SANTA RITA - Andora nel tempo

iniziativa ideata e realizzata da MARIO VASSALLO
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SANTA RITA

SANTA RITA
(Mario Vassallo)
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Benedizione delle rose - Festa di Santa Rita 22 maggio 1985
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Sono il figlio di un andorese classe 1936, ed entrambi abbiamo mosso i nostri primi passi nella “ciassètta” di Santa Rita.
Per mio papà il “rione di Santa Rita”, il borgo della Marina, la “ciassètta” hanno rappresentato i luoghi dove la sua ed alcune altre generazioni sono cresciute, campo di gioco, esperienze e avventure di una vita; per me, un angolo diverso da tutti gli altri, molto legato alle mie radici andoresi e dove sono sempre stato accolto dai “grandi” del posto come uno di loro, il bambino da passare da uno all’altro, tenuto affettuosamente seduto sulle ginocchia, per essere amorevolmente interrogato “famme sentì cun sta bella lenguètta cumme ti parli ben u dialettu”.
Il legame tra gli andoresi e Santa Rita va oltre la dedizione votiva, oltre l'aspetto religioso, è diventato nel tempo un senso di appartenenza e distintivo che lega affettivamente gli abitanti ad un luogo, alla tradizione, alla quotidianità, alla vita vissuta da intere generazioni e famiglie, tra momenti di sacrificio, di festa e ricordi.
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“Andora e Santa Rita”, un collegamento tra la storia andorese e più semplicemente la memoria degli anziani del posto, di chi ha vissuto “a Santa Rita”, per ricordare alcuni di coloro che non ci sono più, ma anche chi è ancora qui al nostro fianco, talvolta in disparte, ma presenza viva di una tradizione distintiva locale, dedicandomi a riprendere la voce degli andoresi, con il privilegio di illustrare tutto con molte immagini (nella maggior parte inedite) gentilmente fornitemi dalle antiche famiglie, che mi hanno accolto con grande stima e affetto.
A loro il mio più grande ringraziamento, per avermi aiutato in questi due ultimi mesi che ho dedicato ad “Andora e Santa Rita”:
Emanuele e Claudio Giusto, con la mamma Adelaide, Lino Mazzini, Mariangela Ordano, Sandra e Lidia Vernazzano, Luciana Dellarti, Nello Giusto e mio papà Berto.
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Nelle famiglie contadine di un tempo, soprattutto le componenti femminili, dedicavano una partecipata devozione alla Vergine Maria (nelle varie versioni mariane), al Sacro Cuore di Gesù, a Sant’Antonio e soprattutto a Santa Rita.
Per questo motivo, quest’ultima godeva di privilegio votivo piuttosto marcato all’interno di alcune comunità.
Il territorio andorese è costellato in gran numero da edifici quali cappelle e oratori, oltre che chiese, tanto da non nascondere una dedizione religiosa e spirituale anticamente diffusa da parte degli abitanti.
La Marina di Andora, nella prima metà del Novecento, si presentava priva di una vera e propria chiesa, essendo territorialmente assoggettata alla Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, non proprio a portata di mano per gli abitanti del litorale, e alla Santissima Trinità di Rollo, non abituale meta perché in posizione arroccata; Santa Matilde, di relativa recente costruzione si trovava “de là da sc-ciumàia” e la sua figura di “promiscuità” con il Seminario non ha mai attecchito in modo esteso nelle abitudini votive della Marina, i cui abitanti hanno a lungo lottato per la creazione di una loro propria chiesa, che si materializzerà sono alla metà degli anni ’50 del Novecento.
Anche per queste motivazioni, si spiegherebbe il “successo affettivo” di presenze minori, ma sentite localmente in modo molto tradizionale e strette, come la Cappellina di Mezzacqua e la sua Immacolata Concezione e, senza alcun dubbio, Santa Rita, la quale assume quasi una confidenzialità di famiglia.

