LA RESISTENZA - Andora nel tempo

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LA RESISTENZA

STORIA E DOCUMENTI > STORIA ANDORESE
LA RESISTENZA
(Marino Vezzaro)

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Casa Bertè

Nella Valle del Merula, i primi aspetti di una organizzazione delle bande partigiane si ebbero quando quella di Felice Cascione, nel dicembre 1943, dalla località Magaietto (Comune di Diano Castello), si trasferì nella località detta “Passu du Beu”, nel Comune di Stellanello, attraversando il Passo della Colla (zona del Pizzo d’Evigno).
Alcuni giovani della zona di Andora, dopo l’8 settembre, avevano manifestato l’intenzione di raggiungere le prime improvvisate bande partigiane che si stavano organizzando in montagna, in parte per non essere obbligati a confluire nell’esercito della Repubblica Sociale, che era stata costituita al Nord con a capo Benito Mussolini, dopo che costui era stato liberato dai Tedeschi dalla prigione del Gran Sasso su ordine di Hitler.
Durante l'inverno 1943 – 1944, queste bande nella maggioranza si sciolsero, in attesa di una vera organizzazione, che si attuò nella primavera del 1944, con l'intervento di vecchi antifascisti che avevano sperimentato le galere del Regime.
Dopo che Felice Cascione cadde in combattimento il 27 gennaio 1944, vi fu uno sbandamento generale, fatto che subito si arrestò quando comparvero delle bande ben organizzate: tra le altre la “Volante”, comandata da Silvio Bonfante (Cion) e la Volantina comandata da Massimo Gismondi (Mancen), bande che, inizialmente, operavano nella Valle del Merula e che nel luglio successivo confluirono nella 1a Brigata “Silvano Belgrano”, dopo che venne costituita la 2a Divisione d’assalto Garibaldi “Felice Cascione”.


Silvio Bonfante "Cion"

Il 10 giugno 1944, avviene il primo rimarchevole e drammatico episodio della guerra partigiana nella Valle del Merula.
In località Rossi, una squadra del Distaccamento della “Volante” di Cion obbliga quattordici militi fascisti ad arrendersi: sono catturati, disarmati e puniti perché da qualche tempo rendevano precaria la vita alla popolazione con soprusi e ruberie.
Un tentativo nemico di rappresaglia fallito, non provoca conseguenze agli abitanti del luogo.
Si hanno intanto le prime perdite partigiane: Matteo Canale, nato a Stellanello nel 1928, incaricato di svolgere attività di collegamento tra le formazioni partigiane (ormai cresciute di numero), è catturato il 19 giugno successivo nella zona di San Lorenzo, nel corso del grande rastrellamento nazifascista culminato con la battaglia di Pizzo d’Evigno, dove il nemico si scontra con la “Volante” di Cion, formazione che aveva la base in Cian di Bellotto.
Il Canale, benché torturato, non rivela i nomi dei compagni, per cui viene fucilato nel medesimo giorno.
Uguale sorte subisce il parroco di Stellanello, sospettato dai Tedeschi di collaborazione con i partigiani; è catturato e seviziato perché si rifiuta di indicare l’ubicazione di alcune squadre partigiane; condotto presso il borgo di Molino del Fico, nella Valle di Cervo - San Bartolomeo, è fucilato presso il muro a secco di un oliveto.
È il primo religioso caduto della Resistenza nella 1a Zona Operativa Liguria.
I garibaldini della 1a Brigata sperimentano anche i primi attacchi contro il nemico sulle vie di comunicazione.
Nella terza decade di giugno, in un punto della Via Aurelia presso il borgo di Rollo, ad una squadra di dieci uomini (tra cui i partigiani Fiume, Leo, Ceno, Federico ed altri), comandata da Nino Agnese (Marco), si presenta l’occasione di catturare un camion di derrate alimentari destinate al Comando della marina militare tedesca di Loano.
I due ufficiali tedeschi che accompagnavano il carico vengono abbattuti da raffiche di mitra e le derrate comprendenti zucchero, farina, riso e sigarette, sono trasferite alla base partigiana di Cian di Bellotto.
Il 12 luglio 1944, con una magnifica azione, il Distaccamento “Volante” asporta quintali di derrate alimentari da un treno merci tedesco.
In particolare: il comandante Cion, informato dal capostazione di Andora della presenza in linea di un treno tedesco fermo nella stazione perché impossibilitato a muoversi a causa della ferrovia interrotta da bombardamenti aerei, decide di impossessarsi delle derrate stivate nei vagoni.
Su consiglio del comandante della 1a Brigata “Nino Siccardi” (Curto) si decide un sopralluogo per coordinare l’azione: Cion, Mancen e Germano, con alcuni uomini, circondano la stazione ferroviaria e sequestrato il personale ed il capostazione, i partigiani si vestono da ferrovieri.
Alle ore ventidue giunge un treno passeggeri, dalla parte della linea non interrotta, da cui scendono repubblichini, Tedeschi e molta gente.
Tutto si svolge regolarmente e ritornata la calma, vengono fatti affluire alla stazione alcuni carri per asportare le derrate.
Una parte di esse è trasferita a Stellanello e poi in Cian di Bellotto; l'altra è messa a disposizione della popolazione che se ne impossessa ed in poco tempo la fa sparire.
Il giorno successivo, il comando tedesco fa prelevare il Podestà di Andora, minacciandolo ed intimandogli di darsi da fare per ricuperare quanto asportato, ma il Podestà riesce a salvare la pelle e tutto finisce lì.
Altra perdita partigiana: Casimiro Briozzo, nato in Francia nel 1912, staffetta della 1a Brigata, catturato a Laigueglia il 20 agosto 1944, mentre per conto del Comitato di Liberazione Nazionale locale tratta con un soldato della Divisione fascista San Marco, Carlo Ferrari, al fine di organizzare la diserzione di un contingente della divisione stessa, di stanza ad Andora Marina, viene fucilato il giorno successivo sulla spiaggia della frazione Pigna, unitamente al milite contattato.

