TEMPI DA LUVI - LUCIANO DABROI
"TEMPI DA LUVI" DI LUCIANO DABROI
(Per gentile concessione Liliana Petrucco e Anna Maria Dabroi)
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Tempi da Luvi
Rollo: anni 30-40
Luciano Dabroi
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Presentazione: Corrado Camandone.
Cartoline e fotografie: collezione Vezzaro Marino.
Disegni: Adriano Lunghi.
Commento: Angela Biedermann.
Pubblicato con il contributo del Comune di Andora.
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TEMPI DA LUVI
Rollo: anni 30-40
Memorie di Luciano Dabroi
E’ un documento prezioso da conservare e divulgare. E’ vera storia, secondo il nuovo concetto che propone la documentazione e la conoscenza non solo dei grandi avvenimenti, legati a pochi personaggi della politica, dell’arte, della scienza e ad avvenimenti di risonanza mondiale, ma anche di ciò che riguarda la grande maggioranza della gente, la loro situazione concreta, la qualità della loro vita.
Tempi da luvi è la precisa fotografia del livello di civiltà, di cultura, usi, costumi e linguaggi di forse tutta la Liguria, negli anni a cui si riferisce.
E’ una raccolta, una specie di esposizione di quadretti vivi, tracciati con mano esperta, linguaggio chiaro, scorrevole, creatore di immagini. Il contenuto è attraente e divertente. Le avventure del protagonista, che con generosa indulgenza possiamo definire vivace, spiccano sullo sfondo che documenta con precisione il livello di una civiltà. Fame, freddo, fatica, continuo contatto con la natura, avara fonte di vita e unico divertimento, metodi educativi, pericoli di ogni genere, rassegnazione. Tutto questo si scopre con chiarezza essendo quasi spettatori delle avventure di questo ragazzo pieno di fantasia, di iniziative, di coraggio, di incoscienza, di vivacità incontrollabile, vivo per miracolo in mezzo a tanti esplosivi.
Certamente il protagonista delle scappatelle, una specie di Pinocchio nostrano, non può essere preso a modello dai nostri ragazzi, ma la conoscenza del mondo in cui si muove è di estremo interesse.
Senza storia non c’è cultura e la storia è conoscenza del passato, per capire il presente e progettare il futuro. I frutti del progresso di cui godiamo non sono realtà naturali come le nuvole in cielo o le onde del mare, ma il risultato di impegno umano, compito necessario di tutte le generazioni, secondo l’intuizione del filosofo Ortega, esposta nella sua magistrale opera “La ribellione delle masse”.
L’opera di Luciano Dabroi, nata di getto sotto la pressione dei vivi ricordi, ci costringe a prendere coscienza di tutto ciò che oggi abbiamo più di ieri, e nello stesso tempo ci lascia capire come sia invincibile la nostalgia per una vita più semplice e più vicina alla natura.
E’ un granello di sale per la vita insipida dei troppi che conoscono il prezzo di tutte le cose e il valore di nessuna.
Andora, 25 luglio 2001
Corrado Camandone
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A PINUCCIA E GIUMIN
Per i quali non sono certamente stato un figlio esemplare.
Almeno da bambino!
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INDICE
Le prime botte
Gialì
Ninin
L’aereo francese
Anna e la cera
Le bisce
La civiltà del risparmio
Natale
I canarini del prete
Il figlio della lupa
Il lume ad olio
La nave delle arance
Luènsu
Babòlu
Le mine
U Bainòttu
Gli uliveti
Gigéttu
L’olio di fegato di merluzzo
Carmelina
L’incendio
U cundiùn
Cesare de Carmelìn
Baciccia
I salvagente e le stoffe
La bomba a mano
E cunfine
Fiuìna e Battistin Fiuìna
I diti
Il barbiere
Gli scarponi
Petalìn
Il ciliegio del Noru
U Tibì
Il mulino del fico
Il sale
U Gin de Testùn
Il fucile 91
Bacicìn da Lasagna
La vita a Rollo
Lo spezzone incendiario
Casa
Il sergente Bruno
Teejola
La caccia col vischio
La radio del prete
Sprazzi
La polveriera
La fine del sogno
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Panorama della frazione di Rollo nel 1935.
Si distinguono le sette borgate della frazione:
- a sinistra “Bande de Là”
- in alto “ Ca’ Survòne” e “ Ca’ Bernei”
- a scendere “Ca’ Stalla”
- “Cae Peai”
- la canonica
- “Ca Tiaferi”
- la chiesa
- “Cae Suttàe”
La piccola macchia chiara in alto a sinistra è la “Ca’ de Baciccia”
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L’interno della chiesa
Andora 1939: personale della Colonia d’Asti.
Pinuccia, la prima seduta a sinistra.
Pinuccia, la prima seduta a sinistra.
La Canonica.
A piano terra l’ingresso all’oratorio dove visse Babolu;
al primo piano il terrazzo coperto con le gabbie dei canarini.
A piano terra l’ingresso all’oratorio dove visse Babolu;
al primo piano il terrazzo coperto con le gabbie dei canarini.
In basso a destra il rudere in cui visse Luènsu.
Rollo 1939: la Cresima.
a sinistra: Grillo Nero
a destra: la più alta è Pinuccia;
il cresimando con i pantaloni lunghi è l’autore.
a sinistra: Grillo Nero
a destra: la più alta è Pinuccia;
il cresimando con i pantaloni lunghi è l’autore.
Andora 1930
Oratorio della Concezione.
