TENUTA STAMPINO
LA TENUTA STAMPINO
(“A Stampino c’era il Conte” di Carlo Volpara (*) - Famiglia Isnardi (**) - Mario Vassallo)
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Quando il Dott. Avvocato Giovanni Quaglia giunge ad Andora, proveniente da Diano Castello per acquistare la villa di Stampino con annessa tenuta e costruzioni minori, è il 15 Ottobre 1915.
Ad attenderlo, assieme al Notaio Calvini, al primo piano della residenza ci sono i proprietari, i quali sono due francesi, fratello e sorella: lui è Mr.Leopold Durand, lei M.me Anna Marie Coralie Durand, entrambi nati a Marsiglia e residenti ad Aix en Provence.
Gli stabili sono pervenuti agli eredi Durand per metà dalla successione della loro madre Giulia Matilde Musso in Durand e per l'altra metà dalla loro zia Isabella Musso in Moreno, sorella appunto di Giulia Matilde.
A loro volta le due sorelle avevano ereditato dette proprietà dalla successione dell’ultimo dei loro fratelli, Carlo Musso, ultimo appunto di quattro maschi.
Le due sorelle assieme ai quattro fratelli più anziani rappresentavano le ultime eredi di colui che aveva costruito la villa nei primi decenni dell’800 e costituito la primigenia tenuta di Stampino, tal Gian Stefano Musso, che di nascita non era stato assolutamente francese, come ben testimonia il nome, ma nativo di Laigueglia, essendovi venuto alla luce nel 1780, e soprattutto laiguegliese, anzi laigueglino come si diceva allora, per spirito e capacità imprenditoriale.
Per la precisione Gian Stefano Musso al tempo in cui era nato era addirittura cittadino andorese dato che a quel tempo Laigueglia era ancora parte di Andora e si sarebbe staccata e resa comunità autonoma indipendente solo nel 1794.
Costui apparteneva ad una di quelle grandi famiglie di origine catalana che avevano saputo arricchirsi nel corso dei secoli prima con la pesca del corallo e del tonno e successivamente con il commercio marittimo.
Dopo la morte del marito Francesco Moreno avvenuta nel 1885, appena un anno dopo il soggiorno di Monet a Bordighera, la vedova Isabella, essendo deceduto il figlio maschio ammalato di poliomielite, decide di ritornare in Francia e si disimpegna totalmente dalle proprietà italiane tanto di Bordighera quanto di Andora.
Stampino sarà così ceduta ai già citati nipoti Leopold e Anne Marie Coralie Durand nel 1910 un paio di anni prima del decesso della zia Isabella.
… l’Avvocato Quaglia … non si ferma all’acquisto della sola tenuta di Stampino …. Un paio di anni dopo compra anche il Gumbasso, noto grande frantoio come dice la parola, e tutti i terreni attorno che fanno parte della proprietà dei due fratelli Musso di Genova: uno l’avvocato Edoardo e l’altro, come riportano le carte, il “benestante” Giuseppe.
… negli anni successivi continua a fare la spesa tra i confinanti ed acquista molti altri terreni con stabili inclusi soprattutto dal marchese Giuseppe Maglioni.
Al termine di questa serie di acquisti senza tregua, negli anni ‘20 si sono oramai delineati i confini del nuovo piccolo impero andorese dell’Avvocato Quaglia, che sono grossolanamente i seguenti: a nord arriva al fossato della Ferraia, ad est al bacino del Merula, a sud al fossato della chiesa di San Giovanni e ad ovest fin quasi in cima alla collina: si tratta di una proprietà di dimensioni enormi calcolando che ci troviamo in Liguria dove la parcellizzazione della proprietà è stata sempre una costante.
Fino alla prima metà degli anni trenta la villa di Stampino non possedeva assolutamente l'aspetto che oggigiorno tutti noi conosciamo.
Oltre che dai racconti dei pochi testimoni dell’epoca ancora viventi, lo possiamo apprezzare dall’unica foto precedente il suo restauro che ci è pervenuta.