Per gli andoresi della Marina in principio e per molti altri successivamente, Santa Rita non è solo la Santa, una commemorazione annuale, un giorno sul calendario, la “sagra dei muscoli”; Santa Rita è un riferimento territoriale ed umano che lega le origini contadine del luogo alle tradizioni, al clima festoso, ma soprattutto alla vita quotidiana fatta di sacrifici, di affetti, di momenti, di ricordi, di incontri e della presenza di tutte le persone che hanno fatto parte della realtà passata e presente di quel “recantu”, e non solo: ha un significato profondo, testimoniando uno spirito votivo e soprattutto di aggregazione che si tramanda nel tempo.
L’aspetto del sacrificio, della determinazione, della perseveranza e proprio dell’aggregazione non è nuovo negli abitanti del borgo della Marina, che già dalla metà del ‘500 hanno ricostruito da soli le loro case distrutte dalle incursioni piratesche saracene, semplicemente per potervi abitare, difendendo e rivendicando il proprio spirito di appartenenza a questo luogo.
Nel passato e in parte più marginalmente ancora oggi, non è distintivo quanto sia antica la festa dedicata alla ricorrenza, è distintivo che quando si nomina Santa Rita gli andoresi si riflettono e riconoscono istintivamente in un micromondo che portano nei cuori e il 22 maggio di ogni anno, il giorno dedicato alla Santa, puntualmente si rievoca e riscopre un evento che ha legato e lega ancora intere generazioni degli abitanti locali e non solo.

Quando si parla di Santa Rita e della sua “festa andorese” portata avanti dall’omonimo Comitato cittadino, non si può trascendere dagli appuntamenti giornalieri che la caratterizzano, con un fitto e intenso calendario, contornato da una ricca rievocazione di ricordi, che alla fine si ricompongono nella sentita descrizione fatta da Alma Anfosso nel suo libro “Questa nostra Andora”:
“Mentre le tradizionali feste sacro-profane legate alle singole cappelle, un tempo profondamente sentite, si sono andate gradualmente estinguendo, riducendosi ormai alla celebrazione religiosa di un triduo o di una o due Messe non sempre con processione, la cappelletta di Santa Rita è divenuta mano a mano il centro di una caratteristica, animatissima manifestazione popolare che si svolge il 22 maggio con celebrazione eucaristica e benedizione delle rose al mattino, nella piazzola gremita, multicolorata, olezzante, e iniziative varie pomeridiane estese anche agli spazi circostanti (giochi, gare, premiazioni...), culminanti a sera in una succulenta cena libera all’aperto, allestita su banconi, a base di specialità locali e prodotti marinari”. Famosissime le “Cozze di Santa Rita” (“i musculi”).
Le parole di Alma Anfosso ci legano alla tradizionalità del passato ed alla natura originale dell’evento, con la citazione dei “musculi”; questo è proprio il termine specifico e originario che ha determinato la conoscenza e distinzione della tradizione culinaria dedicata e legata alla “festa di Santa Rita”, per la quale chi vi andava a mangiare era servito con i “muscoli” e non con le cozze o altro equivalente: faceva parte della tradizione e originalità imprescindibili della festa del 22 maggio la presenza dei “muscoli di Santa Rita”.


Foto Collezione privata Mario Vassallo
La “ciassètta” nei primissimi anni del 1900: a destra non è ancora presente il muro a filo careggiata della Strada della Cornice (successivamente Strada Nazionale Aurelia) e nei pressi del Bastione non è ancora stata costruita la Locanda – Trattoria degli Amici (sarà edificata nel 1921).


Gli stessi luoghi visti con un’insolita prospettiva.

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Nel 1913 viene a mancare il Marchese Marco Maglioni e la sua residenza andorese (odierna area del Parco degli Aviatori e tre palazzi blu) passa in successione all’unica figlia Maria Ernestina, da 14 anni sposata con il Conte Paolano Mazè de la Roche e residente ad Alassio.
La tenuta andorese è impegnativa ed ha delle difficoltà di manutenzione, in quanto il terremoto del 1887 l’ha gravemente colpita e il restauro e la parziale ricostruzione dei fabbricati a seguito delle lesioni subite cominciano a presentare segni di cedimento.
La logica conseguenza è il progressivo abbandono dell’intera proprietà, che in parte, per alcuni terreni, viene addirittura donata alle famiglie dei “manenti” a lungo impegnati alle dipendenze del padre.
Addossato al muro di cinta a Ponente dell’esteso parco – giardino, poco a monte rispetto al Bastione, è presente un forno, che viene donato agli abitanti delle vicine case della Marina nel 1917, circa due anni prima di vendere la restante proprietà al notaio Ambrogio e all’avvocato Garelli di Mondovì, che trasformeranno l’intera tenuta nel lussuoso Grand Hotel du Parc.
Questa prestigiosa struttura alberghiera opererà fino al 1927 e l’intera proprietà sarà venduta l’anno successivo (1928) all’Istituto Orfani di Guerra di Cuneo, il quale avvierà l’omonima colonia marina nel 1929.
Nel mentre, pochi anni prima (nel 1925-26), Don Calvi acquistò l’ormai famoso quadro di Santa Rita, destinandolo alla struttura della Colonia di Asti in corso di completamento (utilizzando parte degli edifici già appartenenti all’ex cantiere navale “Navital”, sarà ultimata nel 1927 e dal 1930 verrà gestita in compartecipazione con il P.N.F. come colonia “Elios” e successivamente anche come colonia “Salus” con sede in Carmagnola).
Il forno era un bene prezioso di uso comune a tutti gli abitanti delle case intorno, in un’epoca storica in cui la presenza di strutture accessorie di uso quotidiano era abitualmente condivisa tra tutti, all’interno di ogni singola borgata, come appunto il forno per fare il pane, la fonte o pozzo a cui attingere l’acqua per usi domestici, talvolta un lavatoio.
La devozione degli abitanti della Marina porterà a rinsaldare la loro fede nei confronti di Santa Rita, utilizzando tale forno trasformato come luogo per la conservazione del quadro votivo della Santa, fino a quando non sarà realizzato un pilone - cappelletta dedicato, che successivamente con i dovuti interventi diventerà l’attuale cappella.


