla Capella di N. Signora in detta Chiesa di S. Pietro, per una terra rimessa da Giacomo, e Batta fratelli Anfossi, detta Rainaldo, che rende £. 12.
 
Il fu Cristhofforo Galiano ha lasciato £ lOO del reddito de quali si compri un brandone da accendersi all'Altare della B.V. della Chiesa tutte le feste alla Messa, come per suo testamento rogato da N. Lazarino Finà Notaio del 1450 d’Agosto.
 
Dal fu Bernardo Treccia fu Antonio fu lasciato un legato con titolo di dotatione, alla Capella di SS. Bartholomeo, et Maoro di scuti 200 d'oro in oro, com'appare dal suo testamento rogato da M. Andrea de Scribanis l’anno 1574 à 17 di settembre, e fu conseguito pagamento nelli beni infrescritti di dettto fu Bartholomeo, per non esservi altri beni;
 
e:
 
- prima: in una fascia detta del Poggio; in un'altra chiamata la Palea; in un'altra chiamata di Sarandino; et in un'altra detta del sotto, che annualmente il reddito di esse ascenderà à £ 44.11. moneta corrente come chiaramente si vede dal libro della Massaria di detta Chiesa, fatto l'anno 1619, che resta presso li Massari pro tempore, quali beni poi à detta Capella lasciati con sue raggioni, attioni, carrichi, et honori l'anno 1593 à 15 Marzo Mons. Rev.mo Luca Fiesco nostro Predecessore ad instanza dé Sindici, et Procuratori dell'Università di detta Parochia di S. Pietro,  che le esposero la sodetta Chiesa di S. Pietro havere tenui e pochi redditi, col consenso de Patroni di detta Capellania, uni,  et incorporò detta Capellania alla detta Chiesa di S. Pietro, con tutte le di lei raggioni, come più a pieno da un'estratto autentioo per M. Giò .Battista Ruggero Notaro, e Cancellare li 31 Genaro 1629.
 
L’obligo di detta Capellania è d'una Messa la settimana.
 
P. Anselmo Aliberto lasciò all’Altare di S. Bartholomeo, et Maoro scuti 100 con obligo d’una terra detta la Valle, per testamento ricevuto da M. Gio. Maria Gagliolo l’ultimo settembre 1592.
 
Bartholomeo Anfosso lasciò una terra detta Prao d'Aqua Calda, con obligo d'una Messa la settimana sopra l'altare di S. Maoro.
 
Domenico Galliano lasciò una Messa la settimana sopra l’Altare de SS. Cosmo, et Damiano, et obligò li suoi heredi.
 
Stefano Galiano lasciò £ 12 l’anno per una Messa la settimana sopra l’Altare di S. Damiano in atti di M. Bartholomeo Stalla Notaro…sopra due terre, una detta Rainaldo, e l’altra Caà de Boeri.
 
Il fu Stefano Negro fu Antonio d'Alassio per Codicillo ricevuto da N.  Cesare Merello Notaro li 3 Novembre 1632 gravò li figli di Pietro Alemano di pagar, et impiegar in` loco sicuro £ 400 acciò dé redditi se ne celebri una Messa la settimana in detta Chiesa di S. Pietro.
 
Andrea Jecerio lasciò una Messa la settimana in detta Chiesa di S. Pietro, con obligar una terra, detta la Chiona.
 
Andorino Sifredo creditore dell’'Università di S. Pietro d'Andora di £ 80 moneta longa, quali renontiò all'Università, con carrico di tante Messe, in atti di M. Bartholomeo Stalla Notaro 1576 27 Marzo.
 
Il fu Gio. Negro fu Antonio per testamento ricevuto da M. Bartholomeo Sifredo Notaro 1612 li 3 Decembre, lasciò £. 5 moneta longa, gravandone suoi heredi per celebratione di tante Messe per il reddito.
ANIME DI COMMUNIONE 200IN TUTTO 300FOGAGGI 63

L’ORATORIO DI S. LUCA EVANGELISTA de Disciplinanti è mantenuto d’elemosine dé Confratelli, non havendo se non un reddito di £ 48 in tre pezzi di terra, lasciate da Christofforo Galiano, per celebrare tante Messe nelli giorni di Domeniche, e feste, recitato sarà l'0fficio, e che li Confratelli debban dire cinque Pater Noster, e cinque Ave Maria.
 
(Vedi sotto più a pieno descritto).
 
Più lasciò tre brandoni da libre 7 ogn'uno, dai porsi in dett'Oratorio uno per parte, et uno avanti il Crocifisso, da accendersi mentre si recita l'Officio, come dal supo testamento dell'anno 1498 à 28 d'Agosto, ricevuto da M. Lazarino Finà Notaro.
 
La fu Margarita Marchiana lasciò una terra detta lo Pian di S. Pietro, con obligo d'una Messa il sabbato ogni mese nel dett'Oratorio di S. Luca.
 
Il fu Geronimo Anfosso obligo à suoi heredi di far accender un brandone nel dett'Oratorio, nell'adoratione della S. Croce.
 
Il sopradetto fu Christofforo Galiano fu Giacomo d'Andora, nel suo ultimo testamento, rogato à M. Lazarino Trevia Notaro 1490 à 28 Agosto, ha lasciato à dett'Oratorio di S. Luca Evangelista de Disciplinanti una possessione essistente in un luogo, ove si dice la Metan o sia la Chan, à quale confina di sopra Andorino Butaro, di sotto il fossato, da un lato Domenico Deporto, e dall'altro Stefano Galiano, e Bernardino Richelmo, per l'anima sua, e remissione de suoi peccati.
 
Di più ha lasciato al dett'Oratorio di S. Luca una possessione contigua alle sue case, à quale confina di sopra la via, di sotto Stefano Galiano fu Giuliano, e Gio. Galiano, e da duer lati la via, in remissione de suoi peccati, con conditione, che due più vecchi della famiglia de Galiani, quali elegge in Patroni, debbano pigliare £. 100 in detta possessione de frutti de quali ne dovevano mantenere il Brandone essistente avanti l'Altare della B.  Vergine nella detta Chiesa di S. Pietro in perpetuo, et il quale si doverà accendere per li suoi heredi ogni giorno di festa, quando si celebra la Santa Messa.
 
Di più ha lasciato per l'anima sua al dett'Oratorio di S. Luca un'altra possessione chiamata Campo Longo, à quale confina di sopra la Via publica, di sotto li heredi in parte di Gio. Negro, et in parte Filippo Negro, da due lati li heredi di Giacomo Galiano, con obligo, a conditione, ch'ogni giorno di Domenica, quando li Confratelli havranno finito il loro Officio, debbano haver un Prete, che celebri in dett'Oratorio una Messa per l'anima sua, et il Priore, e Confratelli obliga a dirle 5 Pater Noster, e 5 Ave Maria, per l'anima sua in perpetuo; incarricando di più alli detti due più vecchi à piglira subito seguita la sua morte, e che seràa sepelito, £ 20 in casa sua propria da esserle consegnata per la moglie di detto testatore, o vero vender tante robbe, o vettovaglie di Casa sua per la detta somma, de quali ne doveranno mantenere un Brandone d'accendersi mentre li Confratelli dicono il loro ufficio, dal principio fino alla fine.
 
L’altro brandone da comprarsi per detti Fratelli, e d’acccendersi avanti il Crocifisso di dett'Oratorio, doverà esser in peso di lire sei, da mantenersi in perpetuo acceso, mentre si dice l'Officio.
 
Et in caso, ch'il Vescovo pro tempore, o il suo Vicario, o altro Religioso, volesse dispor altrimente delle cose sudette, o non si dovesse essequire come sopra, ordina alli detti due più vecchi di detta Fameglia à maritare tante figlie più povere del legato quanto sopra.
 
Et in caso, che s'estinguesse la Fameglia tutta de Galiani, costituisce e sostituisce in luogo di detti due più vecchi li Massari di dett'Oratorio di S. Luca, quali doveranno essequire quanto sopra.
 
L’ORATORIO DI SEBASTIANO nella contrata de Piani, non ha reddito alcuno per riparo, salvo tre alberi d'olive, la metà de quali redditi si celebrano tante Messe.
 
Battestina Boara lasciò al dett'Oratorio di S. Sebastiano £ lOO, moneta longa, per celebratione di Messe, una di 15 in 15 giorni, e spetta ad Elisabetta moglie di Gio. Batta Confredo.
 
Cio. Maria Terisia lascio à dett'Oratorio una terra, detta l’oliveto per celebratione di Messe per la rata dé frutti, e parte à S. Pietro.
 
L’ORATORIO DI N. SIGNORA DELLA NEVE, nella Villa de Pian Rossi, ha di reddito £ 3 annue, per Frutti di terre; una detta il Vallone, l'altra l’Isorella, et un’altra pure detta l'Isorella, che servono per riparo di esso.
 
Filippo Ferraro lasciò Messe 6 l'anno nell'Oratorio della Neve, e questo à voce solamente del..... e li heredi son tenuti sodisfare.
 
Nell’ORATORIO S. SIGNORA DELLE GRATIE nella contrata del Domo, per alcuni legati si celebra la santa Messa tre volte la settimana, e più una volta il Mese, come più diffusamente si raccoglie dalle note della nostra prima Visita.
 
Dett'Oratorio vien mantenuto d'elemosine.
 
Stefano Anfosso fu Bartholomeo lasciò al dett'Oratorio una Messa la settimana, per li frutti d'una terra, detta Pian di Gatte Secche, per Instromento ricevuto da M. Geronimo Sifredo à 17 Genaro 1631 da Noi visto.
 
Damiano Henrico obligò li suoi heredi à far celebrare tante Messe nel dett'Oratorio del Domo, per li redditi di 18 Ducatoni com’in atti di N.....el presente consistono in un Censo di £. 100 dovuto da Thomasino, e suo fratello.
 
Cesare Anfosso fu Pietro Gio. lasciò al dett'Oratorio del Domo una Messa la settimana, in Censi dovuti dalla Communità, e serve il Curato pro tempore.
 
Domenico Gasino lasciò una Messa la settimana à dett’Oratorio £. 14 da una terra detta de Sifredi.
 
Agostino Anfosso lasciò una Messa il Mese a dett’Oratorio, et obligò li suoi heredi in atti di Francesco Ardoino Notaro.
 
Tomasina Anfosso moglie di Stefano lasciò una Messa la settimana in dett’Oratorio, con obligo d’una terra detta Soria, in atti di N. Ambrosio Confredo Notaro, l’ultimo di Decembre 1631, da Noi visto.
 
Bartholomeo Treccia lasciò una messa la settimana in dett’Oratorio, con obligo a li suoi heredi, ch’assignorno un censo dovuto da Gio. Maria Anfosso fu Agostino.
 
L’anno 1599 à 21 Genaro in atti di N. Antonio Stalla Notaro, Batista, e Pietro Gio. fratelli Anfossi del fu Giacomo heredi del fu Cesare fu Giacomo loro fratello, hanno renontiato à M. Guglielmo, e Domenico Anfossi Massari del dett’Oratorio di N. Signora del Domo, una terra chiamata la Fascia da Chà delli capi, aciò delli frutti se ne facci celebrare una Messa ogni settimana in dett’Oratorio.
 
L’ORATORIO DI S. VINCENZO nella Costa de Galiani, non ha di reddito, che soldi 10, che pagano gli heredi della fu Madalena Galiana, e si spendono in reparatione di esso.
 
Damiano Galiano lasciò £ 10 moneta longa, per celebratione di tante Messe in dett’Oratorio.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: Verso S. Bartholomeo: sin’all’Oratorio di Sant’Anna inclusive; verso Alassio: S. Bernardo sopra il colle axclusive; verso Cona: il fossato del Domo, o sia il passo, fra la matrice di Andora, e questa cura restano indistinti i limiti di cui sopra.
 
In detta Parochia di S. Pietro della Valle d’'Andora il fiume detto Mella, o sia Merula, sopra descritto, doppo li  Confini della Prepositura del Testico (come in esso luogo descritto) è acresciuto da un torrente, volgarmente detto il Giarino di Moltedo, havend'origine da un fonte posto sopra la Villa di Moltedo, Parochia di Cona, chiamato il fonte del Ginestro, molto tenue, però ben presto viene accresciuto da vena maggiore, che scaturisce in la ripa di detto Torrente, dalla parte verso Cona, à piè di un albero di noce, detto la Noce de Frassadi, il nome proprio d’essa  vien detto volgarmente il Zoncheo.
 
Poco più a basso detto fiume riceve tributo da altro torrente, che si chiama il Fossato del Duomo, che riconosce il suo principio pur de vena viva, chiamata il Barcheo posta a meza montagna.
 
Concorre ad ingrossare detto fiume altro fossato in la Parochia di S. Gio. Batta pur d’Andora, chiamato il fossato di Colò, da una vena viva, che le da vita, e nome, chiamata la Fontana da Cha di Colò.
 
Dell'anno 1642 à 3 d’Aprile in atto di Visita, Mons. Rev.mo Vescovo ad instanza di N.   Batta  Negro fu  Bastiano, che per antica  consuetudine etiam de suoi maggiori,  suole comprare libre tre Ceriotti di cera bianca in  numero 10  quali s'accendono sopra un luminare attaccato ad un legno, in un Pilastro della detta Chiesa Curata di S. Pietro, quali Cerioti s’accendono nelle solennità di Pascha di Resurretione, di Pentecoste, il giorno del Corpus Domini, e del Natale di N. Signore Giesù Christo, l’ha convertiti detto Mons. Rev.mo in due brandoni del medemo peso di cera bianca, da mettersi sopra due bracci di ferro nelli pilastri uno di qua, e l’altro di là dall’Altare Maggiore dal sudetto M. Battista Negro, quali brandoni si dovranno accendere nelle medeme solennità sodette, in bvece delli dieci Ceriotti; e questo ha fatto per maggior honore di dio, e decoro della detta Chiesa.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI CONA
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)

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Aparisce sopra collina, à vista della Valle, e cristalline onde, la Chiesa Parochiale ad honor di Sant'Andrea Apostolo dedicata, che come sentinella del gran Duce delli Anacoriti, e capo della Valle, la domina con la verdeggiante campagna, e quasi sin da primi secoli hebbe titolo di Parochiale, riconoscendo tal Prencipe nella sua solennità, et altri tempi, mediocre ad una nave, et ala, cun proportionata Cupola, d'honesto vaso, col Choro à ponene, e faccia a levante, con nero portale di semplice pietra, arrichita, à pro di quelle anime, dell'Indulgenze del  S.mo Sacramento, e  Rosario con capace Piazza, che sveglia gli animi alla contemplatione  dè  celesti doni; Case Canonicali vicine, per commodità del R. Rettore.
 
E quasi à dirimpetto à detta sentinella risiede Antonio Santo, specchio delli Anacoriti, in Oratorio incominciato dell'anno 1622, e perfettato del 1635, per eccitare le pecorelle di Christo alla perfettione delle buone opere.
 
E quasi un quarto di miglio da essa Chiesa discosto, verso `ponente, corre un rapido rivolo, detto Fossato del Gionchero, per haver il suo principio da un chiaro, et abondante fonte del medemo nome, che per la sua abondanza mantiene, l'aqua ad ogni Molino di quella parte. E verso levante sorger si vede, alquanto discosto da detta Chiesa, non men limpida, chiara fresca aqua, detta delle Rose, per haver la nascita vicino à certe Case della Fameglia Rosa.
 
La Chiesa Parochiale dedicata à Sant'Andrea Apostolo non è consecrata, et ha contiguo il Cemiterio, e le Case Canonicali, habitate dal R. Rettore, col reddito del beneficio di scuti 40 circa.
 
Appare dalle fini, e quitanze fatte da diversi R. Rettori della Chiesa di S. Bartholomeo d'Andora, che li Massari della Chiesa di Sant’Andrea di Cona, in recognitione, o sia tributo per la separatione dell'istessa Chiesa di Cona da quella di S. Bartholomeo pagano ogn'anno al R. Rettore di S. Bartholomeo £. 7.6.8. di Genoa moneta corrente, e di più una libra di cera bianca, come si vede dalla Massaria di Cona, che resta presso il R. P. Gio. Battista Ordano, e da quitanza estratta dal detto libro, ricevuta da M. Pietro Divitia Notaro, e sottoscritta da M. Gio. Batta Divitia Notaro.
 
In Visita il R. P. Bernardo Terrazzo Rettore al presente, ci ha affermato esser solito, ch'il R. Rettore pro tempore vada ad assistere nella Chiesa di S. Gio. Batta d'Andora alle benedittioni delle fonti li Sabbati di Resurretione, e Pentecoste, et alli divini officii il giorno del detto Santo Titolare.
 
In questa Parochia s'oferiscono nella commemorazione dé fedeli defonti  Primitie di denari, e candelette accese.
 
Nelli giorni solenni si fanno oblationi di denari.
 
Nella benedittione delle Case nella settimana santa sogliono dare due ova per Casa, con qualche altra cosa.
 
Li sposi nella benedittione nutiale offeriscono sei cavalline almeno;
 
Et una le donne doppo il parto.
 
Consuetudini intorno à funerali: se sono dé corpi grossi, li heredi sogliono dare al R. Rettore una torchia di peso d'una libra in circa con sei, o otto Cavalline, che dentro di quelle s'imprimono, due soldi per la sepoltura, e due per cantar le Littanie, e li Parenti offeriscono alcune piccole candele rosse, e un denaro.
 
Per il settimo danno sei cavalline almeno, e quelli, che si comunicano danno alla Chiesa soldi venti, e dieci per quelli che non si comunicano.
 
Per le sepolture delli figliuoli piccoli danno cavalline tre.
 
Il fu P. Fr. Paolo figlio del fu Dominico Gardone, Capuccino, et al secolo chiamato Sebastiano, lasciò scuti 200 in tanti, Censi, li frutti de quali vadino in un Padre Predicatore, che predichi in la Quaresima à Cona, com’in atti di M. Geronimo Papirio Notaro d'Alessandria li 21 Marzo 1631.
 
