FRAZIONE ROLLO - Andora nel tempo

iniziativa ideata e realizzata da MARIO VASSALLO
Privacy Policy

Cookie Policy
Vai ai contenuti

FRAZIONE ROLLO

ROLLO
(Sabrina Lunghi)
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate
y
A proposito dell’antica divisione in quartieri e parrocchie, si è visto sopra [25] che Rollo apparteneva al quartiere di S. Giovanni, assieme alle località di Canossi e Confredi, e che la Rettoria della SS. Trinità era costituita da cinque borgate, delle quali – nei documenti antichi - non viene menzionato il nome, ma che si può evincere dalla situazione odierna.
Oggi Rollo è costituita da le Case Sottane, le Case Tagliaferro, le Case Perato, le Case Stalla, le Case Bande di là e le Case Berneri (…), quindi da sei borgate, anche se le case Berneri solo recentemente sono state nuovamente abitate, a seguito di una ristrutturazione che ha reso agibili le case abbandonate da tempo. Invece le Case Stalla sono, da molti decenni, un gruppo di ruderi. I documenti antichi citano solo cinque insediamenti, non perché negli ultimi due secoli si sia aggiunta una borgata, ma probabilmente perché un tempo due delle sei attuali costituivano un unico agglomerato.
Il catasto napoleonico [26] riporta sette borgate: hameau [27] Bricole, h. Berneri, h. Stalla, h. Cadilà, h. Tagliaferri, h. Rollo, h. Perrati.
L’h. Bricole è costituita da un piccolo gruppo di case situato fra le case Berneri e le Case Stalla, il cui nome attualmente non è riportato neppure sulla carta. Le case Bande di Là si chiamavano un tempo Cadilà; le attuali Case Sottane erano dette semplicemente Rollo, poiché costituivano il borgo sviluppatosi intorno alla chiesa.
E’ difficile perciò stabilire quale di queste sei borgate - escludendo l’h. Bricole citata, fra i documenti consultati, solo nel catasto napoleonico -, un tempo fosse accorpata ad un’altra. Si può, con una certa cautela, ipotizzare che la borgata Rollo andasse ad includere anche le Case Tagliaferro, unite alla borgata principale da un brevissimo percorso (circa m. 60). D’altronde nello stesso documento contenente l’antica divisione in quartieri, si legge: Io infrascritto Rettore della Chiesa Parrocchiale della SS. ma Trinità del Luogo di Rollo (…) attesto, che questa mia Parrocchiale (quale forma poco meno che un luogo unito, stante che composto di numero cinque Contrade quasi attigue l’una all’altra) (...) numerare la stessa Parrocchiale in corpore, ed in tutto cinquanta nove Famiglie, (...). Rollo di Andora lì 16. novembre l 785 (...) Cristoforo de Simoni Rettore [28]. Quindi data la vicinanza delle contrade è probabile che due di esse fossero inglobate in un unico nucleo. Ritenerlo infatti un errore di dimenticanza da parte dei testimoni di allora, è impensabile; quindi rimane plausibile l’ipotesi formulata prima.
L’importanza della frazione di Rollo, ai tempi dei documenti appena citati, è evidente innanzitutto dal numero dei suoi abitanti.
Come si è appena detto, il Rettore, in data 16.11.1785, cita cinquantanove famiglie; nel computo riguardante l’intera comunità di Andora, risulta che Rollo era abitata da duecentoventisei anime [29]
Rispetto ai dati riportati dal Giustiniani, riferiti al 1535-7, assistiamo ad una crescita più che doppia del numero dei fuochi (da ventidue a cinquantanove); mentre se confrontiamo il numero di abitanti del 1785 con quelli del 1607 e del 1629, assistiamo ad un lieve calo (rispettivamente duecentoventisei, duecentosettatasei e duecentocinquantasei), e ugualmente anche il numero di fuochi decresce (rispettivamente cinquantanove, sessantatre e sessantatre) [30]. Si deve quindi registrare una leggera contrazione della popolazione; anzi, confrontando il numero dei fuochi con quello degli abitanti, si può dire che all’interno di ciascuna famiglia diminuì maggiormente il numero dei suoi componenti, mentre il numero di fuochi subì solo una piccola recessione fra il 1607 e il 1785 (il rapporto fra abitanti / fuochi passa da 5,2 nel 1607 a 4 nel 1624 a 3,8 nel 1785).