Sebbene nel documento di vendita-acquisto non venga denominata come “villa”, ma come “casa padronale”, si tratta di una casa-palazzo già delle dimensioni attuali molto semplice nell’aspetto esteriore, anche se internamente doveva comunque già possedere un certo livello di rifiniture, dato che ancora oggi in una stanza sono presenti affreschi che rappresentano vedute di Marsiglia e molti soffitti sono finemente decorati ….
Locale interno del fabbricato secondario, chiamato "il Bar"
Il parco attorno alla costruzione era solo un giardino o poco più, mentre il lungo viale di accesso era già presente, ma senza alberi di lato. Erano invece già ben sviluppati i due enormi pini parasole che si trovano a metà circa dello stesso, i quali conferiscono al luogo dove si trovano il toponimo di “Pigne” proprio per la grande quantità di frutti che producono.
Antico viale di accesso
Viale di accesso con i filari di alberi ancora giovani
Probabilmente queste due piante vennero messe a dimora al momento della costruzione della villa e della realizzazione del viale di accesso quando questo era più corto rispetto ad oggi, poiché a quel tempo, a inizio ottocento, la strada provinciale attuale, situata sul fondovalle, non esisteva ancora.
La principale strada di collegamento della valle, situata in posizione più elevata rispetto ad oggi, proprio a causa delle frequenti piene del Merula, era rappresentata dall’antica Mandamentale, che in questo punto risulta tuttora ben conservata a differenza di altre zone in cui, a causa dell’espansione urbanistica e dell’adeguamento viario, il territorio e stato stravolto, cancellandola quasi totalmente.
Appena dietro questi due pini monumentali, che sembrano sentinelle di guardia, si intravedono le costruzioni che accoglievano le rimesse in cui erano alloggiare le bestie utilizzate per la conduzione dell’azienda ed i magazzini in cui veniva lavorata ed incestata la frutta e la verdura prodotta nella tenuta.
A metà strada tra il ponte romano e la villa l’unica ulteriore costruzione che si noti e l’enorme caseggiato del Gumbasso, che all’epoca però non teneva già più fede al proprio nome in quanto, come si può ben riscontrare dall’immagine di cui disponiamo, non c’erano pressoché più oliveti in zona ed oramai era adibito solamente ad abitazione ed a stalla.
… Quaglia … vuole farne una vera e propria residenza lussuosa, un luogo dove si possa riposare con tutti i comfort possibili ed anche dove poter ricevere ed alloggiare degnamente amici, potenti e dignitari. Pertanto chiama fior di architetti e fa riammodernare la residenza dentro e fuori.
E’ così che sia la villa padronale che le costruzioni di servizio assumono l’aspetto attuale.
Il palazzo viene finemente decorato conferendogli una marcata impronta neoclassica tanto nelle decorazioni esterne, a lesene con capitelli d’ordine ionico e festoni a movimentare l’austero blocco delle murature, quanto nei pregevoli affreschi interni, i quali, nel segno di una forte unitarietà tra elementi esterni ed interni, sono ispirati al culto dei monumenti classici o a riquadri incornicianti semplici paesaggi.
La colorazione rosata tipicamente ligure arricchita da fregi neoclassici stile impero la eleva quindi ad un livello di dignità architettonica accostabile ad altre più famose ville presenti nel genovesato e questo estremamente raffinato livello qualitativo la rende senza dubbio l’edificio civile più rappresentativo e prezioso dell’intera Val Merula.
Anche la foresteria che si trova sul retro e l’abitazione di servizio per il personale vengono ristrutturare, ampliare e dipinte in tinta con il palazzo, il cui piazzale retrostante viene chiuso creando così una corte interna.
Il campo da bocce (a sinistra) ed il laghetto nel cortile (a destra)
Ovunque sono creati punti atti al riposo ed alla conversazione mediante la sistemazione di tavoli e panchine.