LA MASSARIA DELLA CHIESA, e S.MO ROSARIO, sono sostentate di elemosine; com’anche quella del S.mo SACRAMENTO da medemi fratelli, e chionque ha moglie dà ogn'anno una libra di grano per consuetudine, e per obligo una misura solita d'oglio conforme al luogo.
 
In detta Chiesa sono alcuni Legati per celebratione di Messe, come dalle note della Nostra prima Visita dell'anno 1628 à 13 d'ottobre si può vedere.
 
Sopra l'Altar Maggiore M. Giacomo, e Gieronimo Gardoni devono far celebrare tante Messe per £. 3 annue.
 
Idem sopra l’Altare del S.mo Rosario detti M. Giacomo, et Gieronimo Gardoni devono far celebrare tante Messe ogni anno per £. 3, e ne pagano tre per cera annua; e nell'Oratorio dé SS. Fabiano, e Sebastiano, anche ch’in tutto pagano £. l2.
 
Li heredi di Battista Ordano pagano per Legato £. 5 per tante Messe sopra l'Altare del Rosario, et una lira per cera.
 
Gio. Ordano lasciò la sua heredità per celebratione d'una. Messa la settimana, et il resto per reparatione dell'Altare del S.mo Rosario.
 
Gio. Battista Gardone fu Domenico ha fatto legato sopra il dett'Altare del Rosario di £. 6 annue, una per cera, e le altre per Messe sopra dett'Altare.
 
Il fu Gio. Arduino nel suo testamento ricevuto per M. Bartholomeo Sifredo Notaro li 25 Marzo 1617 instituì herede la Capella del S.mo Rosario, qual heredità consiste in una casa, e terra contigua, et altri beni, acciò si celebri una Messa la settimana; e quello vi avanza, si spendi in repara-tione di dett'Altare.
 
Il fu Bartholomeo Gardone, e Maitina sua moglie lasciorno £. 100 da impiegarsi in Censo per celebratione di tante Messe per il reddito sopra dett'Altare del S.mo Rosario, e più una lira per la Cera da spendersi per dette Messe, com'in atti di M. Bartholomeo Sifredo Notaro 1603.
 
L'anno 1624 à 6 di settembre in atti del fu M. Geronimo Siffredo Notaro il fu Gio. Antonio Rosa della Valle di Andora ha ordinato, che per li suoi fideicommissarii da nominarsi, si dovessero vendere in un, o due volte tanti frutti delli suoi beni, di valore di scuti Cento da lire 4 l'uno di Genova, quali scuti 100 si debbano collocare per detti fideicommissarii in un annuo, e perpetuo Censo, del reddito del quale si debba celebrare una Messa la settimana.
 
Più ha ordinato si dovese anche vendere tanti frutti di valuta di scuti 50 da £. 4 di Genova, quali scuti 50 anco si debbano collocare in perpetuo Censo, et il reddito serva per la celebratione di due Messe ogni mese, e se il medemo prezzo non fusse sufficiente per detta celebratione, ha ordinato, che si debba vendere un pezzo di terra agregato d'olive, chiamato l'oliveto, sotto suoi Confini, et ha nominato per suoi fideicommissarii Giacomo Siffredo fu Benedetto suo suocero, e Gio. Siffredo figlio di Benedetto.  Qual Legato fu da Noi comprovato dell'anno 1642 li 30 Agosto, com'appare à pieno in atti della Corte Episcopale.
 
Sopra la Capella della Purificatione de Jurepatronato amovibile de M. Gio. Battista Gardone, si celebra ogni giorno.
 
Il fu P. Pietro Maria da Sant'0rsola Gardone lasciò pezze 500, con conditione che per anni sette li redditi dovessero spendersi in reparatione, et ornamento della detta Capella della Purificatione, e di sant’Orsola;
 
E poi in perpetuo distribuirsi in meritare povere fantine.
 
Item scuti 100 argento per spendere nell’edificatione ella Chiesa, dando però la Communità il sito per la Capella, come il tutto consta in atti di M. Geronimo Sifredo Notaro del 1628 à 9 d'ottobre.
 
Il fu Domenico Gardone li 9 ottobre 1607 in atti di M. Bartholomeo Sifredo Notaro, institui una Capellania, con carrico di tre Messe la settimana, et assignò una terra detta Battagliosa. E poi del 1628 à 28 Aprile il P. Fr. Pietro Maria da Sant'0rsola Chierico Regolare dé Scuole Pie, in secolo detto Pietro Maria, augumentò detta Capellania in Messe cinque la settimana, et assignò un Censo di £. 4000 di nuovo fatto, e confermato da Maria moglie di detto Domenico, e da M. Gio. Battista, e M. Bartholomeo loro figli, et il tutto approvato dalla Nostra Corte del 1629 à 20 Genaro.
 
Battista Rosa lasciò per suo testamento fatto in Genova lire 7.10 l'anno per tante Messe nella detta Parochiale, rogato da M.....
 
Gio. Antonio Rosa lasciò due Messe la settimana per suo testamento, ricevuto da M. Geronimo Sifredo Notaro.
 
Giuliano Ordano lascio £. 6 per tante Messe, et una per cera.
 
Il fu Cristoforo Sifredo fu Gio. lasciò una terra detta la Soria, cioè parte, per scuti 50 per celebratione di tante Messe per li frutti di essi, com'in atti di M. Geronimo Sifredo Notaro.
 
Viviano Mano lasciò £. 2 l'anno per tante Messe, com'in atti di M. Barthilomeo Sifredo Notaro li 25 Marzo 1617 et obligo tutti li suoi beni.
 
Paolo Gardone lasciò tre Messe l'anno.
 
ANIME DI COMMUNIONE 170IN TUTTO 300FOGAGGI 70
 
L’ORATORIO DI S. BERNARDO ABATE dé Disciplinanti, ha di reddito £. 24, che consistono in tanti debitori, le quali vengono impiegate per celebratione di Messe, et in reparo di esso.
 
L'ORATORIO DELLA NATIVITA' di N. Signora della Villa dé Garassini, è mantenuto di pie elemosine, e vi sono alquanti Legati, con oblighi di Messe, come più diffusamente si può scorgere dalle precitate note.
 
L’ORATORIO DE SS. FABIANO E SEBASTIANO, nella villa dé Moltedo, è mantenuto di elemosine; e nel quale sono alcuno oblighi di Messe.
 
Di più tiene £. 9 in circa, di reddito, consistenti in redditi di terre, cioè parte in reparatione, e parte in celebratione di Messe.
 
(Vesi pure in appresso dopo i Confini).
 
Il fu Alessandro Calandria per suo testamento ricevuto da M. Bartholomeo Sifredo 1624 à 14 di Genaro, lasciò scuti 200 moneta di Genova, dé redditi dé quali si celebrino tante Messe nell'Oratorio di S. Sebastiano, e di S. Michele di Moltedo; e la sua heredità è restata solo in £. 500 per celebratione di tante Messe.
 
La fu Mariola figlia del fu Bernardo Terruzzo, moglie di Giacomo Sifredo, ha lasciato all'Oratorio dé SS. Fabiano, e Sebastiano della Villa di Moltedo lire 50 moneta longa, de rediti de quali si celebrino tante Messe, come per suo testamento ricevuto per M. Antonio Stalla del 1588 à 20 d’Aprile.
 
Il fu Gio. Domenico Gardone fu Stefano lasciò per far celebrare tante Messe nell’Oratorio dé SS. Fabiano, e Sebastiano, un Legato di lire tre annue, in atti di M. Guglielmo Stalla Notaro à 14 d'ottobre 1618, con obligo sopra tutti li suoi beni.
 
Theramo Sifredo lasciò £. 50 moneta longa, dé redditi de quali si dichino tante Messe l'anno nell'Oratorio dé SS. Fabiano, e Sebastiano, e per dett'effetto obligò li suoi heredi.
 
(Vedi infra doppo i Confini).
 
L’ORATORIO DE’ SS. FABIANO, E SEBASTIANO nella Villa dé Gordani, è mantenuto d'elemosine, col reddito di £. 3 annue, provenienti da £. 50 di capitale in virtù di legato lasciato da Domenico Gardone.
 
Pelegro Sifredo per legato è obligato far celebrare in dett'Oratorio tante Messe per £. 2 l'anno, sopra tutti li suoi beni.
 
Giacomo Gardone, e Gieronimo suo cugino devono far celebrare tante Messe in dett'Oratorio per £. 15, per le anime d’Antonio, Bernardino, e Gieronimo Gardoni, com'in atti di M. Gueglielmo Stalla Notaro 1598 à 20 d'Aprile.
 
Brigida Ordana lascio £. 100 di Genova per tante Messe de redditi in dett’Oratorio, com’in atti di detto Notaro….e fu perciò conseguito estimo in una terra detta li Manni.
 
Gio Maria Garresino lasciò scuti 41 e mezo, soldi 13, denari 4, che rendono £. 12 l'anno, per tante Messe nell’Oratorio di S. Maria delle Gratie; sopra due terre, dette il Conio, e fascia dell'horto, come in atti di M.  Guglielmo Stalla Notaro li 14 d’ottobre 1618.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso S. Bartholomeo: il fossato detto Scalegatore, verso S. Pietro: il fossato del domo, o del Passo; verso li Faraldi: lasommità della Colla; verso S. Lorenzo: il fossato chiamato Cantalupo.
 
Il fu Giacomo Siffredo fu Andrea del luogo di Moltedo per suo ultimo testamento rogato a M. Gio. Battista Divitia dell'anno 1628 à 13 Febraro, lascio una terra all'Oratorio di S. Sebastiano di detto luogo, quale si chiama sopra le Case dé Colandri, ad effetto, e con obligo, che li Massari ne dovessero prender il possesso, e farle celebrar tante Messe.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI S. BARTHOLOMEO D’ANDORA
(Trascrizione [*] di Maria Teresa Nasi)

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In concava Va1le, di varii alberi piena vicin'alle correnti aque del fiume già nomato, risiede sacro albergo dedicato all'indefesso Predicatore della parola di Christo Bartholomeo l'Apostolo, d'una nave, e due ali, sopra materiali colonne sostenuta, quasi da per tutto di divote figure della Passione del Nostro Salvatore, e d'altri Santi, depinta, che non men divotione, che compontione apporta alli fideli, che vi concorrono per l'aquisto dell’Indulgenze del S.mo Sacramento, e Rosario. Tien il Choro à levante, e faccia à ponente, adorna di nero, e ben scolpito Portale di pietra, sopra cui scolpita si vede la figura del santo Titolare, con l'Annontiata, e sotto scritto 1620, fu depinta in parte del 1499 come dimostra detto millesimo nella parte destra dell'entrante, et all’altra del 1544, come chiaramente dimostra la dett’Inscrittione; fa per se stessa chiara la sua antichità questa chiesa per la rustica sua struttura.
 
Poco lontano verso tramontana corre picciol Rivolo, detto Fossato de Divitii, per haver capo da un fonte cosi chiamato, per la vicinanza à certe Case di questo Parentato; e verso levante altro detto fossato d'Agossti, per sorger in fonte cosi chiamato, vicino alla contrata delli Agosti, et entrano nel detto fiume inviandosi verso Andora.
 
La Chiesa Parochiale di detto luogo è dedicata al medemo San Bartholomeo Apostolo, la quale non consta se sii consacrata; ha Cemiterio, e Case Canonicali contigue per habitatione del R. Rettore, col reddito discuti 40 in circa.
 
La Chiesa non ha altro reddito, che mezo barrile d'oglio, che si cava da una terra detta Tegorella, e s'impiega in comprare certe candele chiamate l’Illuminare, quali nelle feste solenni ardono, mentre si celebrano li divini officii.
 
La fameglia de Mollinari ha lasciato un'Illuminario di Censi 13, e perciò è obligata una terra detta la Luminara.
 
(Vedi anche in fine).
 
LA MASSARIA DI DETTA CHIESA è mantenuta d'elemosine.
 
Questa Chiesa per quanto si vede è Matrice di sant’Andrea di Cona, e di S. Lorenzo di Stellanello, come a suoi luoghi più diffusamente appare.
 
Il R. Rettore di detta Parochiale suole per consuetudine andar a cantare Messa, e Vespero nelle Chiese di S. Andrea di Cona e S. Lorenzo di Stellanello nel giorno delle loro feste respettivamente Titolari, li Rev.di Rettori de quali sogliono darle disnaro.
 
Il R. P. Gio. Battista Anfosso `moderno Rettore di detta Parochiale dice, il Molino del Brugeti essere obligato pagare ogn'anno stara due di grano, o vero il possessor di esso, per esser fondato in una terra della chiesa.
 
Il R. Rettore raccoglie per le Decime di ciascheduno fuoco, un fascio di grano, et un secchio di vino (eccettuata però la Villa di Baro).
 
Raccoglie parimente Decime nella Villa di Pian Rosso, cura di S. Pietro, a Bosoneto Parochia di Stellanello, da quelli quelli fuochi però, che possedono terre, o possessioni in questa Parochia, com'afferma il detto R. P. Gio. Battista Anfosso Rettore al presente.
 
Spettano similmente al R. Rettore le oblationi de denari, e candele che si fanno nelli giorni solenni.
 
Le Primitie il giorno della commemoratione dé fedeli defonti s'offeriscono di denari, candele, e fichi.
 
Il Venerdì Santo all'adoratione della Croce si fa offerta di denari,e candele.
 
Nella benedittione delle Case nella settimana santa li capi di Casa sogliono dare almeno due ova, o altre cose mangiative.
 
Intorno à Funerali de corpi grossi, e settime, osservano le medeme consuetudini della Chiesa di S. Pietro, salvo che li figliuoli piccoli sogliono dare almeno otto cavalline.
 
Li sposi offeriscono duoi fiorini.
 
Le Donne doppo il parto due cavalline.
 
Il R. P. Predicatore ogn'anno ha di elemosina scuti 12 in moneta corrente, che si. cavano da annui Censi fatti da persone di detta Parochia, come da publici Instromenti, che il tutto si raccoglie dalle note della Nostra prima Visita del1'anno 1628 à 14 d'ottobre.
 
Il fu Gio Maria Sifredo l'anno 1623 à 11 Giugno in Atti di M. Girolamo Sifredo Notaro, lasciò £. 25 di capitale, il reddito de quali si dia al R. P. Predicatore della Quaresima.
 
Il fu Gio. Antonio Raimondo nel suo testamento ricevuto da M. Gierolamo Sifredo Notaro l'anno 1623 à 24 marzo, lascia tutta la sua heredità alli Procuratori delli RR. Padri, che predicano la Quaresima, et in particolare la terra sita nella Villa de Begorella, chiamata la Cha de Giandino; vuole che delli frutti si paghino alcuni legati, et il restante vedi con 1'altra heredità, come sopra alli detti Procuratori di detti RR. Padri.
 
In detta Chiesa sono alcuni Legati, et oblighi di Messe.
 
LA MASSERIA DEL S.MO SACRAMENTO ha solamente di reddito alberi d’olive; nel resto è mantenuta d'elemosine.
 
Il fu Battaista Sifredo lasciò quattro alberi d'olive nelle socie al Corpus Domini li 29 luglio 1629.
 
LA MASSERIA DEL S.MO ROSARIO ha di reddito soldi 30 per una terra detta il zerbo della castagna, e del Molino; nel resto è mantenuta d'elemosine.
 
Il fu Nicolao Mauritio nel suo ultimo testamento ricevuto da M. Gieronimo Sifredo del 1622..... sostituì la Capella del S.mo Rosario herede di tutti li suoi beni, con obligo che li redditi fussero impiegati in un Capellano, per celebrare la santa Messa.
 
Il fu M. Battista Gardone lasciò un legato di due Messe la settimana per l'anima di Cattarina Brugheta, per quali assignò tanti Censi, e terre in Atti di M. Girolamo Sifredo Notaro 1624 à 24 Marzo.
 
Il fu Luca Morro in atti di Pietro Boero Notaro li 20 Agosto del 1548 lasciò £. 100 di capitale, et obligò una terra detta l'Idorella per una Messa la settimana, sopra l'Altare del S.mo Rosario.
 
Il fu Battista Sifredo lasciò all'Altare del S. mo Rosario tutti li arbori d'olive nella terra detta li Canci.
 
Il fu Giacomo Sifredo lasciò una Messa il mese sopra l'Altare di S. Stefano, per il capitale di £. 100, et il reddito di £. 6 che paga suo figlio Gierolamo, come in atti di M. Bartholomeo Siffredo Notaro l'anno1613 .....
 
Il R. Rettore è obligato mantenere un brandone all'Altare di S. Stefano, per accendersi ogni volta, che ivi si celebra Messa all'elevatione del S.mo Sacramento, come fu ordinato da Mons. Rev.mo Fiesco l'anno 1607 à14 ottobre: godendo a quest'effetto una terra chiamata il Pian di S. Stefano.
 
Il fu Andrieta Morro obligò li suoi heredi à far celebrare Messe 4 l'anno in detta Parochiale, come in atti di M. Ambrogio Confredo Notaro1623 à ...Deoembre.
 
Il fu Bartholomeo  Gagino lasciò un'annuale, et obligò tre fascie dette lo Scagno, l'anno 1634 à 17 maggio.
 
Il fu Biagio Rebecco lasciò 4 Messe l'anno, et obligo li suoi heredi in atti di M........
 
Il fu Gio. Antonio Cavallo lascio un'oliva detta Fascia con obligo di tante Messe.
 
Il fu Dominico Olivero lasciò tante Messe per una terra detta lo Corinà della Colleta.
 
Il fu Amadelmo  Confredo lasciò lire 2 l'anno da spendersi per suoi heredi per tante Messe in atti di M. Ambrogio Confredo Notaro 1621 à ...d'Agosto.
 
Il fu Gio. Antonio Raimondo per atto ricevuto da M. Geronimo Sifredo Notaro li 24 Maggio 1623 lasciò due fascie, dette sotto Chà de Rebadi, acciò li Masari della Chiesa, Oratorii, et opere pie facino celebrare tante Messe ogn'uno per sua portione.
 
ANIME DI COMMUNIONE 225    IN TUTTO 300    FOGAGGI 43
 
L'ORATORIO DI S. MICHELE ARCANGELO nella Villa di Moltedo, tien di reddito per riparo lire 4 annue, consistenti in quattro alberi d'olive, e sonovi alcuni Legati con obligo di Messe.
 