Recessione che però sembra più un assestamento, dopo il brusco incremento verificatosi in circa settant’anni, cioè dal 1535-7 al 1607.
Certamente il peso - anche storico - di un nucleo abitativo non si può desumere semplicemente da un confronto di dati numerici, peraltro piuttosto recenti. Occorre infatti citare documenti e fatti che possono fornire una cornice storica attendibile a questa frazione. Purtroppo la generale scarsità di testimonianze scritte colpisce in modo particolare Rollo. Però, per fare luce sulle sue origini, o più semplicemente sulla sua antichità certamente remota, miche documenti relativamente recenti possono aiutare ad andare a ritroso nel tempo, e pensare che almeno due - tre secoli prima dei dati a nostra disposizione, esistesse già un nucleo che sarebbe poi diventato Rollo.
Sino al 1634, anno in cui fu celebrata la prima messa nella chiesa della SS. Trinità, Rollo era sotto la Propositura di S. Giovanni Battista, oltre che essere inserito nel quartiere di S. Giovanni. Le ragioni di questa separazione sono fornite dal Giardinello: (...) la varietà di diversi Oratorij, ad essa so(tto)posti, decentemente construtti, de' quali il vanto porta quello della S.ma Trinità, nella villa più d’un miglio discosta, chiamata Rollo; il cui pio Gregge, benché picciol, volse arrolarsi sotto le vestigie del gran Batta, e, prenderselo per invincibil scudo a’ loro diffesa, e benche lontani, e doppo faticoso corso s’attuffano nelle di lui gratie, con tuttociò per esser maggiormente sicuri nel candor della fede, sopra Poggio d’ameno Colle, di grata ca(m)pagna, dominante l’onde cerulee, piantarno l’alto mistero della S. ma Trinità, in un picciol, e divoto Oratorio, e cresciuto poi, et inanimato in si gran mistero dieron di piglio del 1616. lì X di Agosto, solennità del porporato Lorenzo, a nuova e sontuosa fabbrica, di dorico e Corinto mista, à cui fu posto il primo lapide con universal consenso, (...) ad un vaso, in volta capace di numerose anime, e di fabrica uguale a Cona (sic), appoggiato al mede(si)mo scudo della SS. ma Triade, di Choro in forma ottangulare, in polita, et elegante struttura, e facciata a pone(n)te, (...) li 9 Giugno 1634, con gusto universale fu benedetto dal R. Antonio Berrobianco Prevosto, e li xj. celebrata la sa(n)ta Messa, (..); nel mede(si)mo per commodità de fideli si conserva l’oglio santo (..). [31]
Da queste pagine risulta che la chiesa della SS. Trinità (m. 5 x m. 12) fu eretta al principio del XVII secolo forse laddove prima vi era la sede dello oratorio omonimo. Lo stesso Giardinello fornisce, riguardo a quest’oratorio, preziosi dati: Nella Villa di Rollo è un’Oratorio, sotto titolo della S. ma Trinità, nel quale per essere numeroso il Popolo, et assai distante dalla Par(r)occhiale, si conserva parimente l’oglio santo, che d’ordine del R. Prevosto s(i) amministra all’ infermi dal residente Cappellano, il quale dall’Università del luogo vien salariato con scuti 46. l’anno, comprese però lire 22, che tiene di reddito la Massaria di dett(o) Oratorio, per legati di Messe.
In esso è anche una Cappellania pretesa (sic) de lurepatronatus dalli Massari della Chiesa, della quale hora è provisto il R. P. Lorenzo Vio, et hà di reddito ogn’anno lire 10.8.15.
