DON GIUSEPPE BAZZANO
DON GIUSEPPE BAZZANO
(Don Stefano Caprile)
(Foto per gentile concessione Piero Dagati e Don Stefano Caprile)
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Foto per gentile concessione Piero Dagati
Nel novembre 1966 nasce la Parrocchia Cuore Immacolato di Maria.
Il primo parroco è don Giuseppe Bazzano e da quel novembre don Giuseppe inizia ad essere per Andora non solo il parroco, ma anche un punto di riferimento fondamentale.
Don Giuseppe nasce a Sassello (SV) il 15 ottobre 1925, da Stefano e Silvia Badano.
È il secondo di tre fratelli: Anna e Michele; trascorre la sua infanzia nel paese natale partecipando alla vita della Parrocchia dove coltiva il germe della vocazione, fino ad entrare nel Seminario Vescovile di Albenga, dove poi lo raggiunge anche il fratello Michele.
Viene ordinato diacono il 02 aprile 1949 e consacrato presbitero il 16 giugno dello stesso anno. Avendo vinto il concorso per diventare parroco, come previsto dall’ordinamento vigente in quel periodo, il suo primo incarico pastorale è la Parrocchia di San Michele Arcangelo in Villatalla (IM).
Trasferito a Diano Marina come Vicario parrocchiale della Parrocchia di Sant’Antonio Abate, si interessa soprattutto delle attività giovanili della parrocchia e contestualmente è insegnante di religione cattolica nelle scuole.
Il 13 novembre 1966 diventa parroco della neo-eretta Parrocchia Cuore Immacolato di Maria in Andora, che spiritualmente riceve dal fratello don Michele che ne aveva già iniziato, come parroco di San Giovanni, la costruzione.
Foto per gentile concessione Piero Dagati
Il periodo che don Giuseppe vive come parroco ad Andora rappresenta certamente l’apice del suo ministero sacerdotale; oltre al servizio in parrocchia partecipa a molteplici iniziative di movimenti e associazioni laicali (Azione Cattolica, Cursillo e molte altre), attuando il rinnovamento delineato dal Concilio Vaticano II.
Nel suo ministero andorese don Giuseppe è parroco a tutto tondo, attento a tutte le necessità e a tutte le persone, dai bambini e ragazzi, ai giovani, agli adulti e agli anziani.
Acquista particolare affetto per don Giuseppe il gruppo giovani (classe 1964 e classi vicine) che cura con amore e dedizione, i cui membri restano fortemente a lui legati per sempre.
I miei ricordi di don Giuseppe risalgono alla mia fanciullezza.
Oltre ad avermi amministrato il Battesimo, ha poi accolto la mia prima confessione (e molte altre dopo), mi ha offerto la prima Comunione, mi ha accompagnato alla Cresima (l’ultimo anno, già “pensionato”, come catechista).
Una volta mi ha anche richiamato dall’altare al termine di una omelia della domenica, perché non riuscivo a stare fermo nella panca (ero un po’ turbolento), un evento che, per certi aspetti, ho voluto leggere come un “segno della chiamata divina” al ministero sacerdotale.
Poco per volta, ho iniziato a prendere confidenza con lui e trascorrevo molto tempo con lui in ufficio parrocchiale, semplicemente a chiacchierare, mentre sbrigava il suo lavoro di ufficio.
Don Giuseppe arrivava in Chiesa molto presto la mattina, lo so perché me lo ha confidato lui non perché io fossi presente, spesso intorno alle 06,30; pregava anzitutto la Liturgia delle Ore (il Breviario) e in seguito apriva la Chiesa, intorno alle 07.
Al pomeriggio intorno alle 16,15, quando la Messa celebrava alle 17, apriva la porta della sagrestia, portava il calice all’altare (avevo imparato ad aiutarlo in questi piccoli compiti), si vestiva con il camice e si disponeva alla preghiera del Rosario, e qualora si fosse presentato qualche penitente, era disponibile per ascoltare le Confessioni, ministero che ha mantenuto per moltissimi anni aiutando don Rinaldo e poi anche me nei primissimi passi del mio ministero andorese.
Dopo aver lasciato la Parrocchia della Marina di Andora, don Giuseppe ha seguito da vicino la parrocchia di San Pietro a Molino Nuovo, dopo la morte di don Ambrogio Perato, da subito affidata inizialmente a don Michele e poi allo stesso don Giuseppe.
Di quel periodo ho ricordi bellissimi legati alla mia passione per la musica e alla gioia di svolgere il primo servizio da Diacono proprio a don Giuseppe la mattina del 29 giugno 2005, alla festa di San Pietro.
Inoltre ho potuto apprezzare ancora la bella attenzione che don Giuseppe riservava ai suoi parrocchiani, cominciando dai bambini del catechismo, fino agli anziani che regolarmente visitava portando loro il conforto dei Sacramenti. Ha sempre mantenuto l’abitudine di andare a fare la spesa a Molino, probabilmente proprio per creare l’occasione di incontrare, non solo in Chiesa, le persone che gli erano affidate.
Anche dalla canonica della parrocchia di San Giovanni, don Giuseppe era per molti andoresi un punto di riferimento significativo di ascolto, di confronto, di incoraggiamento, sempre fiducioso anzitutto in Dio e nella Divina Provvidenza, ma anche dei doni che la Provvidenza con abbondanza elargisce su ogni persona.
Il suo cristiano ottimismo riusciva a dare forza, coraggio, infondere fiducia nelle persone.
Molti ricordano che dopo un colloquio con lui l’animo era certamente rinfrancato, rasserenato e rinvigorito.
Con lo stesso cristiano ottimismo, don Giuseppe ha saputo accogliere anche la malattia, il brutto “Sarcoma dei tessuti molli” che ce lo ha strappato.
La sua fede rocciosa e serena gli ha permesso di vivere anche la malattia nella luce di Cristo crocifisso e risorto, fino all’incontro definitivo con il Signore.
Don Giuseppe ha chiuso gli occhi a questa vita terrena nel giorno in cui la Chiesa celebra la Natività della Beata Vergine Maria, l’08 settembre 2020, all’età di 94 anni.
Tutta la comunità andorese non può che essere grata al Signore per il dono di don Giuseppe, per avercelo dato come pastore, guida, sacerdote, per molti anni.
Chi lo ha conosciuto custodisce gelosamente nel cuore i ricordi più preziosi, i consigli, le sue parole come un tesoro da condividere e tramandare.
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