M. Bartholomeo Sifredo in atti di M. Gerolamo Sifredo, li 23 settembre1634 lasciò una Messa la settimana nell'Oratorio di S. Michele, per ilr eddito di £. 400.
 
Thomaso Sifredo è obligato far celebrare tante Messe per un'albero di castagna, in dett'Oratorio, come per Decreto di Visita li 17 Maggio1634.
 
Il fu Alessandro Calandica lasciò £. 100 per celebratione di tante Messe per li redditi, parte nel dett'Oratorio di S. Michele, e parte in quello di S. Sebastiano di Mortedo, come in atti di M. Bartholomeo Sifredo Notaro 1624.
 
La fu Brigida Sifreda lasciò un Censo di £. 50, del reddito de quali si celebrino tante Messe come sopra, per testamento ricevuto da M. Bartholomeo Sifredo Notaro.
 
L'ORATORIO DI S. SEBASTIANO nel luogo di Tegorella ha per riparo £. 12 in circa, che si cavano da alcuni alberi d'olive, consistenti in tre pezzi di terre.
 
La fu Violantina Confreda lasciò due terre dette, una la Costa, e l'altra l'Ordiano, del reddito de quali, ch’è £. 14.10. si celebrano tante Messe in dett'Oratorio di S. Sebastiano.
 
L’ORATORIO DI S. LUCIA nel luogo di Roseghina, è mantenuto d'elemosine,et è annesso alla cura, con obligo al Rettore di celebrarvi una Messa la settimana, per li redditi d'un Campo, che si chiama l'Oliveto di S. Lucia, col reddito d'uno barrile d'oglio l'anno.
 
La fu Maria Ordana lasciò una terra detta Rinaldo, per celebrazione di ante Messe in dett'Oratorio.
 
L’ORATORIO DI S. MAORO nella Villa dé Lanfredi, ha alcuni Legati di Messe, ed è stato fabricato da Battista, Gio. Battista, e Andrea Lanfredi, da quali viene mantenuto.
 
Il fu Domenico Lanfredo lasciò due Messe il mese sopra l'Altare di S. Maoro, et è obligata una terra detta il Giardino che rende £. 6, quale fu assignata l'anno 1587 li 9 di settembre.
 
Il fu Battaista Olivero lasciò al dett'Oratorio di S. Maoro £ 12 annue, con obligo di tante Messe, come in atti di M. Battista Michelo Notaro1617 å ....d'Agosto.
 
Gio. Stefano Lanfredo lasciò £. 4 per celebratione di tante Messe in dett'Oratorio, come in atti di M. Pietro Divitia Notaro li 20 febraro 1620.
 
CONFINI DEA PAROCHIA: verso Bossonetto: i fossato detto Bossonetto; - verso S. Pietro: sino a sant’Anna excusive; verso cona: fossato da discarricatore.
 
Dell'anno 1637 à 15 Novembre in Atto di Visita, s'è convertito l'illuminaria delle tredici candele per illuminare il S.mo Sacramento nella detta Chiesa fra la Messa Parochiale nei giorni di Domeniche, e feste, in due Brandoni di Cera bianca, sopra due bracci di ferro, uno di quà e 'atro di à de'Atare; e questo per la terra olivata detta Illuminara lasciata dalla Fameglia de Molinari, come resta notato sopra.
 
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI S. LORENZO DI STELLANELLO
(Trascrizione [*] di Mario Vassallo)

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L'anima divota del luogo di S. iLorenzo, annidata sin da principio al glorioso Apostolo S. Bartholomeo, volse nondimeno doppo faticoso viaggio fermar il piede in concava Valle, al fine di essa verso l'alto mare, vicin'al corrente fiume detto.......qietare; e dell'anno 1465 pose l’ultima mano, in drizzar Chiesa al porporato Martire Lorenzo, di picciol vaso, in una nave, et ala, alla rustica, et antica, construtta, di Choro posto verso levante, con varie figure dé Santi depinto sin del 1444 à l6 Decembre; arrichita dell'Indulgenze del S.mo Sacramento, e Rosario, con la porta maggiore à ponente, sopra cui è la figura del santo titolare, ch'invita questi devoti alla vera Patria, con la memoria, che l'antipone il circondante Cemiterio d'ogn'intorno, per il quale s'entra in porta à fianco di mezo giorno, adornata di nero, e moderno portale, con moderna, e maestra mano abellito, e postovi del 1602.
 
E poco discoste sono le Case Canonicali, per habitatione del R. Rettore; e dirimpetto ad essa Chiesa scorre limpida aqua, detta Fossato del Bosco, ch'ha capo da un fonte, detto di Cantalupo, un miglio circa discosto; e verso levante altro torrente maggiore, quasi mezo miglio distante da essa Chiesa, che si chiama Fossato dé Confini, per esser à Confini di questa, e giurisditione d'Andora, quale depende da un fonte cristallino, detto di S. Tomaso, vicin'al Colle di S. Bernardo, et entra nel fiume quasi contiguo alla Villa detta Bossaneto.
 
La Chiesa Parochiale è sotto titolo di S. Lorenzo, non è consacrata, ha contiguo il Cemiterio, et alquanto discoste le Case Canonicali per uso del R. Rettore, il quale ha di reddito del beneficio scuti 50 circa.
 
L’anno 1465 à 16 Aprile seguì Instrumento col R. Rettore di S. Bartholomeo d'Andora, e li Massari della Chiesa di S. Lorenzo di Stellanello di convenienza, et accordo per troncare le liti, e differenze, che tra loro vertivano, per la separatione seguita di detta Chiesa di S. Lorenzo, da quella di S. Bartholomeo, che si offerivano, et obbligavano pagare al etto R. Rettore quella portione di Decime che li spetta, et versa vice detto R. Rettore rilascia alli detti l'obligo fatto dal detto R. Rettore di £. 190 moneta corrente in Albenga di capitale, per le quali li pagavano ogn'anno £. 19 di detta moneta, attesa la sentenza arbitrale fatta l'anno 1458 à 15 Maggio, rogata dal fu Oberto Bossio Notaro; e che detta Chiesa di S. Lorenzo sia separata dalla detta di S. Bartholomeo l'ha affermato à Noi in atto di Visita il R. P. Ambrosio Divitia Rettore moderno di San Lorenzo, e com'anche testificano molte quitanze, fatte dal R. Rettore di S. Bartholomeo d_'Andora alli Massari della detta Chiesa di S. Lorenzo di Stellanello; e da molte altre copie autentiche fatte per mano di M. Lorenzo Laurero Notaro del 1629 à 19 Marzo, per le quali appare, che detti Massari pagano annualmente £. 19 moneta longa, che sono per tanti dovuti da detti Massari al detto R. Rettore di S. Bartholomeo, attesa la separatione seguita.
 
Il Choro di detta Parochiale prima in positura verso levante, piccolo, basso, et antico, l'anno corrente 1639 è stato fabricato verso Ponente sino da fondamenti, con moderno lavoro, alto, in volta, secondo la proportione della detta Chiesa, capace, e bello, er onde è stata aggradita detta Chiesa, e totalmente voltata di positura. Si diede principio à tal fabrica il giorno di S. Filippo Neri li 26 Maggio, quale à lodevole perfettione ridotta li 29 Novembre, fu poi di nostra licenza benedetta, servata la forma prescritta dal Rituale Romano, e celebratavi la santa prima Messa
 
dal R. Rettore di essa P. Lorenzo Castellana la prima Domenica dell'Avvento.
 
E dell'anno 1641 è stato elegantemente adornato di gradini, con l'armario ove si ripone il S.mo Sacramento, sopra quale resta collocato il Tabernacolo depinto, et indorato decentemente, con belle figurine, et intagli, di prezzo di scuti quaranta, e più.
 
Portano le Le Primitie in un panerino, fichi, grano, et altre cose, che più li piace.
 
Decime di grano, orzo, spelta, e vino di ottanta uno.
 
E dall'Ecc.mo Sig. Prencipe vien preso da Popolo di venti uno, e delle quattro parti, una spetta al R. Rettore.
 
Oblationi nelle feste solenni.
 
Per la benedittione delle Case la settimana santa ogni persona che si communica suole dare due ova.
 
Per L'adoratione della Croce il Venerdi Santo una candeletta rossa per ogn'uno.
 
Per la benedittione post partum, due cavalline.
 
Per la sepoltura tanto de Capi di Casa, quanto de corpi grossi, si suol dare una conchetina di grano, tre ova, et un pochetino di sale, con farsi anche l'offerta dalli astanti nelle lettanie d'una candeletta piccola, con darsi anco un cerioto bianco al R. Rettore.
 
Per li corpi piccoli non si da cosa alcuna.
 
Alli settimi poi per cantar la Messa sogliono dare cavalline 10, et alli altri Rev.di otto.
 
Per la sepoltura dé cadaveri forastieri indifferentemente un scuto d'oro.
 
Le altre consuetudini sono ad libitum.
 
Il Rev. Rettore di S. Bartholomeo raccoglie le Decime nella Parochia di S. Lorenzo nella Villa di Balsaneto, per le Decime però che detti huomini possedono nella Parochia di S. Bartholomeo.
 
LA MASSARlA DELLA CHIESA è mantenuta d'elemosine, se bene habbi di reddito £. 10.10. annue, che si cavano da tre alberi di castagno, in la terra chiamata di Tomao, et un'altra terra chiamata il Barderò.
 
LA MASSARIA DEL CORPUS DOMINI vien mantenuta d'elemosine, se bene ogni fogaggio suole dare una pinta d'oglio, et. una cavallina. ogn'anno, per obligo fatto tra l'universitå, com'appare dalle note della nostra prima Visita del 1628 à 14 ottobre.
 
LA MASSARIA DEL ROSARIO ha solo di reddito soldi venti da una terra castaneativa lasciata da Giacinto Zerbone, chiamata Buzzanta.
 
Il fu Geronimo Totondo ha lasciato scuti 50 per la fabrica d'una Capella in detta Chiesa di S. Lorenzo, con carrico di tante Messe del reddito di scuti 12 ogn'anno da celebrarsi dal R. Rettore, come per suo testamento ultimo rogato à M. Gio. Antonio Cavallo dell'anno..... e come dalle sudette note appare.
 
Andrea Castellano fece legato di Messe quattro l'anno nella detta Parochiale,con obligo à suoi heredi, quali sono Lorenzo, e Gio. fratelli de Castellani, e figli di dett'Andrea, com'in atti di M. Gio. Auberto Notaro, dell'anno 1564.....
 
Domenico Morretto obligò li suoi heredi, quali sono Batta, et Marc'Antonio fratelli, e suoi figli, di Messe tre, come per Instromento di M. Adorno Giaino Notaro.
 
Bartholomeo Castellana fu Andrea lasciò una terra, detta le Fassiaraire, con obligo di tante Messe, qual terra fu assignata al R. Rettore di detta Chiesa, come in atti di M. Batta Contei Notaro.
 
Battista Moretto obligò li suoi heredi à quattro Messe come sopra.
 
Benedetto Cassollo› obligò li suoi heredi di Messe quattro, come in atti di M. Adorno Gaino Notaro.
 
Adesso è herede di detto Benedetto, Didaco Moretto suo figlio.
 
Brigida Grossa obligò suoi heredi per tre Messe come sopra.
 
Andorinetto Grana lasciò quattro Messe, con obligo di duoi alberi d'olive, sopra la terra detta Cogoruzzo, quale hora è posseduta da Damiano Bonavia, come per Instromento da M. Adorno Giaino Notaro.
 
ANIME Dl COMMUNIONE 230   -   IN TUTTO 325   -   FOGAGGI 70.
 
L’ORATORIO DI Sant’ANTONIO dè Disciplinanti tiene per riparo £. 10 moneta longa, consistenti in livelli, come dal libro della medema Masseria appare.
 
L’ORATORIO DI S. MARIA DELLA NEVE nella Villa de Cavalli, dicesi esser de Jure Patronatus laicorum della Fameglia dé Cavalli: ha di reddito un scuto, che s'impiega in celebratione di dodeci Messe.
 
Il R. P. Gio. Ambrosio Cavallo per suo testamento rogato à M. Gio. Lorenzo Laurero 1634 à 3 decembre, attesa la dotatione fatta dal fu Gio. Cavallo suo avo Paterno, d'un scuto annuo alla Capella situata nella Villa de Gagliori, ha accresciuto tal dotatione sino alla somma di scuti 10 annui, da pagarsi al R. Capellano, da eleggersi alla servitù della detta Capella, con obligo di celebrare tante Messe per l'elemosina disposta, e che si disponerà pro tempore dalle Sinodali Constitutioni. Quali scuti dieci annui ha fatto cauti, e sicuri nelle lire mille moneta di Genova, quali esso al presente ha nelle paghe, e restanti di S. Georgio di Genova; aggravando Gio. Francesco, e Gulielmo suoi fratelli, che fra il termine di mesi sei da cominciare dal giorno della morte di esso R. P. Gio. Ambrosio, debbano prendere dette lire mille in S. Georgio, e quelle collocate caute, e sicure à reddito annuo, sopra li Monri di S. Gio. Betta, o di S. Bernardo di Genova, che diano annualmente detti scuti dieci, e questo sotto pena dis cuti cinquecento: e caso che dette lire mille non dessero annualmente il detto reddito di detti scuti dieci, in tal caso aggrava detti nominati à soplire delli beni d'esso R. P. Gio. Ambrosio, ch'annualmente rendino detti scuti dieci al R. Capellano, che per tempo sarà; e caso che dette lire mille rendessero d'avantaggio detti detti scuti dieci annui come sopra, in tal caso il soprapiù si debba convertire ad uso delli predetti suoi fratelli, purché detto reddito annuo di detti scuti dieci annui non si sminuisca, e come più diffusamente appare dal detto testamento, à quale...
 
Dell'anno 1617 à 11 di Marzo, la fu Giulia Castellana del fu Agosto, moglie primo loco del fu Giulio Zenoglio, e 2° loco del fu Antonio Bestoso, ha fatto legato all'Oratorio della Concettione della Villa di Bozzonetto, con haverli lasciato un pezzo di terra olivata, situata nel territorio d'Andora, chiamata la Zerbuà, con conditione, che delli annui redditi di essa, li Massari, o vero Capellano di dett'Oratorio pro tempore debba celebrare tante Messe per l'anima sua, aggravando il detto Capellano à denontiare in dett'Oratorio la detta celebratione anticipatamente la settimana che l'haverà da celebrare.
 
Com'anche ha lasciato al medemo Oratorio altra terra vineata, e ficuata, chiamata il Renovo delle Casanée, sotto suoi respettivamente confini, con conditione, che detta terra si debba vendere in publica calega, et il prezzo di essa collocerlo in annuo Censo, con obligo al detto R. Capellano di celebrate in dett'Oratorio tante Messe per l'anima di detto fu Antonio Bestoso secondo marito di essa Giulia, quali Messe sia tenuto detto R. Capellano denontiare come sopra; lasciando essecutori di detti legati li Massari di dett'Oratorio, come più diffusamente appare dal suo testamento rogato à M. Giacomo Laurero Notaro dett'anno, e giorno.
 
L’ORATORIO DI S. BERNARDINO nella Contrata di Villarello, ha di reddito £. 3 moneta di Genoa, e soldi 12 che si cavano da una fascia, chiamata S. Bernardino.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso Andora: un fossato chiamato Balsaneto; verso Cona la Costa del Corvo; verso Diano: la sommità della Colla; verso S. Gregorio: la Costa del bosco del signore; verso S. Gregorio all'altra parte: il fossato detto dell'Oliveto; verso S. Damiano: il Poggio del Castellaro da una parte, e dall'altra il Monte chiamato il Poggio alto.
 
Il fiume di questa Valle di Stellanello ha origine nella giurisditione del Testico, dove resta descritto, e d'ivi frettolosamente scorre per detta Valle, poi in quella d'Andora.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI S. DAMIANO DI STELLANELLO
(Trascrizione [*] di Mario Vassallo)

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Vedesi a falde del monte, sopra nuda Collina terminata al già detto capo delle Mele, eretto sacro Albergo, dedicato alli Martiri Cosmo, e Damiano, verissimi medici delle anime, dall'aiuto de quali confidato, et animato s'ellesse il nome di S. Damiano quell'anhelante Gregge, per maggiormente dimostrare l'interna loro divotione, deliberò del 1450 esser numerato tra le Parochiali, havendo eretto alli sudetti santi sacro Tempio d'una nave, e due ali, al dorico, di vaga, e dilettevole compositione, solevata sopra materiali colonne, il cui Choro varie antiche sì, ma divote e ben delineate figure di molti santi depinto, qual Choro fu dalli medemi Parochiani di elemosina restaurato alli 7 di Giugno dell'anno 1634; e del medemo anno alli 26 di settembre celebrata la prima Messa in honor delli fortissimi Martiri Cipriano, et Giustino, con manifesto contento delli medemi, e dè viandanti, che fermorno il piede à far la sacra Vigilia dé Santi Titolari, e finalmente fu data l'ultima mano del 1637 di spatioso Choro alla moderna fabricato di Dorico, et Corintio à ottangolo, in cui cima della volta apparisce il Padre Eterno in vaga pittura, et in cima à principio di esso scopresi in aria il ritratto dé Santi Titolari, che muovono non solo li Parochiani, ma anche i passeggeri à rimirare le grandezze, e devotione di essa Chiesa; col decentemente adornato Altare risguarda il levante, e la facciata da nero, e ben scolpito portale, con le figure dé Titolari in picciol nicchio di pietra nera sotto proportionata cuba il ponente, con grandissima Piazza, che non men spatiosa, che dilettevole vagheggia la prospettiva del mare, e da per tutto la verdeggiante campagna, che ricrea l'animo non solo dè paesani favoriti delli tesori del S.mo Sacramento, e Rosario, e protetti dal patrocinio d'alquante Reliquie, ma consola e la mente, e la volontà dé concorrenti fra tutto l'anno, massime à grandissimi stuoli il giorno dé Titolari, da ogni etiam lontana parte, per le continue gratie, che alla giornata di loro dimande riportano, come al vivo ci palese la moltitudine de voti, che vi si veggono sin da primi anni, stimandosi antico per le rozze immagini si vedono, e per un'inscrittione di restauratione del 1531 li 11 luglio, che nel muro del Choro á grosse lettere appare.
 