Vi sono anche alcuni legati, da annotarsi in una tavoletta, parte per obligo di Messe, e parte per riparatione [32]. A questo oratorio, e in Particolare all’Altare della Madonna delle gratie posto in esso, erano destinati lasciti testamentari per la celebrazione di Messe e il mantenimento dell’oratorio stesso.
Fra queste donazioni, la più antica riportata dal Giardinello risale all’11 Luglio 1587 [33]; altre recano la data 1600, 1614, 1615, 1635 [34], E’ questo l’ultimo temine cronologico in cui è citato l’oratorio; si è visto infatti che nel 1634 fu celebrata la prima messa nella nuova chiesa, ma già nel 1609 à 23. di Marzo gli huomini della villa di Rollo fondarono un perpetuo Beneficio sopra l’Altar maggiore della Chiesa della S. ma Trinità di detta Villa, e sopra l’Altare di Santa Maria delle gratie, eretto nella mede(s)ma Chiesa; (...) [35].
Raimondi riporta il documento originale della fundatio Cap. nie in Villis Pigne et Rollo ab hominibus Rolli; in esso si legge che gli uomini di Rollo erexerunt in Eccl. ia de Ville Rolli sub vocabulo et invocatione S. me Trinitatis super altare de eccle et altare S. Maria gratiarum in dicta ecclesia (…) unum p.petum ecclesiast. beneficium (...) [36].
Apparentemente esiste un’incongruenza fra quest’ultima notizia, e quella sopra riportata circa la fondazione della chiesa [37]. In una si dice infatti che la chiesa fu fondata nel 1616, mentre nell’altra che già nel 1609 fu fondata in esso un beneficio.
Tale contraddizione può però essere risolta prestando attenzione a quanto si dice nel documento del 1609: il p. petum beneficium ecclesiast. viene fondato sopra l’altare della chiesa sotto titolo e invocazione della S. ma Trinità e sopra l’altare di S. Maria delle gratie della chiesa stessa.
Il Giardinello riporta la notizia che Damiano Mantica lasciò un legato nel dett’Oratorio della Trinità, di lire 12 l’anno, con obligo di Messe dodeci, et altro simile sopra l’Altar della Madonna delle gratie in dett’Oratorio [38].
Confrontando le due testimonianze, si può dedurre che prima della nuova fondazione l’oratorio della S. ma Trinità fosse detto, almeno negli ultimi tempi della sua esistenza, anche ecclesia, data la sua importanza, ravvisabile anche dalla contemporanea presenza, al suo interno, di più di un altare. Importanza che portò alla sua demolizione, per avviare la costruzione di un edificio più capace e rispondente alle esigenze di una comunità vitale e in crescita.
La separazione definitiva dalla parrocchia di S. Giovanni Battista, avvenne qualche decennio più tardi, nel 1666. All’interno dello Archivio Raimondi troviamo il documento che attesta tale frangente: si tratta della dotatio Parochie SS. Trinitatis nuper separata a S. Jo Bapta. In esso si dice che DD. Barm. Stalla q. Bened., Angjj Maria Tagliaferr. q. And., Thom. Stalla q. Laure., J. Francus Tagliaferrus q. Thom., Jacobus Tagliaferrus q. Hieron. et JoB. peratus q. Bapt. omnes de Villa Rolli, sex ex 9 procuratorb. deputatis, in causa separationis dicte ville Rolli a parochiali S. Jo Bapte ex villis Andorie (...) ad bonum computum dotis dicte ecclesie SS. me Trinitatis de novo erecte in parrochiam pro manutentione illius Rectoris (,..) in libr. 200 annui redditus assignant (...) intrascriptas terras sitas in terito Andoria, vocat l’oliveto - pian della Giara - il cunio - stra - la vignazza - et alia legata (...) 1666 (..) Sabati 6 Martii (...) [39].
Se le fasi riguardanti il passaggio da oratorio a chiesa sono ben documentate, nient’altro resta della storia di questa frazione.
Rimane cioè il grosso interrogativo, come si è detto sopra [40], riguardo all’origine del sito, che si raccolse, in una data imprecisata, intorno all’oratorio della SS. ma Trinità.
