FARO
IL FARO DI CAPO MELE
(Marino Vezzaro)
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Seguendo le direttive di un progetto di segnaletica marittima, voluto da Napoleone per tutto il Golfo Ligure, il faro di Capo Mele fu costruito tra il 1852 e il 1856, dal Genio Civile di Genova, sotto il regno di Vittorio Emanuele II.
La torre, costruita a 93 m. sul livello del mare, è composta dalla sala della lanterna, dalla camera della guardia, dai depositi per il carburante e dell’officina per le riparazioni.
Ai lati della torre, gli alloggi per i fanalisti e le loro famiglie.
La sorgente luminosa, costituita inizialmente da fiamma a gas di petrolio (fino al 1909), passando successivamente all'alimentazione ad acetilene a produzione diretta con tre gruppi di luci.
Nel 1936 si passò da impianto a produzione diretta ad impianto ad acetilene disciolto, fino al 1949 in cui venne elettrificato passando alla classificazione di faro aeromarittimo.
Costruttivamente è rimasto pressochè invariato dall’Ottocento, fatta esclusione per un adattamento per aggiunta di locali igienici sul retro (1953), per il cambio del colore della tinteggiatura esterna da giallo a rosso e per lavori di riparazione (1947-48) a seguito di danni subiti durante il periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale.
La portata luminosa nominale è di 24 miglia nautiche.
La portata luminosa per trasparenza media è di 15 miglia (portata utile per il 50 per cento delle osservazioni annue).
L'intermittenza della luce del faro è ottenuta dalla rotazione dell’apparato luminoso, rotazione con sistema a pesi sino al 1986 e successivamente con motore elettrico.
I fasci luminosi vengono chiamati lampi se la velocità di rotazione è inferiore a 1/s; splendori se superiore a 1/s. (per poter essere individuato, ogni faro, ha una determinata caratteristica nel colore e nelle frequenze della luce): la luce del faro di Capo Mele è a gruppi di tre lampi bianchi, il periodo di 15 secondi.
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