Tien il Cemiterio annesso, e discosta le Case Canonicali.
 
La Chiesa Parochiale è sotto titolo dé SS. Cosmo, e Daminao; non è consacrata; ha contiguo il Cemiterio, e poco discosto le Case Canonicali, habitate dal R. Rettore col reddito del beneficio di scuti 30 in circa, et è mantenuta di elemosine.
 
L'anmo 1452 à 28 Marzo per sentenza data dal Sig. Vicario dell'lll.mo Sig. Cardianl Fiesco Mandatario perpetuo della Chiesa, e Vescovato d'Albenga, fu separata la detta Chiesa di S. Damiano dalla Matrice di S. Pietro del Testico, et eretta in nuova Parochia, obligando il R. Rettore pro tempore della Chiesa di S. Damiano, andare alla Matrice il giorno di S. Pietro nel mese di Giugno, e presentare al R. Sig. Prevosto una libra di candelete di cera, volendo ch'il Sig. Preposito all'incontro sia tenuto dar che disnare al detto R. Rettore, e che possa detto Sig. Preposito il giorno di S. Damiano andare à detta Chiesa, et ivi cantar Messa, e ch'il detto R. Rettore di S. Damiano debba reverentemente accettarlo, come consta da un'atto, o sia Instromento sottoscritto da Gio. Oberto Bosio Notaro.
 
Li Massari di detta Chiesa di S. Damiano sono obligati ogn'anno li 29 Giugno nella festa de SS. Pietro, e Paolo pagare al detto Sig. Prevosto del Testico £. 12 moneta antica d'Albenga.
 
Da certi particolari come Sindici, e Procuratori dell'università della Parochia di S. Damiano di Stellanello, fu fatta promissione, et conventione di pagare annualmente ad un Sacerdote, ch'habbi da servire nella Chiesa di S. Damiano £. 100 moneta d'Albenga, per sostentamento di esso, s d'un Chierico, computate però in esse le decime, obventioni, oblationi, e redditi spettanti ad essa Chiesa tanto presenti, come futuri; per il che furono obligati tutti li beni della detta università, e ciò attesa la divisione, e dismembratione della detta Chiesa di S. Damiano dalla Chiesa Parochiale Prepositura nuncupata di S. Pietro del Testico, con conditione però, che sempre, e quando la detta Chiesa di S. Damiano havesse redditi oltre le £. 100, in tal caso il soprapiù si debba convertire in reparatione di etta Chiesa di S. Damiano; com'anco che sempre quando detta Chiesa havesse proventi, et obventioni ascendenti a detta somma di £. 100, in tal caso detta Università, et huomini, e loro beni non siano più obligati alla detta Chiesa, o sia Rettore, et il. sopra più.di esse sempre convertirsi debba in reparatione; et in esso fu interposto Decreto, et autorità Episcopale, come più a pieno appare dal medemo Instromento fatto l'anno 1452 à 28 Marzo, rogato da %M. Luca de Ottaviani Cancellere della Corte Episcopale, et estratto da M. Gio. Oberto Bosio Notaro, e da Gio. Stefano Divitia 1629 à 2 Maggio.
 
In detta Chiesa Parochiale di S. Damiano si conservano due particelle di Reliquie di S. Vincenzo Martire, donate dalli Mag.ci Francesco, e Benedetto fratelli de Viali, figli del M.co Agostino, al R. Gio. Antonio Bonavisa, ad effettodi collocarle in detta Chiesa, com'appare per Instromento publico rogato da M. Silvestro Merello Notaro, e Cancellere della Corte Archiepiscopale di Genoa dell'anno 1626, quali Reliquie sono state riconosciute da Noi del 1627 à 3 di Novembre per Instromento rogato da M. Gio. Andrea Lamberto Notaro, e Cancellere, et ultimamente anco in Visita son state di nuovo rivedute, et approvate, che si conservano in tabernacolo d'argento, ornato con suo cristallo dell'anno 1628 à 17 d’ottobre, come consta dalle note di detta nostra prima Visita dett'anno, e giorno.
 
Si pagano le decime di grano, vino, et orzo, cioè il Popolo dà di 20 uno, uno all'Ecc.mo Sig. Prencipe, e la quarta parte del raccolto spetta al R. Rettore.
 
Primitie di fichi nel giorno di tutti li morti.
 
Oblationi nelle feste solenni de denari, e Candele.
 
Per l'adoratione della Croce il Venerdì Santo una candeletta per ciascuno.
 
Per la benedittione post partum tre ova almeno.
 
Per le benedittioni delle Case la Settimana Santa, due ova per ogn'uno, che si communica.
 
Per la sepoltura de Corpi grossi, e de Capi di Casa, li heredi di essi sogliono dare un moturale di grano, tre ova, con alquanto sale, et alcune persone commode sogliono dare una candela, offerta di candele accese da circonstanti.
 
Per la Messa otto cavalline, com'anco alli settimi, trigesimi.
 
Per la sepoltura indifferentemente dé foarastieri un scuto d'oro.
 
Per la sepoltura dé corpi piccoli cavalline tre.
 
LA COMPAGNIA DEL S.mo SACRAMENTO si è convenuta, che tutti li fratelli di essa Compagnia siano tenuti, ch'ogn'uno, che mancherà di accompagnare il S.mo Sacramento all'Infermi, paghi due soldi per ogni volta, che mancherà, da applicarsi ad uso della medema Compagnia, e la medema conventione hanno fatto per tutti quelli fratelli, che mancheranno e non interverranno il Giovedì, et Venerdì Santo, e nella festa, et ottava del Corpus Domini alle Processioni, il che tutto s'osserva per quartiere, come consta dal libro della Massaria di detta Compagnia, e dalle note della detta nostra prima Visita del 1628 à 17 d'ottobre.
 
Ogni fuoco per mantenere la lampada dà una pinta d'oleo.
 
Parimente LA COMPAGNIA, o sia MASSARIA DEL S.mo ROSARIO vien mantenuta di elemosine, et in essa sono alquanti legati, con obligo di Messe, descritti in una carta, o tavoletta collocata nella Sacrestia, come dalle dette Note appare.
 
Francesco Divitia fu Benedetto fece legato sopra una sua terra, chiamata olim il Chioso del Rango, aggregata d'olive, fichi, vigna, e seminativa, d'un scuto argento con corona di Genova per celebratione di tante Messe sopra l'Altare del S.mo Rosario, com'appare in atti di M. Gio. Stefano Divitia Notaro 1637 à 23 Novembre.
 
Gio Batta Divitia fu Gio. è obligato far celebrare Messe due la settimana sopra l'Altare della B. V. del Carmine, com'appare in atti di M. Lorenzo Laurero Notaro 1632 à .....d'Agosto.
 
Prima die Mercurii, vel alia die non impedita cuiuslibet mensis celebretur Missa pro animabus Defunctorum Societatis B. M. de Carmine.
 
M. Leone Divitia ha lasciato una Messa la settimana in perpetuo.
 
Gioannina Gaglioria fu Francesco nel suo ultimo testamento, rogato à M. Leonardo Divitia 1606 à 9 Decembre ha lasciato Messe annue in perpetuo da celebrarsi per il R. Rettore, et instituì suo herede Gio. .Ambrosio Divitia figlio di Francesco e suo nipote.
 
Georgio Gagliorio fu Emanuello è ubligato pagare al detto R. Rettore £. 6.10. annue di moneta antica, per celebratione di_tante Messe per l'anima del fu Giacomo Trucco, com'in atti di M. Leonardo Divitia Notaro 1595 a 12 Febraro.
 
Battista Gagliolo fu Damiano fece legato di Messe otto l'anno, quattro sopra il Carmine, e quattro all'Oratorio di S. Sebastiano, et ha ubligato una terra, detta di Leaci, in atti di M. Gio. Stefano Divitia Notaro del 1635 à l9 di Decembre.
 
Prima die lunae vel alia non impedita cuiuslibet. mensis celebretur Missa una pro animabus_Societatis Suffragii super Altare SS. Innocentium.
 
L'anno 1632 li 27 Agosto per Instrumentum ricevuto da M. Gio. Lorenzo Laorero Notaro, M. Gio. Battista Divitia fu Gio. di Stellanello, in essecutione d'un suo voto, fondò, et institui una Capella sotto titolo di N. Signora del Monte Carmello, havuta prima licenza dall'Ordinario, nel luogo vicino alla Capelladel nome di Dio, e la dotò d'una terra nel poder di Stellanello, aggregata, detta il Chioso di Poncione, e le assignò un'annuo Censo di quattro pezze da otto reali annue, venduto per Francesco, et Geronimo fratelli Morretti fu Antonio, per il capitale di pezze 50 simili.
 
Di più un'altro Censo di tre quarti di doppia di Spagna, venduto per Gio. Maria Montello fu Bernardo, per capitale di doppie 10 e meza simili, comprehendendo però in detta fondatione un legato da Leone Divitia Avo paterno di esso, per la sua parte di soldi 10 l'anno; et un'altro di £. 2 fatto per detto Gio. suo Padre, per tante Messe nell'Oratorio di Sant’Antonio di Caglio; et un'altro obligo per esso fatto d'una Messa la settimana, da far celebrar per il Capellano da accordarsi per la Comunità, risalvando il Juspatronato, e facoltà di disponer di esso nel suo testamento, instituendola amovibile ad nutum Patronorum con obligo al Capellano di due Messe la settimana sopra dett'Altare, con reddito di pezze dodeci da otto reali l'anno, dichiarando si celebrino dette Messe una il Mercoledì, e l'altra il sabbato, e le due terze parti siano per li morti; risalvandosi facoltà di variar dette Messe, e dette assignationi, e mutarle in altri Censi, o stabili, che rendino però sempre dette pezze 12 l'anno. Il che tutto fu approvato con dett'Instromento da Noi in atto di Visita di detta Parochiale li 14 Maggio 1634 per Instromento ricevuto da M. Gio. Batta Ruggero Notaro, e Cancellere Vescoale d'Albenga.
 
L'anno 1632 à 2 di Marzo, il fu M. Leone Divitia fu Giacomo di Stellanello, per Instromento ricevuto da M. Gieronimo Castellana Notaro, fondò una perpetua Capellania sotto titolo di N. Signora di Consolatione, e di S. Giob, de Jurepatronato Laicorum amovibile, con obligo d'una Messa la settimana; alla quale per dote assignò una terra detta il Conio, nel territorio di S. Vincenzo, et un'altra in detto territorio detta Lavaggii et un'altra anco in detto territorio, pur chiamata Lavaggii sotto loro respettivamente confini, et un'altra nel territorio di S. Cosmo, e Damiano detta il Mantego, con conditione ch'esso, e suoi heredi possano tenersi dette terre, pagando al Capellano l'elemosina di dette Messe, e ch'assignando tanti Censi, che rendano detta elemosina, come dal Rev.mo Ordinario sarà statuito, detti beni siani liberi di esso M. Leone, o suoi heredi.
 
Sopra l'Altare delli Innocenti de Jurepatronato di M. Gio. Dominico Divitia, è fondata Capellania d'una Messa la settimana.
 
Alessandro Divitia lasciò £. 6.10. per tante Messe, et obligò la terra detta Chiancarie, per testamento ricevuto da M. Leonardo Divitia Notaro li 23 luglio 1573, e del 1621 à 12 Aprile Giacomo Divitia ha fatto obligo per detto legato, com'in atti M. Gio. Stefano Divitia, e vien hora sodisfatto da suoi heredi.
 
Berthone Bonavia lasciò per testamento ricevuto da M. Bernardino Rotondo Notaro li 4 d'Agosto 1585 il reddito di £. 100 monetae olim, per tante Messe, e vengono pagate £. 6 di detta moneta da Bartholomeo Bonavia fu Lorenzo, com'in atti di Gio. Dominico Divitia Notaro 1626 à 26 Aprile.
 
Del 1595 à 11 d'Agosto Berthone Laurero obligò il possessore d'una terra, detta le Vie Bporche à far celebrar quattro Messe ogn'anno, come in atti di M. Leonardo Divitia Notaro in persona di Battestino Laurero fu Gio. Betta, quale non facendo celebrar dette Messe 4, sia detta terra devoluta al R. Rettore con detto carrico.
 
Giacomo Trucco lasciò £. 6.10. annue per testamento ricevuto da M. Leonardo Divitia Notaro à 12 febraro 1595 per celebratione di tante Messe: paga l'herede.
 
Gieronimo Gagliorio per suo testamento ricevuto da M. Battista Conte Notaro li 29 Aprile 1621 lasciò una fascia con un'oliva, detta da S. Bastiano per celebratione di tante Messe per il R. Rettore.
 
Giovannina. moglie d'Emanuele Laurero per suo testamento ricevuto da Gio. Domenico Divitia Notaro del 1625 è 25 d'Agosto, lascio al R. Rettore una terra detta San Bastiano, per celebratione di tante Messe.
 
Gregorio Laurero per suo testamento ricevuto dal detto Notaro Dio. Domenico Divitia 1626 à 14 Decembre, lasciò una terra con. oliva detta Cinaire, al R. Rettore per celebratione di tante Messe.
 
Angelica figlia di Battista Stalla lasciò un'albero d'oliva, detta Siragno, con obbligo di tante messe per il reddito di esso in perpetuo, come le sudette tutte, dell'anno 1632 à 3 d'Aprile in atti di M...
 
Leonardo Trucco in atti di M. Gio. Stefano Divitia Notaro del 1634 li 9 Giugno, s'è obligato pagare al R. Rettore pro tempore soldi 8 per una Messa l'anno, cominciando à Genaro all'hora futuro, e le allivella un'albero d'oliva, chiamatail Zerbaro, sotto suoi confini.
 
Il P. Francesco Maria Capuccino, al secolo Chiamato Gio' Maria Bonavia, ha fatto legato d'una Messa il mse, e n’è debitore Gio. Francesco Divitia fu Bartholomeo.
 
Ambrosio Gagliorio lascio al R. Rettore pro tempore un'albero d'ol1iva, detta li Tomai, con obligo di due Messe l'anno, li 6 agosto dell'anno 1630.
 
Gio. Maria Chicione ha lasciato al R. Rettore pro tempore un'oliva, del cui reddito celebri tante Messe annue, come in atti di M. Gio. Stefano Divitia Notaro dell'anno 1630 à 30 d'Agosto.
 
Il fu Bartholomeo Divitia fu Gio. lasciò in vita sua una Messa, e tre doppo morte in atti di M. Cesare Morello Notaro del 1637 li 23 di Maggio.
 
ANIME DI COMMUNIONE 270   -   IN TUTTO 308   -   FOGAGGI 82
 
L'ORATORIO DI S. BARTHOLOMEO dé Disciplinanti è mantenuto d'elemosine.
 
Li Confratelli del quale del 1611 à 25 Aprile per Instromento rogato à M. Gio. Antonio Cavallo Notaro, ordinorno di dover perpetuamente far celebrare le Messe di S. Gregorio per le anime dei fratelli defonti, fra giorni 40 dal giorno della morte di quansivoglia fratello, e che per questo fu ordinato, ch'ogn'uno di detta Confraternita paghi per ogni defonto otto, o più denari, come dal dett'Instromento.
 
LI ORATORI DI S. ROCHO nella Villa di Gugnoli, o Caselle, DI S. BERNARDO sopra la Colla, e DI S. ANTQNIO nella Villa Cagli, sono mantenuti d'elemosine, et in essi si celebra respettivamente la Santa Messa.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso Garlenda, Bassanego, e Casanuova: la sommità delle Colle; verso S. Bartholomeo d'Andora: il Colletto della Mola; verso S. Lorenzo: il Poggio del Castello, et il Monte detto il Poggio Alto; verso S. Gregorio: il fossato delle Cornarete; verso S. Vincenzo: il Poggio di Corrasana.
 
M. Gio. Batta Divitia di Stellanello, della Contrata di Caglio, ottenne licenza dall'Ordinario sotto l'anno 1634 à 3 di Marzo d'erigere, e fondare una Capella sotto titolo di Santa Maria de Monte Carmello in la Chiesa de SS. Cosma, e Damiano sua Parochiale verso tramontana appresso l'Altare del S.mo Nome di Giesù nel luogo vicino al Confessionale di detta Chiesa, et in ordine à tal licenza l'eresse, e fondò, con dichiara, che dovess'esser per sempre de .Jurepatronatus dell'istesso Gio. Batta, et altri da lui nominandi Patroni come da gli atti. della Corte Episcopale ricevuti per il Sig. Gio. Batta Ruggero Cancellere.
 
Sotto l'istess'anno à 26 Agosto per Instromento rogato da M. Gio. Lorenzo Laurero di Stellanello dotò, e per dote assignò a detta Capella de proprii suoi beni una terra nominata Poncione situata, e qualificata come nell'Instromento, sotto suoi confini;
 
item un Censo di quattro pezzi da otto reali annui dovuto da Gio. Maria Mantello, cedendo le raggioni ad esso competenti in sudetta terra, e contro i sopra espressi debitori al R. Capellano, ch'esso nominerà e presenterà, et in l'avenire presenteranno i Padroni da lui nominandi con dichiara, che resti amovibile, e possa esser eletto, et ammesso à suo beneplacito, e d'altri nominandi Patroni, con carrico di due Messe la settimana.
 
Dal 1634 à 15 Maggio in Visita di sudetta Chiesa Mons. Pier Francesco Costa lodò, e comprovò dett’Instromento di donatione come per li atti ricevuti da detto Cancellere Ruggero.
 