Lungi dal fornire una sicura risposta al suddetto interrogativo, di seguito ci si limita a riportare una serie di testimonianze, che possono fornire degli spunti per delineare, a maglie larghe, quella che fu l’origine di queste borgate.
Raimondi, attento e preciso compilatore di un archivio per buona parte costituito da notizie desunte dall’Archivio della Cattedrale di Albenga, di rado correda tali dati con riflessioni e ipotesi personali. Però una di queste riguarda proprio Rollo; in proposito egli scrive: La chiesa della SS. Trinità può essere fondata da persone provenienti da Torres di Sardegna, dove un tempio alla SS. T. fu eretto in saccargio 1114 ed è monumento insigne [41].
Raimondi si riferisce qui alla chiesa della SS. ma Trinità di Saccargia, a Sud-Est di Sassari e Porto Torres, in stile romanico-pisano, edificata a partire dal 1114-1116 e completata solo alla fine del XII secolo.
Queste osservazioni di Raimondi sembrerebbero, a prima vista, assurde. Ma l’inevitabile scetticismo deve essere mitigato per due ragioni: innanzitutto l’Autore è uno studioso preciso e attendibile, non uso a fornire notizie inventate. Per cui, anche in assenza di citazione della fonte, si deve pensare ad un’osservazione frutto di una precedente documentazione. Secondariamente le ragioni che ci portano a valutare con attenzione tale appunto sono di ordine storico.
Infatti nel 1014 Genova, dietro sollecitazione di Benedetto VIII, contribuisce a far fallire il tentativo di occupazione della Sardegna da parte dell’arabo Gahid; a seguito di questo aiuto, la città ligure formula una convenzione con i giudicati di Porto Torres, Cagliari, Gallura, Agorea, che divengono luoghi di sicuro commercio per genovesi e pisani, grazie anche a particolari sgravi fiscali. E alterne vicende legano Genova proprio al giudicato del Lugudoru, in cui erano situate Sassari e Porto Torres; infatti nella seconda metà del XII secolo, dopo decenni di ostilità, Barisone di Torres dà in sposa sua figlia ad Andrea Doria, aprendo il giudicato alle più potenti famiglie genovesi: i Doria appunto e poi gli Spinola e i Malaspina.
Saranno poi gli stessi Doria a favorire nella prima metà del ‘200 il matrimonio fra Adelasia del Logudoru ed Enzo, figlio di Federico II. Ma il fallimento di tale unione innescherà una serie di lotte fra Genova e Pisa, sempre pronta ad approfittare delle debolezze della rivale nei suoi interessi sardi. Lotte che termineranno solo nel 1284 con la battaglia della Meloria, e la vittoria della flotta ligure su quella pisana.
I Doria, con alterne vicende, tramite anche vari matrimoni di interesse, riusciranno a mantenere il proprio potere sull’isola fino agli inizi del ‘400, quando saranno costretti a cedere di fronte alla avanzata degli Aragonesi.
Questa digressione storica è utile per fare luce sugli stretti rapporti commerciali e politici di Genova con i luoghi menzionati dal Raimondi. E - date queste premesse - non sembra così illogica l’ipotesi fatta da quest’ultimo, cioè una migrazione di persone dalla Sardegna alla Liguria, in un periodo compreso fra il XII secolo e il XV secolo, più probabilmente dopo l’acquisizione di Andora da parte di Genova. Migrazione che più che ad una fondazione ex novo, diede luogo ad un’integrazione con un nucleo di abitanti già presente in loco.
Non si possono dimenticare, infatti, le osservazioni fatte riguardo ai cognomi Bemeri e Perato, forse già presenti nel 1252, rispettivamente nelle forme Berni e Perolus [42]. Cognomi questi, come si è detto, tipici di Rollo, che addirittura hanno dato il nome a due borgate: Case Berneri e Case Perato.
