BORGATA DUOMO
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DUOMO
(Sabrina Lunghi)
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate
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La borgata del Duomo apparteneva al quartiere di S. Andrea, ma sottostava contemporaneamente alla Rettoria di S. Pietro, il cui edificio parrocchiale era ed è attualmente sulla sponda sinistra del torrente Merula, cioè su quella opposta rispetto alla ubicazione della frazione in questione.
La sua posizione particolare - piuttosto distante sia da Conna che da S. Pietro - (…), le consentì nel tempo di acquisire una certa autonomia rispetto ad entrambi.
Infatti da una notizia riportata da Raimondi, risultano esistere al Duomo due oratorii: quello di S. Sebastiano de via plana (attestato nel 1551) ed un altro dedicato a S. Maria. Inoltre era presente anche una cappella intitolata a S. Maria delle Grazie (attestata nel 1687). Nel 1716 l’oratorio di S. Maria ottenne il permesso di celebrare giorni riservati (...) non essendo accessibile la par(rocchia nei) tempi piovosi p(er) la fiumana [64].
Il Giardinello dice inoltre che nell’oratorio di N. Sig. ra delle gratie nella contrata del Domo si celebra la Messa tre volte la settimana; e più una volta il Mese (...) [65]. Sempre dalla stessa fonte risulta che a quest’oratorio erano legati dei proventi di terre (Pian di Gatte secche, Terra de Sifredi, Sorie, la fascia da Chà delli capi) nonché lasciti in denaro per la celebrazione di messe [66].
In una riduzione di legati risalente al 27 novembre 1646, è citato poi l’oratorio della Natività di N. ra Sig. ra del Duomo [67]. Ma è probabile che si tratti dello stesso edificio intitolato a S. Maria delle Grazie. Oggi tale luogo di culto viene comunemente nominato La Bambina e rimane la cappella/oratorio più importante della borgata [68].
La casa padronale Anfosso (… - n. 117), m. 11 x m. 20 x m. 9 x m. 15 x m. 11 x m.5 x m. 10, era poi dotata di una cappella dedicata all’Annunciazione, come si deduce dal bassorilievo posto su una delle due porte d’ingresso (Fig. 45), e pare che originariamente fungesse anche da chiesa della borgata [69].
La seconda entrata di questa casa è sormontata da un bassorilievo recante l’immagine della Vergine in trono col Bambino; è circondato da una cornice ad intonaco, con incisa la data 1793 (Fig. 46). E’ impossibile dire con esattezza se tale termine cronologico vada riferito effettivamente ad un restauro di fine ‘700 o sia da attribuirsi ad un intervento più recente, che ha riprodotto sull’intonaco una data scolpita precedentemente sulla pietra e quindi riferibile all’esecuzione del bassorilievo suddetto. Un soggetto analogo è presente in un portale di Taggia (Fig.46a), la cui iscrizione riporta la data 1760. Elemento, questo, che ci fa pensare che anche la Maestà del Duomo sia del XVIII secolo.
Il bassorilievo dell’Annunciazione (Fig. 45) si può confrontare con un esemplare genovese appartenente ad una sopraporta in Vico Croce Bianca l, del secolo XV (Fig. 47). Il motivo della Annunciazione compare a Genova proprio in questo periodo, in concomitanza con l’insediamento dei Domenicani in S. Maria di Castello e alla conseguente nascita di un consolante afflato religioso, poiché nell’iconografia della “Annunciazione” si concretizza in immagine la sintesi fra divino e umano [70].
A Triora in un bassorilievo di Via Camurati (Fig.48) ritroviamo lo stesso soggetto; il volto della Vergine, il panneggio delle vesti e il motivo decorativo dello scranno - peraltro non dissimile da quello del Duomo - fanno attribuire quest'opera al maturo Rinascimento.
Essa, come buona parte di quelle presenti nella suddetta località sono realizzate dai maestri della scuola di Cenova, operanti a partire dalla prima metà del ‘400 [71].
Un ulteriore confronto si può instaurare con la testata del portale maggiore del Santuario di N.S. della Rovere di San Bartolomeo del Cervo (Fig. 49); presenta una fattura rinascimentale e di conseguenza è databile al XVI secolo, mentre la sua cornice, in stile barocco, è più tarda [72].
Più difficile è proporre una datazione per i portali del Duomo.
Quello del rilievo dell’Annunciazione presenta un architrave con un rosone centrale e motivi vegetali ai lati (Fig. 45), che fanno scendere la cronologia almeno al XVI secolo. Va infine segnalata la presenza di una torretta, parte integrante del palazzo Anfosso; assommando tutte queste caratteristiche, risulta chiara l’importanza di questo palazzo rispetto al borgo circostante.
Le notizie storiche però sono, ancora una volta, scarse e recenti. Si può tuttavia partire da una considerazione: Giustiniani, nel l 535-7, riferisce che al Duomo risiedevano quaranta
Famiglie [73]. Moltissime se messe a confronto con altre frazioni più estese, ma meno numerose come Rollo (ventidue fuochi) o S. Pietro (venti fuochi). Una frazione che all’inizio del ‘500 si presenta così intensamente abitata, poteva vantare, a buon diritto un’origine remota, anche se è impossibile quantificare la sua antichità. Nell’inchiesta sui redditi del 1252 compare un maixo de domo, ed è molto probabile che esso fosse ubicato in questa località, nella quale quindi, in epoca feudale, esisteva un manso dal quale si sviluppò l’attuale abitato.
La borgata è composta da tre insediamenti (il Duomo propriamente detto, Na Burca e Besagnu, …), collegati da una strada che supera un dislivello di circa m. 50, con andamento tortuoso; essa proviene da una diramazione della attuale strada comunale che sale verso Conna; all’altezza del palazzo Anfosso (… - N. 117) si biforca in due direzioni: verso nord-ovest sale alla Cappella della Bambina (… - A) e prosegue in direzione ovest attraverso l’abitato, mentre con un percorso più settentrionale si collega alla sottostante strada comunale di Molino; ad est scende verso l’abitato di Na Burca e qui si divide ancora in due direzioni opposte. Sostanzialmente lo sviluppo dell’abitato è di tipo direzionale [74].
Rispetto alla situazione riportata nel Catasto Napoleonico [75], sono poche le variazioni moderne; si può registrare un ampliamento dell’abitato verso l’attuale frazione di Molino Nuovo, che - come rivela il nome stesso - nacque come propaggine orientale del Duomo nel secolo scorso, lungo quella che è divenuta l’arteria di principale collegamento della costa con l’entroterra.
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64 RAIMONDI, Rif. 35.
65 GIARDINELLO 1624, cc. 419-419 retro.
66 GIARDINELLO 1624, cc. 419 retro-420.
67 GIARDINELLO 1624, c. 373.
68 ANFOSSO 1994, p. 278.
69 ANFOSSO 1994, p. 274.
70 MULLER PROFUMO 1992, pp. 52-54.
71 VERDA SCAJOLA 1980, pp. 36-43.
72 DE NEGRI 1974, F. 308.
73 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. III, p. 62.
74 VARALDO 1985, pp. 155-6.
75 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. C, 1a Sub.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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