Nell’anno 1645 à 12 Maggio in venerdì detto M. Gio. Batta nel suo ultimo testamento instituisce herede universale su detta Capella di tutti i suoi beni mobili, et immobili, e per se moventi doppo la vita di M.na Gentiletta sua moglie herede usufruttuaria nell'intiero, e totale usufrutto, e nomina Patrone in detto Jus essa M.na Gentiletta moglie, et ogn'altro, ch'essa Gentiletta nominerà in sua vita, o per testamento confidando in essa il secretto del suo cuore circa tal nomina; e nei suoi Codicilli sotto li 16 dell'istesso mese, de quali fu rogato come pur del detto testamento M. Gio. Antonio Merello Notaro conforme l'institutione sudetta, con dichiara, che dè redditi si mantenghino due Capellani, quali habbino à celebrar dodeci Messe la settimana comprese le due sudette conforme alla sua intentione compressa nel testamento.
 
Dell'istesso anno per Instromento rogato da M. Giacomo Maria Divitia di Stellanello il dì 19 Luglio da M.na Gentiletta per sgravo di sua conscienza dichiara dattole da detto suo marito, in cui conformità nomina Patrone il R. P. Francesco Maria della Valle suo cugino germano, giurando che così dal sudetto Gio. Batta marito gli era stato ordinato, commesso, e dichiarato, con facoltà d'elegere, e nominare quello, o quelli Patroni in sudetto Juspatronato à suo arbitrio, come più à pieno dalla lettura di sudetto Instromento, quali però habbin solamente luogo doppo la morte di detta Gentiletta, qual R. P. Francesco Maria servendosi dell'autorità confertagli compare inanti Mons. Ill.mo Rev.mo Costa predetto, e nomina in detto Jus Patrone Clemente della Valle fratello, e suoi descendenti maschi, nati, e da nascere di legittimo Matrimonio, come per gli atti ella detta Corte Episcopale ricevendoli il Sig. Emilio Guido Cancellere l'anno 1646 li 19 Maggio, à qual nomina, et elettione fu interposta l'autorità e Decreto di Mons. Ill.mo sudetto.
 
Di più ordina in detto Codicillo che si distribuischi ogn'anno à Poveri della Parochia di detto luogo, et ad ogn'altro, ch'ivi si trovasse presente, il reddito annuo del Censo dovuto ad esso Codicilante da Francesco Divitia fu Benedetto di pezzi sei e mezo da otto reali da convertirsi in vettoaglie à più utile, e maggior commodo de Poveri à giudicio delli Procuratori di detta Capella, quali già dichiarò il R. Rettore di Villanuova suo fratello Clemente e successori in infinito, e M. Giacomo Maria Fossato figlio di M. Gio. Domenico di Casanuova.
 
Più, ordina, che per riparo delle necessità della Capella. Sudetta si spenda ogn'anno il reddito annuo il reddito annuo che paga la Communità di Basanico per il Censo di doppie cinquanta di capitale, à ragione di sette per Cento, qual reddito è di doppie tre e meza; la meza però lascia alla Chiesa di Bassanico in caso che sia pontuale al pagamento, e non lo differisca più di due anni, da impiegarsi pur in riparo di essa Chiesa Parochiale; dichiarando, ch'ogni volta seguisse la redentione di qualsivoglia de sudetti due Censi, di nuovo s'impieghi al fine respettivo sudetto.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI S. GREGORIO DI STELLANELLO
(Trascrizione [*] di Mario Vassallo)

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Le divote peccorelle di S. Gregorio, doppo «d'essersi affaticate per succiareil latte della divina gratia in la Chiesa Matrice del Testico, volsero sotto la scorta del gran Pontefice Gregorio santo alzar stendardo, dell'anno 1568 di Parochiale, e risiedere sopra piccolo, ma vago, e fruttifero monticello, di verdeggianti olivi ripieno, e di diversi alberi domestici e fruttiferi abondante, Chiesa mediocre, in una nave, e due ali, da materiali colonne sollevata, in picciol, ma proportionato vaso, col Choro à levante, e mediocre Cupola abellito, e facciata di nero portale di pietra, con l'imagine del santo titolare scolpita nel di lei frontispicio verso ponente, che in atto di benedire invigorisce quelle divote peccorelle all'acquisto dell'Indulgenze del SS.mo Sacramento, e Rosario; col contiguo Cemiterio, e Case Canonicali; e poco discosto verso ponente corre chiarissima acqua d'un Rivolo, detto Fossato del Pian, ch'ha origine da un fonte, detto Piandevé, ch'è vicino al monte, detto Poggio Acuto, e di mezo dì.
 
E verso levante alquanto più discosto, altro torrente, non men rappido, che cristallino, detto Fossato della Braia, che prende l'origine da due fonti detti, uno la Torraca, e l'altro li Gionchi, vicin'al già detto Poggio Acuto.
 
La Chiesa di questa Parochia è eretta in honor di S. Gregorio Papa; non è consacrata, et ha il Cemiterio contiguo, e Case Canonicali poco discoste, habitate dal R. Rettore, con il reddito del beneficio di Doppie 12 in circa.
 
Questa Chiesa fu separata dalla Matrice di S. Pietro del Testico per sentenza data dal Sig. Vicario Episcopale, col conseglio del Sig. Dottor Domenico Rivarola accessore l'anno 1568 à 23 di Genaro, ingiongendo al R. Rettore di detta nuova Parochia, che dovesse in perpetuo in ogni festa di S. Pietro di Giugno alla Matrice sudetta andare, e ch'il R. Sig. Prepositodi detta Chiesa di S. Pietro fusse tenuto darle da disnare; et è concesso et che possa detto R. Preposito in la festa di S. Gregorio andar alla detta Chiesa di S. Gregorio, et ivi cantar Messa solenne, nel qual caso il detto R. Rettore, fusse ubligato darli disnare, et accettarlo riverentemente; similmente condannò il detto R. Rettore pro tempore di S. Gregorio ad andar nelli giorni del sabbato santo, e di Pentecoste alla Matrice sudetta, alla benedittione delle fonti, et à servire il detto Sig. Preposito in divinis, in segno di preminenza, e superiorità, assignando, et adiudicando à detto nuovo Rettore di S. Gregorio le decime, Primitie, legati, obventioni, oblationi, et altri emolumenti, e redditi della medema Chiesa di San Gregorio, quali son solite prendersi nel territorio, e dalli huomini della Capella di S. Gregorio, sotto l'infrascritta dichiaratione:
 
Ch'il R. Rettore ogn'anno in perpetuo in ogni festa di S. Pietro sia tenuto portare un Cereo d'una libra, et esso presentare al detto R. Sig. Preposito, et in oltre £. 14 di Genoa, come di tutto consta in atti della Nostra Corte Episcopale per mano di M. Francesco Lamaberto Notaro, et Cancellere dett'anno, e giorno, et estratto da M. Gio. Andrea Lamberto Cancellere sotto li 4 di Decembre 1628.
 
PRIMITIE: di fichi secchi, e le Decine; si pagano di vino, grano, orzo, barbareato, e spelta, cioè il Popolo dà di 20 uno all’Ecc.mo Prencipe, e la quarta parte del raccolto spetta al R. Rettore.
 
Oblationi nelle feste solenni d'una candela.
 
Per le beneditioni delle case la settimana santa ogni persona, che si communica, suole dare almeno due ova.
 
Per le beneditioni post partum è solito darsi ove sei.
 
Offerta di candelete rosse il Venerdi Santo in adorare la Santa Croce.
 
Le altre consuetudini sono ad libitum.
 
Per la sepoltura de capi di casa, e corpi grossi: sogliono li heredi dare una conchetina di grano, un poco di sale, e tre ova almeno, con farsi l'offerta di candelette piccole.
 
Per la sepoltura de corpi piccoli: un cavallotto.
 
Per la sepoltura de forastieri indifferentemente: un scuto d'oro.
 
La Chiesa è mantenuta di elemosina, se bene habbi la Massaria di essa scuti 6 ogn'anno, da un reddito d'un Caneto, chiamato il Caneto della Fiumara.
 
LA COMPAGNIA DEL SS.mo SACRAMENTO, o sia lla Masseria di essa è mantenuta di elemosine, se bene ogni fogaggio per oblatione, e consuetudine antica è obligato dare una pinta d'oglio ogn'anno.
 
Ambrosio Mantello lasciò una lira l'anno al Corpus Domini per reparatione come in atti di M. Bartholomeo Rotondo Notaro del 1592 à 14 Novembre.
 
LA MASSARIA DEL SS.mo ROSARIO è sostentata parimente di pie elemosine.
 
In detta Chiesa sono due Capelle, una dicesi de Jurepatronatus del fu Antonio Raimondo, con obligo di Messe 18 l'anno, con reddito di £. 18 moneta longa sotto titolo.....
 
L'altra fondata da Gio. Antonio Marchiano l'anno 1591 à 18 d'Ottobre, con alcuni legati, et oblighi di Messe, come dalle note della Nostra prima Visita de1l'anno 1628 à 15 d'Ottobre.
 
Ambrosio Montello lasciò Messe sei l'anno nella detta Parochiale, obligando suoi heredi, come per suo testamento rogato da M. Bartholomeo Rotondo Notaro del 1592 li 14 Novembre. Ne ha il carrico Gio. Maria Martello suo herede.
 
Gioannetino Bonello lasciò Messe cinque annue per li frutti d'un'horto appresso le Case Canonicali, detto_l'Horto delle Canoniche, come per Instromento rogato da M. Batta Conte Notaro l'anno 1619 li 24 Febraro.
 
Domeneghina Stalla lasciò Messe tre l'anno, come per suo testamento rogato dal detto Notaro Conte 1617 li 16 Giugno. Ne hanno il carrico Giacomo, e Gio Batta Stalli suoi figli, et heredi.
 
.Antonio Raimondo lasciò Messe 18 per suo testamento rogato dal detto Notaro Conte 1608 à 24 Luglio, col godimento d'un pezzo di terra, detta la Moglia, aggregata di duoi alberi d'oliva, come per Instromento rogato da M. Gio.Stefano Divitia Notaro 1636 à 30 Genaro.
 
Più detto fu Antonio Raimondo lasciò altre Messe sette, come per detto suo testamento, col godimento d'un pezzo di terra detto l'Horto della Maestà come per Instromento rogato à M. Gio. Domenico Divitia Notaro l'anno 1630 à 5 e 6 Aprile.
 
Bianca Cavalla lasciò Messe sei, col godimento d’un pezzo di terra detta la terra da Casa, come per suo testamento rogato da detto Notaro Conte l'anno 1618 à 13 d'Aprile.
 
Angelica Giaina lasciò Messe 12 con assignatione di duoi aalberi d'oliva, situati in una terra detta Pian di Croche, come per suo testamento rogato da detto M. Battista Conte Notaro del 1620 li 11 Febraro.
 
Al presente li tiene Gio. Antonio Chichione.
 
Gieronima Giordana lasciò una Messa, come per Instromento rogato da detto Notaro Conte dell'anno 1622 à 15 Genaro.
 
Ne hanno il carrico Alessandro, et Francesco Alberici.
 
Più detta Giordana lasciò tante Messe secondo il reddito della sua heredità (che sono da tre in circa), ne ha il carrico Bartholomeo Raimondo fu Batta, come per Instromento rogato dal fu M. Gio. Maria Giaira Notaro l’anno 1613 à 12 di Novembre.
 
Thomasina Mantella lasciò tante Messe per il reddito d'un'albero d'oliva, posto in una terra, detta il Ronchetto, come per suo testamento rogato dal detto Notaro Conte del 1620 à 16 d'Ottobre.
 
Domeneghina moglie del fu Bertone Divitia lasciò Messe sei, come per suo testamento rogato da detto Notaro Conte l1'anno 1617 à 18 Novembre, col godimento d'un pezzo di terra, detta le Sciorte, come per Instromento rogato da M. Gio. Stefano Divitia Notaro 1628 li 5 Marzo.
 
Gieronima Divitia lasciò tante Messe per il reddito d'un Horto.
 
Gicn Berto dì Mendatica. lasciò una Messa l'anno in detta Parochiale, ne ha il carrico Alessandro Alberico, come per Instromento rogato da M Gio. Domenico Divitia Notaro 1627 à 24 Giugno.
 
Bernardo Grosso lasciò Messe quattro per se, e suoi Defonti col godimento d'un pezzo di terra, detto l'Horto delle Canoniche, come per Instromento rogato dal fu M. Adriano Merello Notaro l'anno 1618 l'ultimo di Genaro.
 
Gio. Raimondo fu Lorenzo ha lasciato Messe 12, et esso ne ha il carrico, come per Instromento rogato da M. Gio. Stefano Divitia Notaro l'anno 1628 à 13 di Decembre.
 
Gio. Cavallo lasciò Messe tre, col godimento d'un pezzo di terra detta la Moglia.
 
Agosto Cavallo lasciò £. 13 moneta longa, che sono una di Genoa, per tante Messe, come per suo testamento rogato dal fu M. Adorno Giaina Notaro dell'anno 1588 li 30 Agosto. Ne hanno il carrico Gerosimo, e Gregorio fratelli de Cavalli suoi figli.
 
Nicolao Cavallo ha lasciato tre Messe, ne hanno il carrico sudetti Gregorio, et Geronimo, come per Instromento rogato da detto M. Batta Conte Notaro l’anno 1592 à 10 Maggio.
 
Giacomo Durante fu Damiano ha lasciato Messe sei per li suoi Defonti, col godimento d’un pezzo di terra, detta la Zerbà, come per Instromento rogato da M. Gio. Stefano Divitia Notaro l'anno 1635 à 7 di Settembre.
 
Angela Durante lasciò Messe due, ne ha il carrico Alessandro Alberico, come per testamento rogato da M. Betta Conte Notaro l'anno 1619 à 26 Decembre.
 
Pietro Giaina per suo testamento rogato da M. Antonio Cavallo Notaro dell'anno 1609 à 12 Agosto, lascia, et obliga li suoi heredi, e successori à far celebrare per l'anima sua ogn'anno le Messe di S. Gregorio in N°30, incarricando detti heredi, cioè Gio. Giacomo, e Gio. Lorenzo suoi figli, et heredi, che dal celebrante respective riportino fede ogn'anno da porsi in un libro per li medemi heredi; e caso che detti heredi, o successori tralascino, ordina ch'il R. Rettore pro tempore pigli con propria autorità la terra chiamata lo Costiglione, o vero un'altra terra chiamata la Moglia, affinché una di esse terre renda l'elemosina di dette 30 Messe ogn'anno, e con oblgo di celebrarle ogn'anno, e nel principio di tal celebratione avisare li heredi, et altri per intervenire ai sentirle. Di più detto R. Rettore sia tenuto porre nel libro fede con testimonii, qualmente ha celebrato dette Messe.
 
Gio. Marchiano ha lasciato Messe 12 come per Instromento rogato da M. Pietro Gio. Lamberto Notaro d'Albenga l'anno 1591 li 8 d'Ottobre. Ne ha il carrico Gio. Agostino Marchiano suo figlio.
 
Andrea Alberico ha lasciato Messe sei per li suoi Defonti, e ne han il carrico Francesco, et Alessandro suoi figli, et heredi, come per Instromento rogato dal detto Batta Conte Notaro l'anno 1617 li 27 Decembre.
 
Battestina moglie di' detto fu Andrea Alberico ha lasciato Messe doe e ne ha il carrico il sudetto Francesco Alberico, come per Instromento rogato dal detto M. Battista Conte Notaro l'anno l610 à 31 d'Ottobre.
 
Cattarina. moglie di Damiano Durante ha lasciato due Messe, come per suo testamento rogato da M. Gio. Domenico Divitia Notaro del 1631 à 5 Decembre, col godimento d'un pezzo di terra, detto la Zerbà come per Instromento ricevuto da M. Gio. Stefano Divitia Notaro l'anno 1635 à 7 d'Ottobre.
 
Battina, o sia Battestina moglie del fu Gio. Alberico, lasciò ante Messe, secondo il reddito d'un albero d'oliva, situato in una terra detta la Moglia, come per Instromento rogato da detto M. Gio. Stefano Divitia Notaro 1630 à 22 Marzo.
 
Gio. Antonio Alberico figlio del sudetto fu Gio. lasciò tante Messe, secondo il reddito d'un albero d'oliva, situato in una terra detta il Vallone, come per suo testamento rogato da M. Bartholomeo Giaina Notaro l'anno 1633 à 3 Novembre.
 
Maria moglie di Gio. Raimondo lasciò tante Messe, secondo il reddito d'un albero d’oliva, situato in una terra detta il Balaò, come per suo testamento rogato da M. Bartholomeo Danio Notaro l'anno 1633 li 30 d'Ottobre.
 
Battestina figlia del fu Giacomo Raimondo fu Damiano lasciò tante Messe, secondo il reddito d'un pezzo di terra, detto il Chioso da Casa, come per suo testamento rogato da M. Gio. Raimondo Notaro 1632 à 21 Agosto.
 
Ambrosio Divitia fu Giacomo lasciò una Messa la settimana, come per suo testamento rogato à M. Filippo Sevizano Notaro di Finale l'anno 1619 li 2 Ottobre, col godimento di un pezzo di terra detta il Vallone, come per Instromento rogato dal sudetto Gio. Stefano Divitia Notaro l'anno 1636 li 20 Febraro.
 
Più Messe dodeci per una perpetua Capellania del sudetto M. Ambrosio Divitia, e ne ha il carrico M. Marc'Antonio Divitia suo primogenito.
 
Messe 12 per il fu Giacomo Divitia, e suoi defonti, con il godimento d'un pezzo di terra detta la Molte, situata nel territorio del Testico.
 
Giacomo Trucho ha lasciato Messe tre, ne hanno il carrico Gregorio, et Geronimo fratelli Cavalli, come per Instromento rogato da M. Batta Conte Notaro l'anno 1592 à 10 di Maggio.
 
Thimaso Grana lasciò una Messa, ne ha l'obligo Giacomo Raimondo fu Lorenzo, come per Instromento rogato da detto Notaro Conte l'anno 1592 à 16 Maggio.
 
Bernardo Pacino lasciò Messe sette, come per donatione fatta dell'anno 1604 à 19 Genaro, ricevuta dal fu Leonardo Divitia Notaro, col godimento d'un pezzo di terra chiamato l'Horteto.
 
ANIME DI COMMUNIONE 180   -   IN TUTTO 293   -   FOGAGGI 75
 
L’ORATORIO DELLA SS.ma TRNITA’ de Disciplinanti, vien mantenuto di elemosine dalli medemi fratelli, ritrovandosi al presente in struttura.
 