Va poi segnalata la presenza nel censimento del 1607, in corrispondenza della frazione Rollo [43], del cognome Tagliaferro, di notevole importanza, perché probabilmente riconducibile ai marchesi di Clavesana. Infatti uno di questi - e precisamente Bonifacio II, figlio di Bonifacio I de Gambis - era detto Tagliaferro [44]. Questo ha dato credito all’ipotesi che i Tagliaferro di Rollo discendessero direttamente dai Clavesana, e che si agglomerarono nella zona della regione Rollo, sulla quale nei secoli scorsi esercitarono predominio [45].
Ritornando a quanto detto sopra, questo dato, come quello desunto dal Raimondi, non può fornire risposte certe; sono entrambi semplici spunti di riflessione da collocare, cronologicamente, in quel lasso di tempo (uno, due o più secoli) necessario alla costituzione di una comunità, che - come si è visto - nel 1535-7 si presentava al Giustiniani popolata da ventidue fuochi, raccolti intorno ad un oratorio di notevole importanza, che nel giro di un secolo sarebbe divenuto chiesa parrocchiale. Durante questo processo durato dal 1616 al 1666, venne abbattuto l’antico edificio dedicato alla SS. Trinità. Di esso infatti non si fa più menzione dopo l’edificazione della nuova chiesa, e il Raimondi, in una nota desunta dal Giardinello dice: Orat. SSma Trinità nella villa di Rollo (...) ora parochia [46], Dato che ci autorizza a pensare ad una demolizione e una successiva edificazione del nuovo impianto laddove sorgeva l’antico luogo di culto.
Impossibile ravvisare la pianta e l’aspetto originali dell’oratorio. Certamente le sue dimensioni erano minori rispetto all’edificio successivo, tanto in estensione quanto in elevato. E’ però probabile che l’abside di questo poggiasse sullo stesso sperone di roccia, ove insiste l’abside dell’attuale chiesa. E forse le parole del Giardinello: appoggiato al mede(si)mo scudo della SS. ma Triade [47] possono riferirsi proprio a tale sovrapposizione. O più semplicemente scudo va inteso come “protezione” data dalla Trinità ad entrambi. Quest’ultima interpretazione non toglie nulla all’ipotesi prima formulata [48].
L’abitato di Rollo non rimase però privo di un oratorio, luogo di culto che troviamo presente in ciascuna Razione della valle, spesso accanto alla chiesa parrocchiale. E anche nell’abitato in questione fu eretto un nuovo edificio, intitolato a S. Giovanni Battista Decollato (m. 3.5 x m. 7), poco distante dalla nuova costruzione dedicata alla SS. Trinità [49]. Il Giardinello nell’elenco degli oratorii, non lo cita, il che ci fa presumere che esso sia recenziore rispetto a tale testimonianza. La data esatta della sua costruzione non ci è stata tramandata. Ma a grandi linee la si può fissare a cavallo fra la prima e la seconda metà del ‘600. E’ oggi incorporato nella canonica (Fig. 21), della quale occupa il piano terra.
Come si è detto, la frazione Rollo è costituita da sei diverse borgate, ciascuna con una propria tipologia insediativa.
Va da sé che il nucleo principale è quello raccolto attorno alla parrocchiale: il borgo detto Case Sottane (…). Esso è costituito da un agglomerato di case disposte ai lati della strada che dalla chiesa discende verso il mare, superando un dislivello di circa m. 100. Naturalmente l’abitato interessa solo il tratto iniziale della mulattiera, che lasciatasi alle spalle le ultime abitazioni, si snoda fra le fasce un tempo coltivate interamente ad ulivi. Presenta quindi un tipico insediamento lineare (...) di dorsale, articolato su un solo asse allungato, proiettato (...) verso il mare, secondo l’andamento frequente dei terrazzi costieri, cioè una semplificazione del tipo a fuso di acropoli, lineare [50].