A sinistra la pineta.
Oratorio della Concezione.
A sinistra la pineta.
Andora anni 40.
Varo della Motonave Andrianna.
A sinistra, accosciato, Giumìn.
Varo della Motonave Andrianna.
A sinistra, accosciato, Giumìn.
Chiesa della SS. Trinità.
Il foro a sinistra dell’orologio è per me un vivo ricordo.
Il foro a sinistra dell’orologio è per me un vivo ricordo.
Andora 1938.
A destra, in giacca bianca, il barbiere Casulla.
A destra, in giacca bianca, il barbiere Casulla.
Bande de Là – In basso la casa del Tibì.
Andora: la zona di spiaggia dove facevamo bollire l’acqua di mare per ricavarne il sale.
Rollo: personaggi degli anni 20-30.
Seduti gli ultraottantenni: in piedi i giovanotti.
Il primo seduto a sinistra: Petalìn
L’ultimo in piedi a destra: U Tibì.
Seduti gli ultraottantenni: in piedi i giovanotti.
Il primo seduto a sinistra: Petalìn
L’ultimo in piedi a destra: U Tibì.
Rollo: personaggi degli anni 20-30.
Seduti gli ultraottantenni: in piedi i giovanotti.
Il primo seduto a sinistra: Petalìn
L’ultimo in piedi a destra: U Tibì.
Seduti gli ultraottantenni: in piedi i giovanotti.
Il primo seduto a sinistra: Petalìn
L’ultimo in piedi a destra: U Tibì.
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TEMPI DA LUVI
di Luciano Dabroi
Quando incontri un uomo, prima di giudicarlo guardalo da diversi punti
di vista
Ho conosciuto Luciano Dabroi nell’arido ufficio del segretariato d’un
Consorzio detestato e combattuto. L’ho incontrato a Rollo, nella sua terra,
intento a preparare il “cundiun” nella giornata degli aromi. Sono entrata
abusivamente nel segreto della sua vita, leggendo i ricordi dell’infanzia,
negli anni 30 e 40. Anni travolti dal tempo. Un tempo che scorrendo veloce, li
ha trasformati e resi irriconoscibili.
“Possibile?”. Possibilissimo, perché ce lo descrive Luciano Dabroi, con
un brio, una naturalezza, una freschezza meravigliosa.
Non è lo scrittore che elabora il pensiero e lo trasforma.
E’ l’incanto dell’uomo, che tornato bambino, rivive la sua infanzia in
un villaggio poverissimo, dove la vita non era facile, ma conservava il profumo
della genuinità e la poesia del primordiale.
L’ho letto d’un fiato. Ed ho conosciuto il vero Luciano Dabroi.
A due, tre anni la sua fantasia già riusciva a trasformare un
fazzoletto infilzato su una canna, e agitato nel vento, non in una bandiera che
lui non conosceva, ma nel volo d’un uccello e di fantastiche farfalle.
Peccato che la mamma non fosse d’accordo a veder lacerati i fazzoletti
che lei conservava, anche rammendati, nel comò, insieme alla lavanda.
E, ogni volta, erano botte.
E quante botte prese dal papà.
Ci si chiede: “Faceva bene?” Gli psicologi di oggi, certamente,
risponderebbero di no. Eppure il ragazzo è cresciuto, ha imparato a
sopravvivere in mezzo a mille pericoli. Ha imparato a camminare scalzo tra i
rovi, a disinfettare le ferite con la pipì, a procurarsi il cibo, quando lo
stomaco vuoto reclamava la sua parte. Ha imparato ad amare e rispettare i
genitori nonostante tutte le botte e i castighi. Forse il ragazzo irrequieto e
selvaggio, ma che si alzava alle cinque per servire la Messa a Grillo Nero e
passava le notti a leggere, consumando l’olio della giara, e rubava il pane ai
canarini non sarebbe oggi il ricercatore appassionato di conchiglie e minerali.
Non avrebbe alle sue spalle un patrimonio che, opportunamente valorizzato,
potrebbe costituire la ricchezza culturale della cittadina in cui vive.
Bravo Dabroi.
“Tempi da luvi” è un manoscritto che deve essere stampato e divulgato.
I ragazzi ai quali, oggi, non manca nulla, devono sapere che si può vivere
anche in un altro modo e che i “testaiui” del papà e della mamma, non solo non
fanno male, ma aiutano a crescere e crescere uomini veri.
Angela Biedermann
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L’AUTORE
Nato ad Andora in Frazione Rollo, anzi Borgata Ca’
Bernèi, il ventotto febbraio 1933, si è diplomato in agraria all’ Istituto C.
Gallini di Voghera e laureato in Economia e Commercio all’ Università di
Genova.
Ha lavorato alcuni anni
in Argentina come amministratore di una azienda agricola.
Ritornato in Italia si è
dedicato all’ insegnamento ed ha aperto uno studio di amministrazione di
stabili.
Pensionato, ha ripreso a
lavorare all’estero in Tunisia come consulente e collegamento tra i progettisti
tunisini di un grande complesso ad Hammamet ed i tecnici francesi progettisti
del porto annesso al complesso.
Negli ultimi anni ha
svolto lavori di prospezione in Costa d’Avorio, nelle concessioni forestali
governative ad imprese italiane per il taglio e l’esportazione di legname
pregiato.
Collezionista di
minerali e conchiglie ha l’aspirazione di donare le sue collezioni al Comune di
Andora perché, in sede adatta, sia costituito un museo di scienze naturali.
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