L’ORATORIO DEL CARMINE nella Villa della Moglia è mantenuto d'elemosine.
 
Il fu Agostino Cavallo lasciò un legato di Messe quattro annue in dett'Oratorio, per il reddito d'una terra chiamata la Ventura.
 
L’ORATORIO DI SANTA LUCIA nella Villa di Costapiana, e mantenuto di elemosine; se bene vi sono alcuni legati con obligo.di Messe.
 
Il fu Ambrosio Divitia lasiò una Capellania in dett'Oratorio d'un scuto di reddito, per elebratione di tante Messe.
 
Messe 12 in dett'Oratorio per li morti d'Andrea Alberico per legato.
 
Angela Durante lasciò due Messe l'anno in dett'Oratorio.
 
Messe sei per li defonti di Giacomo Durante in dett'Oratorio pur per legato.
 
L'ORATORIO DI N. SIGNORA DELLA NEVE nella Villa di Borgosozzo è mantenuto d'elemosine; se bene tiene una terra chiamata le Scorte, pratile, per reparatione.
 
In dett'Oratorio Messe quattro per li morti di Bernardo Grosso.
 
Più Messe 12 per legato di M.Gio. Raimondo.
 
A capo dela Villa de Rossi l'anno 1632 li 2 di settembre fu dato principio à fabrica moderna, di capace Oratorio, sotto titolo di S. Francesco, d'una volta sola, et un'ala, col Choro à levante, e faccia à ponente, di moderna, e dorica struttura, à falde del monte di fruttiferi alberi, e frondute olive ripieno; et alla riva delle correnti aque del fiume, con giubilo e gusto universale di quelle anime all'augumento del culto Divino.
 
Dell'anno 1634 à l5 Maggio in atto di Visita s'è transferto l'obligo di 12 Messe lasciate per il fu M. Ambrosio Divitia Padre del Cap. Marc'Antonio Divitia dall'Oratorio di S. Maria ad Nives di Borgosozzo, nell'Oratorio di Sant'Antonio della Villa.dei Rossi, e successivamente nell'Oratorio ch'al presente si fabrica, sotto titolo di S. Francesco, come dalli atti della Nostra Corte Episcopale si può vedere.
 
Nel dett'Oratorio di S. Antonio dicesi esser alcuni legati per celebratione di Messe.
 
Il fu Ambrosio Divitia fu Gacomo ha lasciato in dett'Oratorio una Messa la settimana; e l'è stata assignata da Cipriano Divitia suo figlio una terra det’il Vallone, o sia Vigna di Luco, in atti di M. Gio. Stefano Divitia Notaro 1636 li 20 di Febraro, e cmme, à pieno nella seguente carta.
 
Antonio Ramondo lasciò una Messa l'anno in dett'Oratorio.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso S. Lorenzo: il fossato dell'Oliveto; verso S. Vincenzo: il fossato de Rossi; verso Diano: la somita della Colla; verso S. Damiano: il fossato chiamato le Cornarete.
 
Come sopra s'e accennato, il fu Ambrosio Divitia fu Giacomo si Stellanello Villa de Rossi per suo ultimo testamento, rogato à M. Filippo Senizano Notaro di Finale dell'anno 1636 à 20 Febraro, ha lasciato un certo credito di scuti 100, dovutigli dal fu Antonio Bestoso fu Luca, ad effetto, che Francesco figlio di detto testatore dovesse far celebrare una Messa la settimana per l'anima sua, e dè suoi antenati, e posteri, nell'Oratorio di Sant'Antonio nella Villa detta li Rossi in perpetuo. Ma essendo che mentre viveva il sudetto fu Francesco rinonciò à Cipriano suo fratello il detto Credito, con obligo, che dovesse esso far celebrare la detta Messa ogni settimana in perpetuo nel dett'Oratorio.
 
Havendo poi detto Cipriano conseguito estimo per detto credito in una terra, chiamata il Vallone, sita nel territorio di Stellanello, con obligo d'adempire al detto carrico d'una Messa la settimana in perpetuo, dal qual obligo essendosi voluto sotraere il sudetto Cipriano, rinonciò la precitata terra del Vallone al R. Rettore di detta Parochiale di S. Gregorio P. Bernardo Conte, et al R. Rettore di essa pro tempore, quale accettò la detta terra con dett'obligo di sodisfare al carrico d'una Messa la settimana, nel dett'Oratorio di Sant'Antonio in perpetuo, conforme la mente di detto testatone in tutto come dispone detto testamento, incominciando l'obligo di celebrare detta Messa la settimana finito il mese di Luglio, havendo il sudetto Cipriano con suo giuramento promesso di non contradire, ma il tutto osservare per se, e suoi successori. Delche unitamente ne supplican Mons. Ill.mo e Rev.mo Vescovo d'Albenga, acciò resti servito interporvi la sua autorità, e decreto.
 
E dell'anno 1637 à 15 di Novembre in atto di Visita Mons. Ill.mo e Rev.mo Pier Francesco Costa Vescovo d'Albenga, havendo visto il detto Instromento, et à pieno considerato il fatto, ha apprvato, e confirmato, siccome approva, e confermail dett'Instromento, e sopra quello, et il contenuto in esso ha interposto, e interpone la sua e della Corte Episcopale autorità, e Decreto, sopplendo à qualsivoglia diffetto.
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APPROVAZIONE DE SS. FILIPPO E DUE FRATELLI MARTIRI
 
L'anno del Signore 1642 giorno di Domenica 30 del mese di Marzo:
 
L'lll.mo e Rev.mo Mons. Pier Francesco Costa Vescovo d'Albenga in atto di Visita nella Villa di Stellanello, in la Villa dei Rossi, fa nella sala delle Case del Cap. Marc'Antonio Divitia, conassistenza del suo auditore Generale Dottord'ambe le leggi Bernardino Gastaldo Prevosto della Collegiata di Triora, e due Dottori in Theologia, chiamati d'ordine di S. S.ria Ill.ma per quest'effetto dal luogo d'Alassio, cioè dei Sigg. Michel'Angelo Brea, e Pietro Paolo Regesta di detto luogo d'Alassio, del R. P. Predicatore moderno in detto luogo Amedeo da Genova Capucino e compagno Fr. Paolo Mafia da Genova, e d'altri molti Parochi, e Sacerdoti quivi presenti, e finalmente alla presenza di molte persone pie, e divote, che tutta la detta sala riempivano, diede udienza al medemo Cap. Marc'Antonio, che in cotal guisa parlò:
 
"Ill.mo e Rev.mo Mons., dimorando nell'Isola di Sardegna in la Città di Cagliari familiare dell'Ecc.mo mio Sig. Prencipe Doria di gloriosa memoria, all'hora Viceré in quuell'Isola per S. M. Cattolica, fui gratiato di licenza del Rev.mo Ordinario di quella Città, di scavare li Corpi, e Reliquie de Santo Filippo con due fratelli, S. Pietro, e Traiano Martiri, con l’intervento di persone Religiose, e degne di fede. Presentai le medeme Reliquie insieme con le pietre, e contrasegni, che s'eran ritrovati con dette Reliquie, nanti quell'Ordinario, quale considerato il luogo dove s'erano cavata, cioè di vicino a Basilica Constantiniana di S. Saturnino Martire, ch'ha arrichito in diversi tempi di simili tesori il santuario della Chiesa Primatiale di quella Città, e fatte altre diligenze per suo officio, particolarmente da quelle persone, che nel ritrovarle, e cavarle fuora si trovaron presenti, approvò detti santi Corpi, e Reliquie, e quelli con l'atto dell'approvatione rinchiusi in una Cassia di legno depinta di verde, sigillò con tre sigilli di quella Corte Arcivescovale, facendola di più inchiodare con alquanti chiodi. Hor la medema Cassia consignatami da quell'Ordinario Calaritano, qui presento nanti V. S. Ill.ma in la maniera, che l'ho ricevuta, fuorché sopra li detti sigilli Io inchiodai una tela cruda per maggiormente conservarli intatti, et humilrnente supplico, e priego V. S. Ill.ma e Rev.ma, che maggior gloria di Dio, e de suoi Santi sia reconosciuta essa Cassia, e Sante Reliquie, e come vere, e reali conceder, che s'espongano à publica veneratione, come si conviene".
 
Et havendo confirmato il suo dire col giuramento d'ordine di S.ria Ill.ma e col medemo sodisfatto à moltre interrogationi risguardanti l'identità della Cassia, che sempre sì in Cagliari, e nel viaggio, come nel presente luogo fu sotto sua diligente custodia, si levò via la tela inchiodata, che i tre sigilli nascondea, uno dei quali era impresso sopra il forame dove entra la chiave della Cassia, li altri due sopra una fetuchia turchina di capicciola longa circa un palmo, che teneva il ferrochiaro, o cadenazzo della medema Cassia, cioè un per capo di essa fetuchia. Apparvero à gli occhi d'ogn'uno detti sigilli ben impressi, et intatti, e furon à cenni di Mons. Ill.mo da testimonii à sofficienza informati con lor giuramento riconosciuti. Levati i gilli, et aperta la Cassia, recò meraviglia riverente à circonstanti l'odore, ch'indi ne uscì. In tre repartimenti al di dentro era divisa la Cassia, e nel coperchio di essi sopra quel di mezo erano le seguenti lettere:
 
+ Hic iacet B. M. Philippus cum bis fratribus MM. K. Maii
R. in pace.
 
sopra il destro le seguenti:
 
+ Hiacet B. M. Traianus, qui vixit annis XXX
R. in pace.
 
E sopra il sinistro le seguenti:
 
+ B. M. Petrus vixit annis P. XXXXX
R. in pace.
 
Nel detto ripartimento di mezo si trovò l'atto dell'approvatione in carta bergamena fatto, e sottoscritto dal Rev.mo 'Vicario Generale di Cagliari, firmato insieme col sigillo di quella Corte Arcivescoale, e sottoscrittione del Cancellere con la legalità, e sigillo della Città di Cagliari in piè di esso.
 
Si riconnobbero i sigilli con testimonii giurati, lessesi l'Instromento, e ben si considerò il di lui tenore, e trovattonsi giusti, e corispondenti i contrassegni, che dava, sì della longhezza, altezza, e larghezza della Cassia, come dell'Inscrittione sopra essi santi corpi. Le pietre ancora, cioè una di marmo trovata trovata con le Reliquie di S. Pietro M., e due chiamate in lingua sarda Raiola, trovate respettivamente con le Reliquie dè Santi Filippo, e due fratelli MM., e di S. Pietro M., mostravano intagliate in loro le medeme inscrittioni, e lettere, che nell'Instromento, e nel coperchio del repartimento sudetto si legevano. Accoglieva in se.detto repartimento di mezo due capi intieri, et uno in due parti, con molte osse intiere, e più fragmenti dé SS. Filippo, e due Fratelli MM.
 
Il repartimento destro conteneva un Capo diviso in più parti, con molte osse, e fragmenti di S. Traiano M.
 
Si discorse finalmente con qualche tempo sopra le cose sudette nanti S. Sig.ria Ill.ma e Rev.ma, et havendo ogn'uno dé sudetti à posta fatti chiamare, dato, e detto il loro parere, un doppo l'altro, con giuramento, che soccesse concorde. Il medemo Ill.mo Sig. Vescovo chiamato con humil cuore il Divin conseglio, e favore, Approvò detti santi Corpi, e Reliquie, concedendo, che possano esporsi à publica veneratione, e comandò, che di essi se n'habbi à celebrar Messa, et Ufficio Duplice. ogni anno, cioè respetto à SS. Filippo, e due fratelli à 30 Aprile, così instando il detto Capitan Marc'Antonio per degne caose à maggior gloria di Dio, e dè suoi Santi.
 
Fu stipulata ogni cosa per atto per mano di M. Gio. Battista Roggero Notaro, e Cancellere Episcopale, quale rogò dett'anno, e giorno molti Instromenti di Donatione, una del corpo quasi intiero di S. Pietro M. col suo lapide, o mattone al prefato Mons. Ill.mo Vescovo, et altre à molti altri di Reliquie minori.
 
Si chiuse per atto publico, e sigillò con sigilli Episcopali detta Cassia con dentro i Corpi, e Reliquie dè SS. Filippo, e due Fratelli MM., e di S. Traiano M., et in solenne Processione col Clero, e Popolo seguitando il medemo Ill.mo Prelato, si portò detta Cassia da detta Villa de Rossi alla Chiesa Parochiale di S. Gregorio in nome di deposito, e collocaronsi sotto l'Altar Maggiore verso il Choro, e con calcina quivi furono murati, essendosi prima celebrato la Messa di essi Santi.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI S. VINCENZO DI STELLANELLO
(Trascrizione [*] di Mario Vassallo)

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Crebbe tanto l'ardore in quell'anime di S. Vincenzo, che doppo d'essersi meritate come riconoscono li fortissimi scudi, et diffensori di Chiesa santa Pietro, e Paolo Apostolo, s'inanimorno del 1594 esser parimente sott'il patrocinio, e glorioso nome di S. Vincenzo porporato di Martirio, quali risiedono in picciolo monticello, in vago, e fruttifero sito, di vasi piccolo, et antico, alla rustica, in una nave, et ala, col Choro alla moderna del 1636 il mese di....  cominciato, e del 1637 d'ottobre in ottangoli perfettato à ponente, e faccia a levante, arrichito dell'Indulgenze del S.mo Sacramento, e Rosario, per quelli che s'annidano per alestirsi al Paradiso sotto li scudi di questa sante Compagnie, col Cemiterio annesso, per schivare le insidie infernali, e Case Canonicali contigue.
 
Poco discosto verso mezo giorno da detta Chiesa corre limpido Roscello d'aqua, detto fossato di Croco, ch'ha principio da fonte detto le Moglie, vicin'al Colle detto la Collarea; e verso ponente un poco più lontano altro, detto fossato del Ferrero, che prende il suo capo da fonte detto Prato di Croco alquanto discosto dal già detto di Collarea, et ambidue entrano nel fiume già detto, ch'un quarto di miglio lontano rapidamente mormorar si sente.
 
S. Vincenzo Martire è parimente titulare della Chiesa nella Valle di S. Vincenzo di Stellanello, la quale non consta se sia consecrata; ha il Cemiterio annesso, e le Case Canonicali contigue, habitate dal R. Rettore, con reddito di scuti 60 circa.
 
Fu separata la detta Chiesa di S. Vincenzo dalla Matrice di S. Pietro del Testico, per sentenza data dal Sig. Cesare Giordano Vicario Episcopale di Mons. Rev.mo Luca Fiesco Vescovo d'Albenga, l'anno 1594 à 11 d'Agosto, ricevuta da M. Pier Gio. Lamberto Notaro, e Cancellere, obligando il R. Rettore di S. Vincenzo à dar ogn'anno nella festa di S. Pietro al R. Sig. Preposito del Testico scuti quattro di Genoa, et andare in detta festa ad assistere alla Messa, e Vespero con aiutare il R. Sig. Preposito.
 
Di più il giorno del Sabbato Santo andare alla benedittione delle fonti, che si suol fare nella Chiesa di S. Pietro; con dichiara, che le decime solite raccogliersi per il R. Prevosto in detto luogo di S. Vincenzo, siano di esso; come consta da un'estratto autentico per mano di M. Gio. Andrea Lamberto Cancellere l'anno 1628 à dì 3 di Decembre.
 
L'anno 1623 à 6 d'ottobre nella Visita di Mons. Rev.mo.Landinelli nostro Predecessore, fu dichiarato, ch'il R. Rettore Bartholomeo Pitio, che cosi instò, che non fusse detto R. Rettore di S. Vincenzo obligato à pagare dette £. 16, salvo in moneta corrente, come ne consta per Decreto fatto, da Noi visto, e rogato da M. Gio.Battaista Garibaldo all'hora Cancellere Vescovale, qual
 
LE DECIME vengono raccolte in questa Parochia del Testico.
 
PRIMITIE, o siino oblationi di grano, barbareato, spelta, e fichi, offerte né giorni solenni.
 
Il Venerdì Santo all'adoratione della Croce ciascheduno suole offerire una candela piccola.
 
Nella benedittione delle Case la settimana santa, tutti che si communicano sogliono dare due ova.
 
Le donne nella benedittione doppo il parto ne danno meza dozena.
 
Le antre consuetudini sono à beneplacito.
 
Intorno à funerali, li capi di casa sì huomini, come donne, e di qualsivogli corpi grossi,_sogliono li heredi offerire al R. Rettore un Ceriotto, una conchetta di grano, tre ova, et un puoco di sale, et in Chiesa si fa l'offerta de candelete distribuite da parenti.
 
Per li settimi due fiorini.
 
Per la sepoltura delli figliuoli piccoli quattro cavalline.
 
Per la sepoltura de forastieri un scuto d'oro.
 
Detta Chiesa è mantenuta d'elemosine; e nella quale sono alquanti legati descritti in un libro particolare, che doveranno esser notari in una tavoletta da affiggersi in Sacrestia, com'appare dalle note della nostra prima Visita del 1628 à 15 d'Ottobre.
 
LA COMPAGNIA DEL S.MO SACRAMENTO è mantenuta d'elemosine, alla cui masseria per mantenere la lampada, è tenuto ogni fuoco per consuetudine dar una pinta d'oglio l'anno.
 
LA COMPAGNIA DEL S.MO ROSARIO è parimente mantenuta di elemosine.
 
Dell'anno 1595, à 13 Aprile, il fu Gio. Battista Ascshero ha obligato li suoi heredi pagare scuti diece alla detta Chiesa di S. Vincenzo, obligando il R. Rettore di essa celebrare in perpetuo Messe sei l'anno, per l'anima sua, come consta dalla tavoletta di detta Chiesa, e testificatione di Fabritio Aschero vivente; ma non vi è però atto alcuno publico.
 
Damiano Grana nel suo ultimo testamento rogato da M. Batta Conte Notaro 1600 li 21 Genaro, lasciò una terra detta la Rocca, del tutto destrutta d'alberi, inculta, senza potervi seminare, per celebratione di tante Messe.
 