La borgata attigua, collegata alle Case Sottane da un breve tratto di strada, è detta Case Tagliaferro (…). Essa presenta uno sviluppo focalizzato radiocentrico avvolgente parziale [5l]. Infatti l’insediamento segue perfettamente la curva di livello che, attraversando la dorsale collinare, delimita - a m. 150 - il limite meridionale dell’abitato (…). Tre sono i percorsi, o meglio i caruggi che lo attraversano: il più settentrionale è la prosecuzione del viottolo che deriva dalle Case Sottane, dopo aver compiuto una brusca curva a gomito; quello centrale confluisce in un piccolo spiazzo quasi al centro della borgata; infine quello meridionale corre fra due schiere di case. Tutti e tre presentano un andamento ad arco, tipico di questo genere di insediamenti.
Riguardo alle due borgate appena citate, va riferita la seguente osservazione: I tipi 5 e 6, quelli a sviluppo a fuso di acropoli lineare e quello focalizzato radiocentrico avvolgente, che troveremo più facilmente nell’entroterra montuoso ed in presenza di rilievi collinari, testimoniano generalmente le forme più antiche di insediamento, per lo più di origine altomedievale, con rivitalizzazione, spesso, di siti protostorici. Si tratta di abitati fortemente condizionati dalla realtà orografica elevata, che ne valorizza la funzione di difesa e di rifugio, tanto essenziale nei difficili momenti dell’Alto Medioevo [52].
Questo ci fa pensare ad un’origine remota dei due abitati, sicuramente più antica degli altri quattro, che - come si vedrà di seguito -, presentano tutti una tipologia insediativa simile e caratteristica di un’epoca più recente.
Dalle Case Tagliaferro, il percorso più settentrionale che le attraversa, sale verso l’attuale strada comunale oggi asfaltata, ma un tempo sterrata, la quale giunge alle Case Bande di Là (…). Qui si inerpica all’interno del borgo, con diramazioni secondarie. Seguendo però l’arteria principale, sulla quale si affacciano le case, secondo un impianto di tipo direzionale [53], si prosegue attraverso le fasce, contigue all’abitato [54], sino a giungere ad un punto in cui si dipartono tre percorsi: uno rasenta a Sud le Case Berneri, continua poi sino ad immettersi nella Strada vicinale Case Perato, tocca le Case Stalla, quindi le Case Perato e scende sino a congiungersi con la strada comunale, in prossimità della canonica. Un altro, la Strada vicinale Case Stalla, giunge presso queste ultime. Un terzo, la strada vicinale Case Berneri, prosegue sino alle Case Perato, e ridiscende verso la strada comunale prima citata.
Da questa descrizione, è evidente la conformazione ad anello dei percorsi che interessano le borgate di Rollo.
Per completare l’analisi di queste ultime, vanno ancora citate le Case Berneri, le Case Stalla e le Case Perato. Le prime sono allineate su duplice schiera, e si affacciano su di uno stretto e corto vicolo, che separa i due gruppi di abitazioni. Le seconde, ora ridotte a ruderi (Fig. 23), risultano nel catasto napoleonico [55], un nucleo richiuso su se stesso, delimitato a nord e a sud-ovest da due diramazioni della Strada vicinale Case Stalla, e a Est dalla Strada vicinale Case Perato. Queste ultime si affacciano su entrambi i lati della strada che prende il nome dalla borgata stessa.
Tutti e tre gli impianti, nonostante la diversa confermazione, presentano uno sviluppo di tipo lineare [56] (…).
Si è detto sopra [57] che la borgata Case Sottane è la più importante della frazione. La sua superiorità è immediatamente evidente se si valuta la sua estensione sulla pianta (…). In essa si trova poi il palazzo nobiliare Tagliaferro (N. 250).
La borgata si snoda ai lati della strada omonima, caratterizzata in diversi tratti da passaggi coperti da una volta a botte, sovrastata da un vano di abitazione. Particolarmente caratteristico è quello fra le case 265-266 e quella di fronte ad esse (… Fig. 24). L’uso limitato di malta e intonaco coprenti, permette di analizzare precisamente il tessuto murario della volta, costituito da lunghi conci di pietra (calcare e arenaria), assemblati da malta e recenti interventi in cemento. Il suo innesto sui muri laterali è sottolineato da una fila di lastre sporgenti rispetto alla parete sottostante. Quella risparmiata dall’intonaco sul lato a levante (casa N. 265), è realizzata con conci sbozzati irregolarmente, ma disposti su file piuttosto regolari, con uso prevalente di pietra, e scarsissima presenza del mattone.