Foto per gentile concessione Luciana Dellarti
La foto risale agli anni 1928-1930: l’edificio sulla destra è la parte a monte del Bastione e sullo sfondo si nota il portale della ex tenuta del Marchese Marco Maglioni e successivamente Grand Hotel du Parc, in questi anni già proprietà dell’Istituto Orfani di Guerra di Cuneo.
A sinistra del portale, addossato al muro di cinta della proprietà della “Colonia di Cuneo” si vede l’antico forno donato dalla Contessa Maria Ernestina Mazè de la Roche (figlia del Marchese Marco Maglioni) agli abitanti della Marina che diventerà la sede provvisoria del quadro di Santa Rita.
La donna a sinistra in primo piano è Silvia Crivelli (classe 1910, mamma di Luciana Dellarti), all’epoca di età 18 – 20 anni.


Foto Collezione privata Mario Vassallo
La borgata della Marina nel 1930: ai lati del tempietto sono ancora presenti due fabbricati che derivano dall’antica tenuta del Marchese Marco Maglioni e che saranno abbattuti nel 1932 in occasione della costruzione di Villa Laura.


Foto Collezione privata Marino Vezzaro
Una delle rarissime foto panoramiche della borgata della Marina nel periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale – anno 1941: una testimonianza che fissa la linea di passaggio tra l’Andora antica e quella che diventerà l’Andora moderna


FOTO A – (Collezione privata Mario Vassallo)
Nel 1912, la borgata della Marina con ancora pressochè integro il muro di protezione dei campi coltivati dalle mareggiate.
FOTO B – (Collezione privata Mario Vassallo)
“A ciassètta” della Marina nel 1929.
Sullo sfondo al centro, il balcone (poggiolo) della sartoria di Giuseppe “Pipìn u sartu” Denegri, sul quale nel 1954 avverrà l’incoronazione della statua dell’Immacolata Concezione di Mezzacqua.
FOTO C – (Collezione privata Mario Vassallo)
Nel 1931, la borgata della Marina presenta ancora l’acquedotto arcato integro: alcuni tratti crolleranno entro un breve periodo.
A sinistra del Bastione, in allineamento alla vecchia Locanda degli Amici, si intravede il forno comune che diventerà sede del quadro di Santa Rita.
FOTO D – (Collezione privata Marino Vezzaro)
La “ciassètta” nel 1936: la casa sullo sfondo a destra, dove ci sarà la sartoria di Giuseppe “Pipìn u sartu” Denegri, non è ancora stata sopraelevata.


