CHIESA DI SANT'ANDREA
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CHIESA DI SANT'ANDREA
(“Andora di un tempo” di Marino Vezzaro – Maria Teresa Nasi – Mario Vassallo)
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La chiesa di Sant'Andrea, di origine medievale (ci sono cenni storici che riferiscono di una antica costruzione di dimensioni più piccole, già intorno al 1000), ad una navata e con una sola ala, fu eretta su un poggio in posizione isolata rispetto all’abitato, divenendo parrocchia già prima del 1555 con il distacco dalla matrice di San Bartolomeo.
Il portale in pietra nera, non aveva sculture.
Di fronte, oltre la piccola piazza, sorgevano la casa canonica ed il cimitero.
A Ponente correva il fossato del Gionchero, che alimentava alcuni mulini e frantoi; a Levante, più lontano, si vedeva sgorgare l’acqua della sorgente Rosa (prendeva il nome dalla vicina casa della famiglia Rosa).
Dopo l’intervento seicentesco, attualmente si presenta in veste barocca, su una piazzetta pavimentata a ciottoli bianchi e neri, probabilmente dello stesso periodo dell’edificio principale o di poco posteriore.
Il campanile è alto 35 metri, edificato in secondo tempo, presumibilmente nel 1759 ed ha tre campane.
L’interno della parrocchiale venne interamente restaurato ed affrescato negli anni trenta del secolo scorso e conserva preziosi arredi lignei del settecento.
L’attuale edificio è composto da tre navate, una centrale e due laterali più piccole (intitolate alla Madonna del Rosario ed al Sacro Cuore di Gesù) e terminano tutte con altari e dietro a quello c’è il coro in legno, datato 1735.
Dopo l’ultimo restauro fatto dai pittori A. Marco e A. Traverso, voluto dall’allora parroco Don Raimondo, le pareti sono affrescate con raffigurazioni dell’Apparizione, Don Giovanni Bosco, il Redentore, l’Annunciazione e altre scene sacre, mentre nella grande volta centrale due grandi affreschi raffigurano l’Ascensione e la Crocefissione di Sant’Andrea, patrono di Conna.
La statua a grandezza naturale di Sant’Andrea è del 1823, mentre le altre cinque rappresentano l’Ascensione, il Sacro Cuore di Gesù, la Madonna del Rosario, l’Addolorata e San Domenico Savio.
Sopra il portone principale c’è l’organo e in un angolo un piccolo fonte battesimale marmoreo del 1858.
A breve distanza dall’abside della chiesa, ormai sommersi dalla vegetazione spontanea circostante, si trovano i ruderi di quello che è tradizionalmente riconosciuto come il “Castello dei Dega”, famiglia locale oggi estinta, di cui si narrano episodi passati riferiti al “Sciù Dega” ovvero Diego Maurizio Guardone.
Alla fine del 1500 i confini erano: verso San Bartolomeo, il fossato dello Scamegatore (della discarica), verso Molino Nuovo, il fossato del Duomo (o fossato del Passo) verso Villa Faraldi, la sommità della Colla e verso San Lorenzo, il fossato Cantalupo.
Le famiglie della parrocchia erano 70 e gli abitanti 300.
Nel 1600 le cappellanie erano:
- la Compagnia del SS. Rosario; possedeva una casa con attiguo un grande podere, lascito di Giò Arduino (25 marzo 1617) ed alcuni lasciti in denaro di Bartolomeo e Maitina Gardone, Battista Ordano, G. B. Gardone;
- la Compagnia del SS. Sacramento; non aveva proprietà e viveva di elemosine;
- la Compagnia della Purificazione;
- la Compagnia di Sant’Orsola; entrambe queste ultime due possedevano la terra detta Battagliosa (lascito di Maria e Domenico Gardone 20 gennaio 1629, un lascito in denaro (oltre 4.000 lire) di Padre Francesco Pietro Maria da Sant’Orsola Gardone - chierico delle scuole Pie (al Secolo Padre Pietro Maria), la terra chiamata Soria (lascito di Cristoforo Siffredo), tutti i beni di Viviano Manno (25 Marzo 1617); una piccola parte del reddito serviva per maritare le ragazze “fantine” povere.
Gli oratori erano:
DOVE SI TROVA / COME ARRIVARE