   
Casimiro Briozzo - A destra poco prima della fucilazione

Nella prima decade di agosto, la Divisione San Marco della Repubblica Sociale Italiana, addestrata in Germania, era stata scaglionata in copertura alla costa tra Varazze e Sanremo.
Dopo qualche tempo, circa trecento soldati della Divisione disertavano e raggiungevano, con armi e bagagli, le formazioni partigiane.
Uno degli episodi più notevoli verificatisi nella Valle di Andora, riguarda la fuga in montagna di molti soldati della San Marco: un grosso presidio era stato dislocato presso Molino Nuovo, consistente nella intera 12a Compagnia.
Il 15 settembre, dopo un abboccamento ed una trattativa di convinzione, il presidio si consegna ai partigiani della 1a Brigata: sono ottanta soldati che, con i loro equipaggiamenti, salgono in montagna. Tuttavia un sanmarchino riesce a sottrarsi all’esodo e corre ad informare il Comando fascista ubicato nel palazzo della Tenuta Stampino.
Lo stesso Comando, riuniti gli uomini disponibili e formata una colonna, con essa si mette in marcia velocemente con la speranza di agganciare i fuggitivi.
In parte vi riesce perché si scontra con i partigiani che erano rimasti di retroguardia per proteggere i disertori in marcia verso la montagna.
Purtroppo nello scontro cadono Antonio Terragno, Giovanni Molineri ed Elio Castellari; altri tre dello stesso gruppo di retroguardia, Franco Vaccari, Giacomo Bianchi e Giovanni Barale, presi prigionieri, saranno fucilati il 19 nel greto del torrente Merula.