FOTO E – (Collezione privata Marino Vezzaro)
Nel 1938, nei pressi della borgata della Marina e già crollato un lungo tratto dell’antico muro che forniva protezione ai campi coltivati e sull’estrema destra in basso si percepisce la presenza del “nuovo” muro che fiancheggia la carreggiata stradale dell’Aurelia (ancora Strada della Cornice).
FOTO F – (Collezione privata Marino Vezzaro)
Nel 1939, sono già crollati due tratti dell’antico acquedotto del Marchese Maglioni.
FOTO G – (Collezione privata Mario Vassallo)
Nella prima metà anni ’50, nei pressi della borgata della Marina è già presente la Pensione Nello e sfoggia Villa Laura vicina al Tempietto.
FOTO H – (Collezione privata Marino Vezzaro)
Nel 1959, ad uno dei lati della “ciassètta” è già stato realizzato l’ampliamento della Locanda – Trattoria degli Amici
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Alma Anfosso, nel suo libro “Questa nostra Andora” raccoglie le memorie di alcuni anziani del luogo, che ci tramandano in modo accorato e fedele in date ed avvenimenti gli accadimenti e la storia che portarono all’inizio della tradizione di Santa Rita.
Di seguito, le parole riportate di Maria Pastorino, classe 1908, vedova Vernazzano, figlia di Giuseppe “Beppìn de vacche” e Elmenegilda “Girda” Perata, abitante in una delle case della Marina poco distante dalla Cappella di Santa Rita, di cui è amorevolmente ricordata e considerata come una delle “devote guardiane” del luogo.
“ ….. Maria Pastorino mi riassume animatamente e con passione le vicende e vicissitudini dell’erezione della cappelletta, nella quale lei stessa ebbe tanta parte personalmente: “Nel 1925-26 Don Calvi comprò un quadro di Santa Rita e lo collocò in un padiglione della Colonia Marina di Luigi Ciarlo, poi venduta al Comune di Asti. Il Ciarlo vende la colonia di Asti intorno al 1930, e allora un gruppo di sette persone (*) s’impegnò con attestato scritto ad accudire al Quadro. Quelle persone dovevano ospitarlo a turno nelle proprie case, ciascuna per la durata di un anno. Poi pensarono di trasferirlo in chiesa, cioè nella Cappella della Concezione della borgata Mezzacqua, affinché vi fosse debitamente onorato. Ma “Père Raphaël” si oppose. “Père Raphaël” era un sant’uomo ma aveva le sue fisime, e inoltre un suo bel caratterino ostinato. Propose di collocarlo in sacrestia, appeso alla porta. Argomentò infatti che la cappella era dedicata alla Concezione e che non si potevano celebrare due feste, una della Concezione e l’altra di Santa Rita. Allora io... e chi altri?... Luigia Marengo, Lorenzo Mordeglia, Gilda Pastorino, Antonio De Negri, Benedetto Giusto, Adelina Micheri, Angiolina Negro, Maddalena Maldini decidemmo di costruire un Pilone. “Pere Raphael” obiettò: “Il Vescovo sarà d’accordo?”. Io gli risposi pepatamente e lui mi ammoni sorridendo …... Di nostra iniziativa costruimmo il Pilone, o meglio la Cappelletta, vi ponemmo il Quadro e facemmo la festa. Ma “Père Raphaël” non venne. Allora l’anno successivo mio padre lo invitò a pranzo per la festa di San Giuseppe …... e arrivati al momento della torta gli disse: “Padre, la informo che quest’anno non verrà nessuno in chiesa a far Pasqua, poiché lei non viene a Santa Rita”. Per quei tempi era un’enormità, uno scandalo. “Ma ci vuole l’autorizzazione del Vescovo”, tornò a obiettare il Padre, colpito a tradimento. “Possiamo andare noi stessi in Curia a chiederla, se lei è d’accordo”. “Ci andrò io”. E ci andò. “Santa Rita” fu finalmente consacrata. Così finì la nostra lunga guerra per quel Quadro: nel 1937”.  


Foto Collezione privata Marino Vezzaro
Il quadro di Santa Rita sistemato nella sua originaria dimora nella “ciassètta”: l’antico forno della borgata della Marina.


Foto per gentile concessione Famiglia Vernazzano
Maria Pastorino davanti alla Cappella di Santa Rita.


Foto per gentile concessione Famiglia Vernazzano
Maria Pastorino davanti alla Cappella di Santa Rita.


Foto per gentile concessione Famiglia Vernazzano
Maria Pastorino davanti alla Cappella di Santa Rita.


Foto per gentile concessione Famiglia Vernazzano
Maria Pastorino sul terrazzo della sua abitazione nel rione di Santa Rita.
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I fatti narrati da Maria Pastorino testimoniano la definizione della presenza stabile di Santa Rita, in quella parte andorese nota tradizionalmente con il nome di “a ciassètta” (“la piazzetta”), uno spazio tra le case abitate, culla, ritrovo e teatro di scorribande dei bimbi e poi dei ragazzini locali, che tutti tendono sempre più abitualmente e incessantemente a chiamare “la piazzetta di Santa Rita”, ma in realtà il suo nome assegnato è un altro; un nome che istituzioni e abitanti tendono presto a dimenticare perché l’importanza e l’affetto nei confronti della Santa va oltre ogni limitazione imposta dalla burocrazia: piazza Prospero Marchiano.