E non essendo mai stata accettata dal R. Rettore Bartolomeo Pisso, non intende celebrare messa alcuna;
 
Benedetto Dall’Erba ha lasciato un'albero d’oliva, vocata chiaratta, al R. Rettore pro tempore, con obligo, che celebri per l'anima sua messe due ogn’anno in perpetuo, come in atti di M. Batta Conte notaro 1609 à 15 Decembre
 
Battista Bestoso lasciò una terra detta la Gatta, con alberi sei d'olive, et obligò di Messe otto in detta Chiesa ogn'anno per l'anima sua, come in atti di M. Batta Conte Notaro 64 à 21 Decembre.
 
Mariola moglie del fu Dominico Armato ha lasciato al R. Rettore pro tempore alberi cinque oliva consistenti nella terra detta le Molte, con carrico di celebrarli in perpetuo in detta Parochiale per l'anima sua Messe cinque annue, com'in atti di. detto Notaro Conte dell'anno 1611 à 21 Marzo.
 
Francesco Bestoso ha obligato li suoi heredi à farle celebrar in detta Parochiale Messe sei l'anno in perpetuo, come nelli atti di M. Adriano Merello Notaro del 1624 à 24 Aprile.
 
ANIME DI COMMUNIONE 167   -   IN TUTTO 270   -   FOGAGGI 60
 
L'ORATORIO DI S. MARIA MADDALENA de Disciplinanti viene mantenuto di elemosine.
 
L’ORATORIO DI S. SEBASTIANO nella Villa del Caneto vien mantenuto d'elemosine, se bene vi siano alcuni legati con obligo di Messe.
 
Vi. è una Capellania. de Jurepatronatus Laicorun: delli. heredi. del fu Antonio Divitia, cioè del figlio primogenito, o vero maggior, d'una Messa il mese, con reddito d'un scuto l'anno da una terra chiamata della Chà, com'appare per Instromento rogato da M. Giacomo Verando Notaro, e Cancellere della Corte Episcopale dell'anno 1604 à 5 d'ottobre.
 
Gioannina moglie del fu Batta Rotondo della Villa del Caneto, ha lasciato £. 12 in augumento di dote all'Oratorio sudetto di S. Sebastiano, con obligo d'una Messa l'anno in perpetuo per l'anima sua, com'in atti di M. Lorenzo Giaina Notaro dell'anno 1595 à 6 di Genaro.
 
E li heredi di detta Testatrice fanno celebrare detta per il R. Rettore.
 
L'anno 1633 li. 27 ottobre, alcuni della, fameglia de Rotondi, della sudetta Villa del Caneto, desiderando constituire dote al dett'Oratorio di S. Sebastiano, s'obligorno com'in appresso:
 
Geronimo Rotondo fu Gio. s'obligò far celebrare in dett'Oratorio Messe due l'anno, et obligò un'oliva, nella fascia sottana presso il beudo.
 
Battista Rotondo fu Giacomo, s'obligò d'altre due Messe, con hipotheca dell'oliva detta la Costigliora.
 
Gio. Battista Rotondo fu Sebastiano s'obligò d'una Messa, con obligo d'un albero d'oliva nella cima detta terra, detta Chiapa.
 
Bartholomeo Rotondo fu Stefano s'obligò d'una'altra Messa, con hipotheca d'altra oliva detti li Brichetti.
 
Giacomo, e Gioannetino à nome di Geronimo fratelli Rotondi s'obligorno di due Messe, con hipotheca d'un albero d'oliva nelli Chiai.
 
Fabiano Rotondo fu Bartholomeo s'obligò di 'due Mresse, con hipotheca d'un albero d'oliva nella terra delli Boschi.
 
Gioannetino Rotondo fu Francesco s'obligò d'una Messa l'anno, con bipotheca d'un albero d'oliva, detta la Zerbà, e li frutt di detti alberi vogliono detti Rotondi servino per l'hipotheca della mercede da darsi al Capellano, da elegersi de Jure Laicorum per li detti Rotondi, hora, et in l'avenire per due più vecchi di detta fameglia di detta Villa, resalvandosi di poter tramutar dell'hipotheca respettivamente, come per Instromento ricevuto da M. Gio. Stefano Divitia Notaro, dett'anno, e giorno, qual Instromento fu da Noi Comprovato in Visita à 17 di Maggio 1624 per ess ricevuo da M. io. Baisa Ruero Noaro, e Cancellare Episcopale.
 
Consa nella Tavoletta della detta Chiesa, com'il R. Rettore e obligato celebrar due Hesse l'anno in perpetuo per l'anima del testator d'un'albero d'oliva posta nella Villa di Croese per l'Oratorio di S. Maoro; non consta d'atto publico alcuno.
 
Più si dice, che due olive situate, ove si dice l'oliveto, restano medemamente di dett'Oratorio, usufrutuate dal R. Rettore sudetto con obligo di sei Messe l'anno.
 
Più consta in detta Tavoletta, ch'il detto R. Rettore di S. Vincenzo sia tenuto celebrar Messe otto per l'anima del Testator di due alberi d'oliva, posti in la terra, ove si dice da Casa delli Alberti per l'Oratorio di S. Maria se en del tutto destrutto.
 
Dell'anno 1642 à 8 di luglio, Gio. Antonio Stalla di detta Parochia ha fondato una perpetua Capellania amovibile in detta Parochiale sotto nome del S.mo Nome di Giesù, da constituirsi doppo però morte di detto Gio. Antonio, e sua moglie dalla parte dell'ala sinistra nell'entrata di detta Chiesa, per l'infrascritti Patroni, e da nominarsi qui sotto;
 
e per construttione di essa vuole detto Gio. Antonio, che primieramente si vendano tutti li mobili, e quando che non bastasse, in tal caso si vendino tanti beni immobili à manco danno però d'essa Capella, havendola dotata in tutti li suoi beni tanto mobili, quanto immobili, presenti, e futuri, cioè:
 
che vivente esso Gio. Antonio, e sua moglie, resti l'usofrutto ad essi riservato, servando però la detta Domeneghina sua moglie vita casta, e viduale, e non altrimente.
 
Doppo però vita delli predetti, li detti beni tanto rispetto alla proprietà, quanto all'usufrutto spetti alla medema Capellania con l'infrascritte conditioni, carrico, vinculo, et obligo; cioè ch'essa Capellania sia sempre amovibile, et de Jurepatronatus delli Massari pro tempore di detta Chiesa, et anco del R. Rettore di detta Chiesa pro tempore; quali haveranno cura di provedere delle cose necessarie per detta Capella. E di farla construire come sopra, com'anco di nominare il Capellano Sacerdote amovibile alla detta Capella, quale haverà cura di celebrare Messe venti quattro annue per l'anima di detto Gio. Antonio, e di sua moglie, et antecessori, e sucessori del reddito di essi beni; quali sodetti Patroni del restante di essi redditi, debban riparare detta Capella, e provederla di cose necessarie come sopra, con tenere un libro per notarvi li redditi d'essa Capella; insieme con li capitali, come più diffusamente appare dall'atto publico ricevuto da M. Gio. Battista Roggero Notaro l'anno, e giorno come sopra.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso Casanova: la sommità del Colle del medemo luogo; verso la Parochia di S. Gregorio: il fossato delli Rossi; verso la Valle d'Oneglia: il giogo del monte; verso il Testico: la via publica detta delle Molte; verso la Capella Soprana: il fossato, che si nomina delli Molinelli.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PAROCHIALE DI S. MARIA DEL BOSCO DI STELLANELLO - CAPPELLA SOPRANA
(Trascrizione [*] di Mario Vassallo)

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Ben'aventurate anime, che quasi à capo della Valle volsero signoreggiare, non solo la verdeggiante, et amena campagna, ma anco dominare il gregge tutto della Valle dedicato alla disciplina Christiana, et alzorno Chiesa mediocre alla Regina dè Cieli sott'il mistero glorioso dell'Assonta, che quasi sentinella di tutte le altre Chiese fa la scorta, e dell'anno 1570 volsero le divote anime alzar Campanile di Parochiale in alto Poggio, ea quasi in rupe silvestre, da che prese il nome del bosco, in vaga vista del Mare, e dominante prospettiva di campagna, à radici d'altissimo monte, d'una nave, e due ali, alla rustica, e modernamente sopra colonne materiali eretta, col Choro di proportionata Cupola adombrato verso occidente, e facciata verso oriente, con semplice, e nero portale di pietra, nella quale infervorite quelle anime aquistano l'Indulgenze del S.mo Sacramento, e Rosario; et a fianco verso mezo giorno alquanto discosto nasce sopra la strada acqua detta il Roggio, che forma Rivolo entrante in altro maggiore, detto della Rocha, ch'ha capo da vivo fonte, detto Airore, vicin'al Colle detto d'Evigno; et all'altro lato verso tramontana corre Roscello detto della Costa, per prender l'origine da fonte vicino alla contrata, cosi chiamata, e si congionge con altro, detto de Duranti, per la vicinanza della Contrata, così detta, e nasce in un luogo detto li Vernei, mezo miglio discosto, et alquanto più lontano corre maggior aqua, detta Fossato della Chiaza, che sorge da fonte limpido, detto Passo del Beo, quasi un miglio dall'habitato discosto, e tutte entrano nel già nomato fiume detto di Stellanello.
 
La Chiesa di questa Parochia è in honor di N. Signora, sotto titolo dell'Assonta, la quale per esser stata ultimamente fabricata, non è ancora consecrata; ha il Cemiterio anneso e le Case Canonicali lontane, per uso del R. Rettore mantenuto dal Beneficio con scuti 50 in circa.
 
L'anno 1570 à 11 di Marzo, il Sign. Vicario d'Albenga separando la Chiesa sodetta di S. Maria da quella del Testico, condennò il Massaro pro tempore di S. Maria à pagare in perpetuo nella festaa di S. Pietro alli Massari del Testico soldi 24 moneta di Genoa, per tutto quello, e quanto potessero pretendere dalli huomini, e Rettore di S. Maria del Bosco, con pena d'un fiorino, da applicarsi alla Compagnia del S.mo Sacramento ogni volta, che non pagassero detti soldi 24 e di esser sforzati à pagare detti soldi 24, erigendo detta Chiesa in nuova Parochia, et assignando al R. Rettore di S. Maria tutte le terre campili, e pratili, che detto R. Preposito possedeva nel territorio di S. Maria del Bosco, e tutte le decime, Primitie, et offertorii, riservando le Decime prediali, che il detto R. Preposito era solito pigliare per la medema Matrice nel territorio di S. Maria, condennando gli huomini di detto luogo a pagarle ognanno al solito mentre però il R. Preposito del Testico paghi al detto R. Rettore. O moneta longa, quali vadino per sostentamento di detto R. Rettore, e caso che bastassero per detta sostentatione, condennò gli huomini di detto luogo ad assignare à detto R. Rettore somma competente per sua sostentatione congrua, aggravando li RR. di Rettori pro tempore del Bosco ad andare li Sabbati Santo, e di Pentecoste à portare il Cereo Paschale à benedire alla Prepositura del Testico, et a celebrarvi Messa, com'anco il giorno di S. Pietro, e che non possa celebrare in detta Chiesa del Bosco, aggravando il R. Preposito del Testico a dar da disnare al detto R. Rettore secondo la qualità della persona.
 
Fu separata la sudetta Chiesa dalla detta Prepositura del Testico l'anno 1572 à 17 di Giugno, per sentenza data da Mons. Vicario Archiepiscopale di Genova Giudice d'Apellatione, con questo però, che li huomini di S. Maria paghino al R. Preposito del Testico scuti 6 d'oro, ogni festa di S. Pietro, essendo stato assoluto il R. Preposito di detto luogo dalle lire 40 nelle quali fu condannato dal Sig. Vicario d'Albenga; nel restante poi ha confirmato la sentenza di detto Sig. Vicario in tutto come in essa si contiene, assignando al detto R. Rettore di S. Maria tutte le Decime, et obventioni di detta Parochia, come consta dalli atti di M. Agostino Lomellino Notaro, e Cancellere Archiepiscopale di Genova, della cui sentenza ne ha copia autentica M. Lorenzo Gerino Notaro di detto luogo, quale da Noi è stata vista.
 
L'anno 1583 à 19 di Novembre, li huomini di detto luogo di S. Maria notificorno, e confermorno l'Instromento di Dotatione di scuti 30 d'oro d'Italia alla detta Chiesa di S. Maria, rogato da M. Batta Ogero l'anno 1573 à 19 di Novembre, e tutti duoi li sudetti Instromenti si sono visti, et autenticati da M. Gio. Stefano Divitia Notaro, com'appare dalli atti della nostra Corte Episcopale.
 
Si pigliano le Decime di grano, spelta, e vino, et orzo da tutta la Parochia, et il R. Preposito del Testico pro tempore piglia le Decime da quelle persone del Testico, chhanno compro beni nella Villa di S. Maria del Bosco à raggione come sè detto di sopra.
 
Primitie nel giorno d Morti, di grano, spelta, fichi, et oblationi nelle solennità di denari, e candelette.
 
Per la benedittione nutiale cavalline otto. -
 
Per la benedittione delle donne di parto vengono date per ciascuna almeno ova sei al R. Rettore.
 
Per la benedittione della. Case nella Settimana Santa ogni persona, che si communica, dà due ova al detto R. Rettore.
 
Le altre consuetudini sono ad libitum.
 
Per le sepolture indifferentemente dé corpi grossi danno li heredi quatro libre di grano, tre ova, un poco di sale, et un ceritto da coloro, che possedono qualche cosa, con l'offerta delle candele nel tempo che V si cantano le Litanie.
 
Per li settimi duoi fiorini.
 
Per la sepoltura dé corpi piccoli duoi fiorini.
 
Per la sepoltura delli forastieri indifferentemente un scuto d'oro.
 
La Chiesa è mantenuta d'elemosine, non havendo se non alcuni legati di Messe, come si raccoglie dalle note della nostra prima Visita dell'anno 1628 à 16 d'ottobre.
 
LA COMPAGNIA DEL S.MO SACRAMENTO è mantenuta d'elemosine,
 
LA COMPAGNIA DEL S.MO ROSARIO parimente è mantenuta d'elemosine; ha però una terra nominata il Campo, di reddito lire sette.
 
P. Dominico Montanaro lasciò Messe due la settimana sopra l'Altare del S.mo Rosario.
 
La MASSERIA della Capella di S. Gio. Batta ha di reddito £. 7 in circa. d'una terra, che si chiama del Loro, o vero della Chiesa; e più £. 3 moneta antica per piggione d'un albero d'oliva, che si nomina del Ceriaro.
 
Il fu Domenico Danio lasciò due Messe l'anno, per quali obligò Gio. Conteo suo herede, come per Instromento ricevuto da M. Domenico Gerino Notaro.
 
Il fu Lorenzo Bosio lasciò due Messe l'anno, obligando il Massaro dell'Oratorio di S. Maria di Loreto, com'in atti di M. Lorenzo Gerino Notaro.
 
Il fu Francesco Bosio lasciò due Messe l'anno, obligando il detto Massaro di dett'0ratorio, com'in atti di detto Notaro Gerino.
 
Il fu Benedetto Bosio lasciò due Messe l'anno per quali obligò il Massaro di dett'Oratorio di Loreto, come in atti di detto M. Lorenzo Gerino Notaro.
 
Il fu Battista Durante lasciò due Messe l'anno, obligando Gio. Durante suo herede, come per mano del medemo Batta dell'1629.
 
La fu Bianchineta Dania lasciò due Messe annue in detta Parochiale, con obligo sopra due terre, dette, una la Fascia, e l'altra dett'il Campo, com'in atti di M. Adriano Aycardo Notaro dell'anno 1629.
 
Il fu Agostino Danio lasciò Messe sei annue, per li frutti d'albero d'oliva, com'in atti di detto M. Lorenzo Gerino Notaro.
 
Il fu Gio. Danio lasciò due Messe l'anno in detta Parochiale dell'anno 1598.
 
Alessandro Durante lasciò Messe cinque annue in detta Parochiale dell'anno 1621.
 
Agosto Durante lasciò Messe sei annue in detta Parochiele per li frutti d'un albero d'olive, dell'anno 1625.
 
ANIME DI COMMUNIONE 200   -   IN TUTTO 500   -   FOGAGGI 55
 
L’ORATORIO DI SANTA CATTARINA Vergine e Martire: dé Disciplinanti ha solamente £. 4 di reddito, che si cavano da piggioni di terre, e d'albero d'oliva.
 
L’ORATORIO DI SAN MAORO del Castello ha di reddito per riparo £ 6 da una terra castaneativa, detta il Piano della Noce; et un'albero di castagna vicine.
 
L’ORATORIO campestre DI S. TELAMO ha di reddito £. 20, che si pigliano da una terra chiamata la Costa.
 
L’ORATORIO campestre DI SAN SEBASTIANO della Villa dé Duranti, ha di reddito £. 4, che si pigliano da una terra chiamata la Chiazza.
 
Alessandro Durante ha fatto un legato di scuti 10 li frutti de quali debbano servire in far celebrare cinque Messe annue, da pagarsi da Marc’Antonio e Battista Duranti suoi heredi.
 