Durante l’autunno nella Valle di Andora avvengono piccoli scontri di partigiani con i fascisti.
Il 13 novembre, partigiani del Distaccamento “A. Viani” riescono a prelevare quattordici apparecchi radio presso il Comando nazifascista e riconsegnarli ai legittimi proprietari.
Il 2 di dicembre successivo, i Tedeschi colpiscono con i mortai le frazioni di Borgosozzo e Armati, distruggendo alcuni casolari, già sedi di squadre della 1a Brigata.
Pagano però cara la loro azione, con cinque soldati morti ed alcuni feriti, in una imboscata sulla strada Stellanello – Andora, tesa dal Distaccamento d’assalto comandato da Franco Bianchi (Stalin).
Il 20 gennaio 1945, la Divisione nemica “Cacciatori degli Appennini” inizia un poderoso rastrellamento che durerà dieci giorni, coinvolgendo nell’azione le valli di Albenga, dell'Arroscia, del Lerrone, di Andora e di Diano.
Nelle prime ore del 26 gennaio, il Distaccamento “G. Catter”, riuscito a sottrarsi al rastrellamento, raggiunge la Cappella Soprana di Stellanello (Chiesa di “Santa Maria del bosco”).
Dopo breve riposo, gli uomini riprendono il cammino, ma quattro garibaldini, stremati dalla faticosa marcia, sono costretti a fermarsi in un casolare nei pressi di Vellego.
Non appena è acceso un piccolo fuoco, uno di loro vede a pochi passi una colonna nemica della divisione fascista: non c'è altra scelta, bisogna combattere per cercare di aprirsi un varco nel minacciato accerchiamento e simultaneamente i quattro garibaldini iniziano un fuoco intenso.
Il commissario Felice Scotto (Gapon), il caposquadra Bruno Amoretti, i partigiani Renzo Orbotti (Maret) e Franco Del Polito (Franco), combattendo con estremo coraggio, riescono a uccidere il tenente che è al comando del pattuglione, un sottufficiale e quattro soldati.
Per le perdite subite, il nemico disorientato si ritira, per cui i quattro partigiani riescono a sganciarsi. Purtroppo, il garibaldino Orbotti rimane gravemente ferito: sparando sul nemico le ultime cartucce, sebbene protetto dai compagni, viene nuovamente colpito da una raffica di mitra che lo uccide.
A metà marzo, i contadini di Testico e di Ginestro scavano un rifugio sotterraneo in località San Gregorio, nel quale si rifugia la missione inglese sbarcata a Bordighera il precedente 6 di gennaio.
Un sergente dell’esercito tedesco, Jacob Unkelbach (Antonio), che disertando si era aggregato al Distaccamento di Stalin, fugge e, raggiunti i suoi commilitoni, fa i nomi dei contadini che avevano scavato il rifugio.
Questi ultimi, circa una trentina, vengono rastrellati, condotti al passo di Testico e uccisi con raffiche di mitra.
Questo è l’episodio di sangue più tragico della Resistenza verificatosi a metà aprile 1945 nell'alta Valle del Merula.
Il 25 aprile 1945, giornata della Liberazione, i Distaccamenti delle Brigate 1a, 2a, 3a e 4a, che compongono la 4a Divisione d’assalto Garibaldi “Silvio Bonfante”, occupano le città costiere da Oneglia a Ceriale.
Il Distaccamento “F. De Marchi” della 3a Brigata viene messo di presidio ad Andora con la forza di una quarantina di uomini.
Nonostante queste drammatiche vicende, non deve essere dimenticato che i contadini ed i frantoiani della Valle del Merula diedero un enorme contributo in termini di alimenti e di olio per sostenere i Distaccamenti partigiani che operarono nella zona.
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Nel 2024, in occasione della celebrazione annuale dedicata alla ricorrenza del 25 aprile – Anniversario della Liberazione – avviene la cerimonia di intitolazione dei "Giardini della Pace" per l’area pubblica localmente conosciuta come “Giardini della Statua della Liberta'”, tra via Clavesana, via San Lazzaro e via San Damiano.
E' presente, alla sua ultima partecipazione pubblica, il partigiano andorese Leopoldo Fassio, nome di battaglia "Leo", che verrà a mancare il 14 giugno.


Leopoldo Fassio "Leo", con la valigetta di Felice Cascione, che ha custodito per tanti anni
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I PARTIGIANI A CUI SONO DEDICATE LE VIE ANDORESI
(Maria Teresa Nasi – Mario Vassallo)
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In onore di alcuni Partigiani caduti, nel tempo sono state loro dedicate le denominazioni di alcune strade andoresi:
  • Vaghi Luigi “Luis”: nato ad Andora il 16 aprile 1926, fu catturato sulle alture di Diano S. Pietro, mentre lavorava alla costruzione di un rifugio. Venne ucciso il 4 febbraio 1945, e portato a Chiusavecchia;


Luigi Vaghi

  • Carminati Alessandro “Gino”: nato ad Andora il 30 gennaio 1924, apparteneva al distaccamento «volante››. A seguito di una delazione, venne sorpreso, torturato ed ucciso il 10 giugno 1944, nel comune di San Bartolomeo, in regione “Molino del fico”;


Alessandro Carminati

  • Molineri Giovanni “Barbisio”: nato a Beinette il 9 maggio 1916, apparteneva alla 1“brigaia «Silvano Belgrano». Venne ucciso a Degna, fraz. di Casanova Lerrone, il 15 settembre 1944 da uomini della divisione “San Marco”;


Giovanni Molineri

  • Divizia Alberto: “Stella Rossa”: nato ad Andora il 7 giugno 1922, morì ad Imperia il 17 maggio 1945 per il colpo partito accidentalmente da una mitragliatrice che i partigiani stavano consegnando alle truppe di occupazione americana, comandato dal Generale Alexander;



Alberto Divizia


  • Rattalino Giovanni “Rattalin”: nato a Villaviani il 9 aprile 1926, divenne appartenente alla prima brigata partigiana "Silvano Belgrano", fu catturato al Colle San Bartolomeo mentre scortava un commissario e lo stesso giorno fu ucciso al posto di blocco di Cesio.





San Giovanni 31 luglio 1944 - funerale di Giovanni Rattalino



Casimiro Briozzo viene arrestato e portato alla fucilazione
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Enrico Barusso
Giuseppe Frau
Paola Ordano
Noris Faustelli "Lio" e Stalla a Casa Bertè
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