Prospero Marchiano era un cittadino andorese che effettuò nell'Ottocento un importante lascito alla Congregazione di Carità di Genova e che successivamente, anche con l'interessamento e la contribuzione del Marchese Giuseppe Maglioni diventerà la Colonia Stefania Maglione e poi Albergo dei Poveri di Genova o Colonia Brignole.
Questo suo gesto da benefattore portò in seguito l’allora Amministrazione Comunale a dedicargli, più o meno formalmente, uno spazio pubblico, che sarà successivamente sostituito in modo semplificativo nella denominazione di via San Lazzaro (Delibera di Consiglio Comunale n° 54 del 23 luglio 1961) ed infine, “a furor di popolo”, in Piazzetta Santa Rita (Delibera di Consiglio Comunale n° 81 del 27 giugno 1991).

Le parole di Maria Pastorino, riportate da Alma Anfosso, evidenziano un aspetto curioso del legame tra le due espressioni votive più antiche e più sentite tra gli andoresi della Marina: Santa Rita e l’Immacolata Concezione.
Mezzacqua e la Marina sono i due insediamenti abitati dell’epoca, piuttosto vicini tra loro ed è normale pensare che vi siano interconnessioni tra le due figure sacre.
Da una parte, l’Immacolata Concezione avrebbe ospitato Santa Rita nel suo periodo transitorio di instaurazione; dall’altra parte, l’ambiente di Santa Rita avrebbe ricevuto l‘Immacolata Concezione e le sarebbe stato testimone in due passi importanti della sua storia locale.
In sostanza il borgo della Marina con la sua Santa Rita (in alternanza con la raffigurazione mariana di Mezzacqua), viene vissuto un po’ come il centro di aggregazione votivo da parte degli abitanti andoresi più prossimi al litorale costiero.

Nel 1949, in occasione del passaggio della processione della Beata Vergine (statua mariana precedente all’Immacolata Concezione nella Cappellina di Mezzacqua), nella piazzetta di Santa Rita vengono allestite le riproduzioni viventi dedicate alla Madonna di Lourdes ed alla Madonna di Fatima:
  • per quanto riguarda la Madonna di Lourdes, la "Signora vestita di bianco" viene interpretata da Celestina Prioglio e Bernadette Soubirous da Rosella Zampieri;
  • relativamente alla Madonna di Fatima, la "Bellissima Signora" è interpretata da Costanza Noè, Jacinta Marto da Anna Mordeglia, Francesco Marto da Marietto Mordeglia e Lucia Dos Santos da Adelina Zampieri.

L'8 dicembre 1953, si svolge la processione per l'inaugurazione della nuova statua mariana dedicata all’Immacolata Concezione.
Il corteo parte dalla Trattoria Cacciatori, percorrendo la Strada Nazionale Aurelia, giunge alla "chiesetta" di Mezzacqua, passando davanti a Santa Rita dove viene celebrata una funzione, e durante il percorso, gli uomini di tutte le famiglie della Parrocchia (Parrocchia di San Giovanni Battista) si alternano nel ruolo di portantini della Madonna.
Nel mese di maggio dell'anno successivo (1954), la statua della Madonna viene ospitata a turno in tutte le borgate della Parrocchia, cominciando da Castello, seguito da Colla Micheri, San Rocco, ecc. e questa ospitalità, legata alle solenni e partecipate processioni durante gli spostamenti da un luogo all'altro, creano un percorso che sarà chiamato e ricordato con il nome di "Madonna Pellegrina".
Un anno dopo il suo arrivo, l'8 dicembre 1954 (*), sempre nella "ciassètta" della Marina, viene celebrata da Padre Raffaele l'incoronazione della Vergine, effettuata dalle mani di Pellegro "Nino" Ferrando, in una “piazzetta di Santa Rita” con le case addobbate a festa per le grandi occasioni.
Dopo l'avvenuta incoronazione, l’Immacolata Concezione tornerà nella sua dimora di Mezzacqua con una processione che passerà per la "Pineta".

(*) Questa è la datazione testimoniata da Don Michele Bazzano (all'epoca già aiutante di Padre Raffaele Biehler), raccolta da Marino Vezzaro e riportata in uno dei suoi libri fotografici, oltre ad essere annotata sulle fotografie della propria Collezione Privata.
Secondo altra fonte testimoniale, le processioni della "Madonna Pellegrina" si sarebbero svolte a partire dall'8 dicembre 1953, per concludersi con l'incoronazione a fine primavera del 1954.


Foto Collezione privata Marino Vezzaro – versione esclusiva “ricolorata” Mario Vassallo
Anno 1949 – Il quadro vivente della Madonna di Lourdes allestito nella “ciassètta” della Marina: la "Signora vestita di bianco" viene interpretata da Celestina Prioglio e Bernadette Soubirous da Rosella Zampieri.