Viale dei cipressi (a sinistra) e viale delle rose (a destra)
Viale delle rose
Viene realizzato un bellissimo agrumeto con aranci, limoni e mandarini che e un vero gioiello sull’esempio di quelli francesi del secolo precedente.
Viale degli Agrumi
Al limitare del bosco viene realizzato anche un laghetto nel quale si trovano pesci e si possono pescare le trote.
Anche l'ingresso del viale che dà sulla strada provinciale viene arricchito dalla presenza di quattro bei pilastri in pietra a vista adibiti al sostegno della cancellata due dei quali sorreggono un elegante arco, sempre nella stessa pietra a vista, completato da un tettuccio in legno.
Portale di accesso al viale della Tenuta Stampino
… Peccato che un bel giorno, anzi un brutto giorno, un camionista, che stava tornando giù per il viale dopo aver scaricato un carico di letame in un campo adiacente il viale stesso, non si curò che il ribaltabile del cassone fosse sceso completamente e cosi, passandovi sotto danneggiò seriamente sia il proprio camion, in maniera pur sempre riparabile, sia l’arco, in maniera irreparabile, tanto che non fu mai più restaurato, ma anzi venne demolito completamente …
Il Conte Quaglia e la moglie sul terrazzo della Villa
Il Conte Quaglia nei campi con il personale durante la mietitura
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La Tenuta Stampino fu acquistata dal Comm. Carlo Isnardi nel 1956 e da allora tramandata come proprietà di famiglia.
Nella prima metà degli anni '60 del secolo scorso fu attuato un ulteriore intervento di ristrutturazione dei fabbricati, ma anche sull'intero parco, effettuando varie opere di manutenzione.
Foto Collezione Vezzaro - Andora
Su fabbricati, l'intervento fu seguito da un architetto uso a progettazioni su ville del Lago di Garda e furono apportate integrazioni architettoniche nello stile neoclassico già seguito in precedenza dalla proprietà Quaglia.
Tra le opere realizzate, si inserirono gli abbaini nella copertura dell'edificio principale, si ampliò e sopraelevò l'edifico secondario esterno alla cinta muraria del cortile (per ospitare il personale ed i manenti), si ristrutturarono gli interni con la realizzazione di camini in ardesia, vennero riprese e restaurate parte delle pareti affrescate, le ringhiere ed i fregi, rifatte pavimentazioni e l'impiantistica, completato il piano inferiore con un frantoio e finiture in legno e controsoffitto in legno cassonato, pavimentato il cortile con ciottoli bianchi e neri nello stile ligure.
Sull'esterno del fabbricato, sul fronte verso la vallata, fu realizzata la doppia scala esterna attuale, dotata di fontana, ed i camminamenti pavimentati che conducono al sottostante campo da tennis (non presente in precedenza).
Viene sistemato un laghetto con sponde in terreno naturale, dove verrà occasionalmente effettuata l'attività di pesca, si potenzia la rete di strade e percorsi interni all'intera proprietà sino ad arrivare ad una lunghezza complessiva di circa 28 chilometri.
Nei terreni circostanti viene impiantato in vigneto e l'antico "viale delle rose"
L'intero parco viene attrezzato ed usato per un certo periodo come riserva di caccia personale, dove la proprietà consente spesso l'accesso a conoscenti e relative compagnie di caccia e nel fabbricato di corte viene sistemata una "sala di caccia".
Per alcuni periodi i fabbricati sono abitati stabilmente da membri della famiglia e da manenti, mentre successivamente negli anni la residenza viene sempre più limitata ai periodi estivi e poi a soli episodi occasionali.
In tempi recenti, l'intera proprietà è stata oggetto di "visite" inopportune che ne hanno danneggiato l'integrità con serie di atti vandalici.
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PARTICOLARI DI TENUTA STAMPINO
Per gentile concessione Laura Carletti
DOVE SI TROVA / COME ARRIVARE