L’ORATORIO DELLA VISITAZIONE di N. SIGNORA nella villa di Bozzo, ha di reddito £. 9, che si pigliano da terre, una detta Bavoso, un'altra le Valette, et un'altra detta il Calvo; la metà de frutti de quali s'applica in far celebrar tante Messe.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso il Testico: la Costa di Costiglione in una parte, et in l'altra parte la Costa delle Scravae; verso S. Vincenzo: la Fiumara da una parte, e dall'altra il fossato detto del Pizzo; verso Chiosanico, Gazzelli, Torria, et Evigno: la sommità della Colla, detta Scortegabecco.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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PREPOSITURA NUNCUPATA DEL TESTICO
(Trascrizione [*] di Mario Vassallo)

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Giace in prospettiva del mare, alla calata del giogo del monte, e cima del colle da pratici.Nochieri chianato il Capo delle Mele, circondato da diversi, et abondanti frutti, e pomi d'olivi, et insieme aggregato dalla madre natura, e dall'arte, et industria, solevato di varii frondosi arboscelli, e siepe di vigna, ad uso del genere hunano, Chiesa di nuneroso Popolo, capace, ad una nave, e due ali, sostentata da nere colonne di pietra, dedicata (benché non consecrata) alli gloriosi .Apostoli Pietro Portinaro dè Cieli, e Paolo Dottore delle genti, la cui solennità non solo da Parochiani, ma da Convicini Popoli vien solennizata li 29 Giugno, con giubilo universale, e recreatione spirituale delle anime sovenute dall'intercessione di molte sante Reliquie, et accompagnate dalli suffragii delle Compagnie del Corpus Domini, Rosario, e nome di Dio, con institutione di alquante Capelle, e legati. Il di lui Choro in volta al dorico risguarda ponente, e la facciata levante, sopra la cui porta maggiore in frontispicio di nera pietra scolpita si scuopre la figura del gran Prencipe d’Apostoli, titolare, con inscrittione come in appresso, et infra:
 
"A virgineo partu, 160 Templum hoc sub auspicio Principis Apostolorum, matrici dignitate decoratum, iam vetustate corrosum devotissimus Populus restauravit, et in elegantiori forma posuit, M. R. Bartholomeo Zerbo de Plebe Praeposito, ac DD. Andorino Aycardo et Joanne Baptista Merello Massariis invigilantibus."
 
circondato da Cemiterio, et abellito d'honesta Piazza, con le Case Canonicali all'ultima parte del luogo ad uso del R. Prevosto.
 
Dimostrasi à viva voce l'antichità d'esso Tempio decorato di Prepositura nuncupata, per esser madre delle Parochiali di S. Damiano, S. Vincenzo, S. Gregorio, e N. Signora del Bosco, detta la Capella Soprana della gioconda, e spatiosa Valle di Stellanello, e di quella di S. Bernardo di Ginestro, e per la du lui vaghezza invita l'animo dè viandanti à fermar il piede, per contemplar la Gloria del Paradiso.
 
E questo paese vien fecondato da un fonte, che si chiama Fontana Fredda, et ha origine sotto Monte Arosio, et descende nel fiume di Stellanello, qual passa per le Ville, scorrendo sin'al mare, e passando per la Valle d'Andora. Un altro verso Poggio Botero, nominato il Fossato di Sanguinea ch'ha principio nelle Verne di sotto la Chiesa Parochiale, e poi entra nel fiume Lerone sotto Casanova.
 
La Chiesa di questo luogo è eretta in honore dè SS. Pietro, e Paolo, la quale è decorata con titolo di Prepositura Nuncupata; et altre volte haveva soggette le Chiese di S. Damiano, S. Vincenzo, S. Gregorio, e quella di N. Signora del Bosco, detta Capella Soprana di Stellanello, e S. Bernardo di Ginestro, le quali furono erette in Parochie con li oblighi descritti à suoi luoghi; non è consecrata; ha contiguo il Cemiterio, e discoste le Case Canonicali habitate dal R. Preposito con reddito di pezzi da otto reali 200 in circa.
 
E' mantenuta di elemosine, per mezzo delle quali è stata ultimamente fabricata sontuosamente.
 
Si conservano in essa in un Reliquiario, à guisa di quadro, le infrascritte sante Reliquie, cioè dè Santi:
 
Massimo Mart.           Marcello,                    Cattharina V. e Mart.             Hipolito,
 
Eusebio Mart.             Rustica V. e M.          Giulio Mart.                           Donata
 
Pontiano Mart.            Saturnina                   Thimoteo Mart.                      Lucilla V. eM
 
Aurelia V. e Mart.      Pontiano PP. e M.
 
molte de quali, sante Reliquie sono in esso Reliquiario moltiplicata.
 
In duoi Christalli fini si custodiscono le Reliquie di S. Pontiano PP. fa Mart., e le altre Reliquie nominate nell'lnstromento rogato da M Gio. Battista Garibaldo Notaro, e Cancellere della Corte Vescovale l'anno 1624 li 6 di Maggio, quali dett'anno e giorno furono presentate al Sig. Gaspare Conturla Vicario Generale Episcopale d'Albenga, in una cassetta, dentro foderata di seta rossa, e sono quelle donate alla detta Parochiale di SS. Pietro, e Paolo del detto luogo del Testico, da M. Gio. Aycardo dell'istesso luogo, il quale l'hebbe sendo familiare del Sig. Cesare Zatara, e detto Sig. Cesare le ricevé nella Città di Roma, come per Instromento rogato del 1608 à 14 d'ottobre per M. Francesco Saraccio Notaro nell'Archivio della Corte Romana, com'appare da un estratto autentico dell'anno 1612 à 18 d’ottobre per M. Pietro Tesoriero Notaro nella Città di Napoli legalizato, sotto il quale erano depositioni aprrovanti l'identità di quelle, cioè che l'istesse sante Reliquie erano di quelle proprie, che donò la santa memoria di Paolo Papa Quinto all'Ill.mo Sign. Marchese di Villena, che poi per mezo del P. Fr. Luigi da S. Gio. le donò al detto Sign. Zatara, come di tutto consta dal precitato Instromento, e furono dall'istesso Sig. Vicario Vescovale approvate, per atto publico ricevuto per il sopradetto Cancell. Garibaldo; e quali sante Reliquie non si sono ritrovate, cioè le nominate nel detto Instromento rogato à detto Cancellere Garibaldo dell'anno 1624 li 6 Maggio, sebene afferma con giuramento il R. Preposito al presente Sig. Bartholomeo Zerbi, che tutte le Reliquie consignateli da Patroni con Instromento si sono sempre custodite diligentemente nel Choro alla parte dell'Evangelio nell'armario, di cui egli tiene le chiavi.
 
Le sopradette sante Reliquie in Visita l'anno 1628 à 18 d'ottobre furono riconosciute, et approvate.
 
Il R. Preposito raccoglie le Decime di vino, grano, barbareato, spelta, biada, in questa forma: il Popolo dà 20 uno di tutte le sopradette cose all'Ecc.mo Prencipe di tutte le Parochie di Stellanello, e la quarta parte delle Decime, che si raccogliono per esso Sig. Prencipe, spetta al R. Preposito, come già s'è detto in più luoghi.
 
Intorno poi alla detta Parochia del Testico, si dà di 80 uno, delle medeme cose come sopra.
 
Tutti quelli, che si communicano sogliono prima di communicarsi offerire un piccolo candelotto.
 
Per la benedittione delle Case la settimana Santa ogn'uno, che si communica da due ova.
 
Per l'adoratione della Croce il Venerdi Santo denari, e candelette.
 
Primitie: nel giorno di tutti li morti, di fichi, grano, barbareato, e spelta.
 
Per la benedittione post partum due ova.
 
Per le Nozze cavalline dodeci.
 
Nelli battesimi la Commadre offerisce un fassoletto piccolo per il Calice.
 
Per la sepoltura indifferentemente de corpi grossi sogliono dare li heredi un moturale di grano, tre ova, un salino di sale grosso, et una torchia à beneplacito, e doi fiorini per elemosina della Messa.
 
Per la sepoltura de forastieri un scuto d'oro.
 
Per li figliuoli piccoli quattro cavalline.
 
Per li settimi, et anniversarii, fiorini tre.
 
In detta Chiesa vi sono alcune Capellanie et alquanti Legati con carrico di Messe, com'in appresso si può vedere, e più diffusamente dalle Note della nostra Prima Visita dell'anno, e giorno sodetti , 1628 à 18 d'ottobre.
 
La prima Capellania è stata eretta da Nicoletta moglie del fu Bartholomeo Sibello, dicesi de Jure Patronatus dell'istessa Fameglia, con carrico di due Messe la settimana, con reddito di scuti 7 in circa, come per suo testamento rogato del 1612 à 2 d'ottobre da M.....
 
E' controversia se sii fondata sopra l'Altar Maggiore, o sopra quello del S.mo Rosario.
 
La 2a Capellania è sotto titolo di Sant'Antonio Juspatronato dé Parochiani, come si vede da moltiplicate presentationi , che ha obligo di Messe due la settimana, e di reddito di scuti 12, e si serve sopra l'Altar Maggiore di detta Parochiale, e fu fondata del 1529 à 20 di Agosto, come dall'Instromento estratto da M. Bartholomeo Montanaro dalli atti di M. Batta Merello Notaro; da gli huomini del Testico, che si obligorno di diverse partite enontiate in detto Instromento, con le terre ivi descritte, come si dice nell'Inventario di essa fatto dell'anno 1593 li 19 di settembre.
 
La terza ha obligo di Messe due la settimana, ptesa de Jutepatronatus del più vecchio della descendenza di Gio. Batta Merello, e del R. Preposito pro tempore, con obligo di Messe due la settimana, con reddito di scuti 26 annui, eretta, et fondata sopra l'Altare del S.mo Rosario.
 
La fu Gentile Stalla lasciò due Messe annue sopra dett'Altare del S.mo Rosario, et obligò tutta la sua heredità.
 
Il fu Gio. Antonio Erena lasciò sopra dett'Altare Messe 60 per quali obligò tutta la sua heredità.
 
La quarta di Juspatronato della Fameglia di Gio. Batta Vairo q. Nicolai con obligo di sei Messe annue, con haver obligato tutti li suoi beni, fondata sopra l'Altare di S. Maoro.
 
Antonio Vairo lasciò Messe quattro annue sopra dett'Altare di S. Maoro, per reddito d'una fascia detta delli Aycardi.
 
Il fu Pietro Antonio Vaíro lasciò Messe 12 sopra dett'Altare di S. Maoro, secondo il reddito d'una terra detta li Montanari.
 
La quinta Capellania fu fondata da Bartholomeo Ellena de Jurepatronatus, con obligo d'una Messa la settimana di reddito scuti 6 per quale è obligata la sua heredità, sopra l'Altare del Carmine.
 
E del 1638 à 14 di Marzo per suo Codicillo ricevuto da M. Stefano Divitia Notaro, gravò il suo herede di £. 4 annue, e più due altre Messe la settimana à detta Capella, com'appare più a pieno in appresso.
 
LA COMPAGNIA DEL CARMINE è mantenuta di elemosine.
 
La fu Madalena Erena lasciò tre Messe sopra dett'Altare del Carmine, et obligò per esse una terra detta la Fascia del Fossato.
 
LA MASSARIA DEL CORPUS DOMINI ha di reddito £. 3 annue da una terra olivata chiamata la Rochetta.
 
Più £. 5 moneta antica d'Albenga dalli Patroni di Ginestro.
 
Più cavalotti 6 da Patroni di S. Maria del Bosco di Stellanello, per recognitione delle separationi delle loro Chiese; nel resto e mantenuta di elemosine.
 
Domenico Ritio lasciò una Messa la settimana sopra l'Altare Maggiore, per reddito di Censi constituiti sopra una terra, nominata li Montanari, et altra detta Lussori.
 
L'anno 1625 à 13 di Febraro M. Giacomo Ritio fu Domenico per suo testamento ricevuto da M. Gio. Stefano Divitia Notaro, dopo molti legati, instituì herede universale un Capellano dopo morte di sua moglie, quale habbi ad habitare nelle Case d'esso Testatore, e farvi residenza, e celebrar Messa ogni giorno nella detta Parochiale sopra l'Alter Maggiore, cioè li giorni feriali in Aurora, e le feste doppo l'Officio dé Disciplinanti, e d'assistere al R. Preposito alli santi officii, Dottrina Christiana, et essercitarsi in quello le sarà ordinato dal detto R. Prevosto; lasciando il Juspatronato praesentandi dopo morte di Pietro suo fratello, al detto R. Preposito, e Massaro della Chiesa, coniunctim, et non divisim, preferendo li figli di detto Pietro alli altri per detta Capellania, con altre conditioni, come dal detto suo testamento rogato à M. Gio. Stefano Divitia Notaro dett'anno, e giorno.
 
LA MASSARIA DEL S.MO SACRAMENTO ha una terra olivata detta la Molte.
 
Item un'altra terra castaneativa, detta li Ganovelli, di reddito d'un scuto; nel resto è mantenuta d'elemosine.
 
Thomaso Stallo fece Legato d'una terra detta Cazella, per Messe tre, da celebrarsi annualmente in detta Parochiale.
 
Marco Merello lasciò due Messe l'anno nella detta Parochiale, e due nell'Oratorio di S. Rocho, per il reddito d'una terra castagnile, detta li Marrani.
 
Domenico Merello lasciò Messe 10 annue, per una terra detta la Villetta.
 
Marc'Antonio Merello lasciò altre Messe 10 con obligo d'una terra detta l'Aira.
 
Pietro Vairo lasciò Messe due l'anno per livello sopra la terra detta li Marrai, consistente di quattro alberi di castagne, in reddito di due mine.
 
Gio. Battista Vairo lasciò Messe otto annue, con obligo di una terra detta la fascia della Cerasia.
 
Antonio Vairo lasciò Messe 15 sopra la terra detta li Montanari.
 
Giacomo Merello lasciò due alberi d'olive per Messe tre annue.
 
Antonio Vairo ha lasciato Messe 4 l'anno de redditi d'una Casa, che gode Battista Montanaro.
 
La fu Bianchineta Merella lasciò Messe 4 da celebrarsi ogn'anno per il R. Prevosto, et obligò una terra detta la Villetta.
 
La fu Nicoletta Sibella lasciò, che per un Capellano si debban celebrare due Messe la settimana, per quali obligò una terra detta li Alberighi.
 
ANIME DI COMMUNIONE 250   -   IN TUTTO 500   -   FOGAGGI 110
 
L’ORATORIO DI Sant’ANTONIO dè Disciplinanti è sostentato di elemosine;
 
et il Capellano, che serve la Capella di S. Antonio nella Parochiale è ubligato celebrarvi Messa tutti li giorni di festa.
 
LA MASSARIA dell’Oratorio di S. SEBASTIANO ha di reddito annuo £. 19 moneta longa.
 
Di più v'è un Legato di Messe 12 l'anno, che fu fondato da Giacomo Bruno, dicesi unito alla detta Prepositura come dalle già dette note, sopra una terra detta li Marrai.
 
L’ORATORIO DI S. ROCHO nella Villa di Poggio Bottaro è mantenuto d'elemosine, non ha che duoi legati, con obligo di Messe.
 
Marco Merello lasciò due Messe nel dett'Oratorio di S. Rocho, e due (come s'è già detto) nella Parochiale, per il reddito d'una terra castagnile, detta li Marroni.
 
Il fu Pietr'Antonio Vairo lasciò Messe 12 l'anno nel dett'Oratorio, secondo il reddito d'una terra detta delli Pei.
 
Il fu Antonio Vairo lasciò Messe 12 in dett'Oratorio, per il reddito d'una terra detta Lussaro.
 
CONFINI DELLA PAROCHIA: verso la Capella soprana: sparte la Costa di Costigliole, e dall'altra parte la Costa delle Scravate; verso S. Vincenzo: la strada publica detta delle molte; verso S. Damiano: sparte il Monte detto dè Conigli, nel monte sono li termini divisorii con Garlenda; verso Casanuova: il Molino detto di Caravagno.
 
Dell'anno 1638 à 14 di Marzo Bartholomeo Elena q. Joannis Antonii, di Poggio Bottaro nel suo Codicilli rogato à M. Stefano Divitia Notaro di Stellanello, aggravò il suo herede à dover pagare al R. Capellano pro tempore della Capella dall'istesso fondata in detta Parochiale, di sopra nominata, sotto vocabolo di N. Signora del Carmine, £. 4 moneta di Genoa, per dover di esse celebrar le Messe lasciate dal fu Daminao Elena fratello di detto Bartholomeo in N° 60 per suo testamento rogato à M. Bartholomeo Merello Notaro.
 
Di più à dover pagare in perpetuo l'elemosina di due Messe la settimana al sudetto R. Capellano, quale l'habbi da celebrar da morti, per l'anima di esso Codicillante, e de suoi ascendenti; e per le sudette cose ha hipothecato una terra chiamata il Prato della Colla, con due altre Castanili, una chiamata li Vernei, e l'altra li Marrei, dal che detto suo herede possa essimersi ogni volta, che constituirà un Censo perpetuo di reddito sufficiente per compire a quanto sopra.
 
E dell'anno 1639 à 19 Aprile da questa Corte Episcopale fu comprovata detta Capellania, o sia Legato, e ne fu provisto il R. P. Gio. Batta Bergonso nominato dal detto testatore, com'in Atti di detta Corte.
 
In questa Giurisditione del Testico ha origine il fiume, che bagna prima la Valle di Stellanello, e poi quella d'Andora; tiene principio da una vena risorgente, che scatorisce nelle falde d'un Colle, volgarmente detta di S. Giacomo, da una Chiesa dell'istesso Santo, sopra esso anticamente fabricata, della quale alla giornata si scorgono solamente le ruine.
 
Detta falda di Colle, che di detto fiume è madre, viene da Paesani detta Pian dé Lagon, e l'istesso risorgente fontana fredda; tutto questo in la detta giurisditione del Testico, poi verso le sudette Valli frettoloso s'incamina.
 
Della certezza del nome di detto fiume s'hanno pareri diversi: alcuni falsamente stimano, che venga chiamato Merula, dal Capo delle Melle, chiamato da alcuni Autori latini Caput Merulae, poiché Merula est flumen, quod alluit latus Albinganae, alio nomine Centa, a moltitudine aquarum, teste Calepino.
 
Molti lo chiamano Mella dal detto Capo delle Melle.
 
Altri più probabilmente vogliono si chiami Andora, e che da esso la Valle prenda il nome, come tante altre Valli.
 
In la Parochia di S. Pietro d detta Valle d'Andora, esso fiume è accresciuto da un torrente, volgarmente detto il Giarino di Moltedo, come più à pieno si descriverà à suo luogo doppo li Confini della Parochia di S. Pietro d'Andora.
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[*] Trascrizione effettuata da "Sacro e vago Giardinello, e succinto Repilogo Delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d’Albenga" - In tre tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d’Albenga nel 1624 del canonico Ambrogio Paneri, vol. II, Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. di Albenga, fotocopia da manoscritto
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