Foto Collezione privata Marino Vezzaro
Anno 1949 – Il quadro vivente della Madonna di Fatima allestito nella “ciassètta” della Marina: la "Bellissima Signora" è interpretata da Costanza Noè, Jacinta Marto da Anna Mordeglia, Francesco Marto da Marietto Mordeglia e Lucia Dos Santos da Adelina Zampieri.


Foto Collezione privata Marino Vezzaro
La processione che porta l’Immacolata Concezione nella “ciassètta”; il corteo è “aperto” dalla Banda San Raffaele al completo.


Foto Collezione privata Marino Vezzaro
8 dicembre 1954 - La “ciassètta” addobbata a festa in occasione dell’incoronazione della nuova statua dell’Immacolata Concezione di Mezzacqua, che si nota affacciata sul “poggiolo” al primo piano, con davanti un drappo riportante una grande “M” steso sulla ringhiera.


Foto Collezione privata Marino Vezzaro
8 dicembre 1954 – Nella borgata della Marina, Pellegro Ferrando incorona l’Immacolata Concezione sotto lo sguardo di Don Raphael Biehler: tutto avviene sul “poggiolo” della sartoria di Giuseppe “Pipìn u sartu” Denegri.
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Riviviamo alcuni aspetti che ci introducono nelle prestazioni organizzative che hanno dato vita e permesso la realizzazione e sviluppo della festa andorese più antica, grazie ai ricordi di Lino Mazzini (classe 1937).

Nel 1960 – 1961, l’intrattenimento pomeridiano si affidava a giochi organizzati che prevedevano la corsa nei sacchi, l’albero della cuccagna che veniva installato per l’occasione, oltre ad una sfida di abilità per i ragazzini, i quali dovevano prendere con la bocca alcune monete adagiate sul fondo di una vasca di zinco; in anni precedenti era in uso la corsa tenendo in bocca un cucchiaio con sopra un uovo che non si doveva fare cadere.
Nel 1962, per la prima volta vengono cucinati e offerti i “muscoli”: Luigi Gaggino è il cuoco nella cucina della vecchia Locanda – trattoria degli Amici e Lino Giusto decide di offrire la cena a chi aveva contribuito lavorando alla preparazione della festa; vengono cucinati 5/6 kg di mitili e distribuiti gratis e questa diventa l’usanza per alcuni anni seguenti.

Lino Giusto, classe 1948, rimasto orfano di padre a soli 7 anni, già in giovane età si dedica a quella che è l’attività di famiglia (inizialmente insieme alla mamma Maria), la “Locanda – Trattoria degli Amici”, fondata dal bisnonno Baciccia “dell’articiocca” e dal nonno Emanuele e portata avanti con l’aiuto delle prozie “e biunde” (Marina, Angela, Luigia, Assunta).
La “locanda” si trova a 30 metri dalla Cappella di Santa Rita e Lino, con la sua personalità creativa e sempre pronto a organizzare qualcosa che coinvolga, diventa presto un cardine essenziale nella realizzazione e gestione dell’evento del 22 maggio e di tanti altri che trascineranno l’intero gruppo di lavoro composto esclusivamente di appassionati e volenterosi volontari.

Nel 1968, per la prima volta i “muscoli” vengono distribuiti a pagamento: ne vengono cucinati 50/60 kg e la sera arrivano per mangiare gli operai dei palazzi in costruzione; i piatti vengono passati direttamente dalla finestra della cucina della locanda di Lino.
Dall’anno successivo si provvede alla distribuzione delle portate in modo più adatto, adattandosi al crescente interesse per l’iniziativa, che si trasforma in un vero e proprio evento atteso per la “festa di Santa Rita”, con Lino Giusto riconosciuto quale organizzatore.

Le persone che si occupano di tutto il lavoro e dei preparativi sono tante ed è difficile riuscire a ricordarle tutte; si alternano in tutte le fasi, è presente l’intero rione, ma non mancano individui dei dintorni ed anche dell’entroterra; ognuno offre il suo aiuto e da allora alcuni sono andati avanti, altri si sono trasferiti per cause famigliari o di lavoro e altri ancora sono stati raggiunti e talvolta sostituiti dalle proprie nuove generazioni, in un ricambio in famiglia che mantiene viva la tradizione e l’affetto per la manifestazione.
Alcune di loro, che tanto hanno dedicato alla creazione ed al mantenimento della “festa di Santa Rita”, non ci sono più e ogni anno l’occasione porta a ricordarle, tra innumerevoli aneddoti e testimonianze che fanno riaffiorare i volti, i nomi anche di intere famiglie, le cui vite si sono intrecciate con la ricorrenza/evento andorese, lasciandovi un profondo segno.
Ognuno fornisce il proprio aiuto dove serve una mano, e alcuni assumono compiti specifici.



Foto per gentile concessione Piero Dagati
Lino Mazzini
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Il "gruppo di Santa Rita" è molto affiatato e col passare degli anni la voglia e l’interesse di allargare le iniziative si espandono: è così che i soliti volenterosi, gli stessi volti, si spingono a contribuire ad altre partecipazioni andoresi come gli eventi di Mezzacqua, ma soprattutto Fantasia Andorese (nell’ancora Parco I.N.A.M.) e la Sagra du Michettìn (a San Bartolomeo), nella “casa” della Don Dagnino presieduta da Roberto Risso.
E questa espansione produce l’effetto di ritorno, con il quale alcune persone di altre zone andoresi e di altre sagre si “trasferiscono” ad aiutare in occasione di Santa Rita, allargando ulteriormente il gruppo dei volenterosi.
Le operazioni di cucina prevedono tanto lavoro manuale e dal vicinato arriva chiunque ad aiutare a pulire le montagne di mitili, e di mele che sbucciate diventeranno le “frittelle di Santa Rita”.
Le presenze alla cena con i “muscoli di Santa Rita” sono enormi ed il lavoro manuale, seppure i volontari siano tantissimi, è molto impegnativo, tanto da ricorrere all’utilizzo di un macchinario che viene sistemato, modificato e destinato ad un utilizzo intensivo per pulire i mitili.
Negli anni la dotazione di attrezzatura si accresce con le friggitrici, la macchina per tagliare le patatine (ne faceva un quintale all’ora); Lino Mazzini crea una dosatrice per fare le frittelle che contiene circa 1,5 kg di pastella e permette di fare una frittella in andata ed una in ritorno, la quale viene utilizzata anche a Santa Rita; ma l’anno successivo, proprio per questo evento, ne realizza un’altra “potenziata” che contiene circa 10 kg di pastella e riesce a fare ad ogni passata quattro frittelle in andata e quattro in ritorno.
Intanto i “muscoli” cucinati raggiungono gli 11 quintali e la farina per la pastella delle frittelle i 70 kg!!
Per le cotture viene in aiuto Angelo Galleano che mette a disposizione pentolame ed attrezzatura alberghiera, coadiuvando per alcune cotture; un anno interviene anche l’Hotel Moresco.
Quando chiuse il Cinema Rossini, presso il complesso Ariston, furono acquisite le sedie; arrivate in condizioni non ottimali, vennero ripulite e rinnovate scaldandole a fiamma col cannello e successivamente sistemate con l’olio di gomito delle donne del gruppo, ed infine timbrate tutte dietro nello schienale con la scritta “Santa Rita”, grazie ad uno stampo fatto da Lino Mazzini.
La struttura della cucina di Santa Rita veniva realizzata con ponteggiature in tubi innocenti forniti dal Comune, al cui montaggio contribuivano le famiglie Vernazzano.
A fine sagra l’attrezzatura veniva smontata e accuratamente immagazzinata in appositi magazzini.
Le rose provenivano dalle coltivazioni di Soldano e San Biagio della Cima.
Alcuni andoresi si recavano a raccogliere le invendute ed a tagliare quelle rimaste come “scarto” sulla pianta, mentre in periodi più recenti si acquistavano.
Qualche volta il Comune di Andora metteva a disposizione un suo automezzo con operaio alla guida per il trasporto

Molti dei nomi, di chi si è dedicato allo svolgimento e riuscita nelle varie edizioni della Festa di Santa Rita, vengono ricordati dalle immagini impresse nella memoria di chi gli è stato a fianco, seppure tendano ad affievolirsi col passare del tempo.

Per gli anni più recenti, invece, abbiamo la possibilità di rivivere e “incontrare” i volti di chi si è impegnato nella festa annuale, sfogliando veri e propri “servizi fotografici”.
Voglio fare un grande ringraziamento a Piero Dagati.
Piero ha fatto e fa della sua passione per fotografare le persone agli eventi, l’essere sempre presente e pronto a dedicare il suo tempo agli altri e per gli altri.
E troppo spesso ci si dimentica di lui, di dare il giusto valore a questa sua dedizione e a quello che ci dona.
Negli anni, ha prestato il suo aiuto alla Festa di Santa Rita e l’ha testimoniata con migliaia di foto, che hanno fissato e tramandano il recente passato grazie alla sua presenza.
Per questo a Piero, un GRAZIE di cuore per le sue preziose foto e questa è una raccolta di alcuni suoi scatti che ci riportano ai ricordi e alle persone di alcuni anni trascorsi.
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Per finire questa serie dedicata ad Andora e Santa Rita la conclusione più sentita non poteva essere che l’affettuosa testimonianza di una famiglia che ha fatto parte della vita della Marina e del rione di Santa Rita, dove ha lasciato i propri cuori.
La famiglia Ordano, gestori della bottega di alimentari del Bastione, con papà Italo (classe 1927), mamma Rina Garassino (classe 1923), il figlio Andreino e la figlia Mariangela con le sue parole:
“Come la maggior parte di quella generazione che ormai ci accompagna dallo scalino più alto del mondo, ho avuto la fortuna di nascere lì, in quell’angolo di Andora dove ho lasciato un pezzo del mio cuore.
Ho iniziato la mia vita in quella grande famiglia che si chiamava “Ciassètta” creando un caos frenetico perché non era stato previsto che nascessi.
A casa ad aspettarmi c’erano la nonna Graziosa e Vanna con tutto il vicinato e da quel giorno sono stata un po’ la figlia di tutti.
Ogni giorno ricevevo l’amore di quelle donne meravigliose che, andando a fare la spesa da “u Italu”, vedevano la Rina impegnata nel suo lavoro e io dentro una cesta del pane, e non facevano altro che prendermi e portarmi con loro.
Le mie babysitter Luciana, Adelia, Fulvia……. e tutte quelle ragazze che vivevano lì …. ero una zingarella figlia di tutti.
Crescendo mia mamma ha avuto delle sorelle meravigliose che per me erano i punti fermi: Nuccia con cui ho condiviso anche la perdita del suo Ercole, e Nietta “a muiè du caegò” (Lucifredi), che da quando terminavano le scuole mi portava con se per tutta l’estate.
Ho avuto la fortuna di crescere nella serenità di quella piazzetta dove erano tutti uno per l’altro, in quello scorcio di Andora dove c’erano due negozi di alimentari a distanza di 50 metri.
Il mese di maggio per noi era il più bello, l’inizio delle belle giornate primaverili e il momento dell’organizzazione della festa di Santa Rita.
Si iniziava con la novena e il rosario, e finito di pregare per noi cominciavano le serate sugli scalini, dove ci fermavamo per giocare a nascondino noi piccolini, mentre i ragazzi più grandi e Andreino………. andavano a fare i furbetti sotto le piante di ciliegie dei dintorni.
Poi finalmente arrivavano i giorni imminenti alla festa e fervevano i preparativi con Lino, Adelia, Vanda, Biancarosa ….
Pronti ad andare a raccogliere le rose, che poi venivano sistemate da Maria, Vanna, ..…
Gli uomini con l’ausilio delle donne pulivano quintali di muscoli e poi Lino, Italo, Piero, Roberto e tutti gli altri della piazzetta si dedicavano all’apertura delle cozze ed alla preparazione dei vari sapori da mettere in cottura, e terminata questa fase iniziava finalmente la festa!
Sono stati i miei 20 anni passati in quella grande famiglia chiamata “Ciassètta” che poi mi sono venuti a mancare non per nostra volontà ma per costrizione.
Sono ricordi per me indelebili, che porto nel mio cuore con amore e gratitudine verso tutti”.


Foto per gentile concessione Famiglia Ordano
La famiglia Ordano: Mariangela, Rina, Andreino, Italo.


Foto per gentile concessione Famiglia Ordano
Italo Ordano a Santa Rita.


Foto per gentile concessione Famiglia Ordano
Italo Ordano, Salvatore Lo Re, Roberto Melotto a Santa Rita.


Foto per gentile concessione Famiglia Ordano
Rina e Italo.


Foto Collezione privata Mario Vassallo
Anno 1959 - Il Bastione con la bottega di alimentari della famiglia Ordano


Foto Collezione privata Mario Vassallo
Inizio anni ‘80 - Il Bastione prima della ristrutturazione, con la bottega di alimentari della famiglia Ordano
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L'antico portale di Villa Mazè a fianco alla Cappella di Santa Rita
La targa che ricorda la "Ciassètta" Santa Rita quale punto di ritrovo dei vecchi andoresi
La targa che ricorda la "Ciassètta" Santa Rita quale punto di ritrovo dei vecchi andoresi
Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
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Per informazioni scrivere a mariovassallo@andoraneltempo.it
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