Lo spessore della muratura (m. 0,50 circa) si può apprezzare in corrispondenza di una delle aperture (Fig. 25).
Un’altra volta piuttosto particolare si riscontra in prossimità della casa N. 270 (Fig. 26).
Non si tratta di un passaggio vero e proprio, perché è delimitato a nord-est da un muro.
La copertura è scandita sul fondo da due volte a crociera, i cui attacchi spiccano dalla muratura in corrispondenza di una fila di conci aggettanti. L’abbondante uso di malta e cemento non permettono di valutare appieno il tessuto murario in questione; si può comunque constatare un discreto uso del mattone (Fig. 27), certamente più indicato per questo genere di strutture, che necessitano di un materiale più leggero e malleabile della pietra.
Poche sono le differenze fra l’impianto attuale e quello testimoniato sulla mappa del catasto napoleonico. Si può osservare una lieve contrazione dell’abitato, in quanto le dimore più periferiche furono abbandonate nel corso di questi ultimi due secoli.
Le Case Tagliaferro invece hanno avuto un lieve incremento della superficie abitativa, essenzialmente verso nord-est, se si eccettua un singolo edificio, contrassegnato nella mappa moderna col N. 82, e situato al centro della borgata. Quest’ultima ha subito molti interventi di restauro, per cui le strutture apprezzabili - dal punto di vista archeologico - sono ridotte a due esempi, che corrispondono ai Nn. 300-301 sulla mappa (…). La prima casa, m. 3 x m. 4, (Fig. 28) è caratterizzata da una facciata non dissimile da quella della casa Nn. 29-30 della frazione Canossi [58].
Come questa è un’abitazione a tre piani, qui però con una sola entrata al piano terra; identico è lo schema delle aperture ai piani superiori. E anche in questo secondo caso, ritroviamo i contrafforti, liberi dall’intonaco che invece ricopre le pareti al secondo e terzo piano. Alla base i blocchi di pietra sono piuttosto grossi, abbastanza regolari; man mano che si sale verso l’alto i corsi si assottigliano e si fanno frequenti i conci derivati dallo sfaldamento di roccia.
La casa accanto, indicata sulla mappa col N. 301, m. 2 x m. 4, (Fig. 29), presenta una porta sormontata da un architrave piatto in mattoni, posti alternativamente di testa e di taglio. Sopra l’architrave vi è una finestrella, i cui stipiti sono in pietra, mentre è coronata, come l’apertura sottostante, da una fila di mattoni posti tutti di testa.
Presso le Case Bande di Là, gli edifici abbandonati e ridotti a ruderi sono molto pochi, e situati agli estremi dell’insediamento. Uno di questi, contrassegnato sulla mappa coi Nn. 9-11 (…), rispettivamente m. 2 x m. 11 e m. 4 x m. 5, è ancora in buono stato di conservazione, nonostante i decenni di abbandono (Figg. 30-31-32). Si erge su tre piani e la maggior parte dei muri si eleva sino all’altezza originaria, essendo crollate solo le travi di legno che reggevano la copertura in lastre di ardesia (Fig. 32).
Oltre che per la sua imponenza, questo edificio si segnala per il tessuto murario, e per la presenza di archi e soffittature a volta.
Le pareti, sia interne che esterne, presentano pietre a vista, fatta eccezione per poche stanze intonacate internamente. E’ la pietra infatti il materiale più usato, presente in qualità diverse (arenaria, calcare, serpentino) e varie forme: si ha infatti il blocco rozzamente sbozzato, irregolare e quello più grande e ben rifinito, generalmente impiegato come testata d’angolo, o negli stipiti di porte e finestre. Fra questi ultimi, va segnalata la presenza - nella parete di nord-ovest - di un blocco di pietra calcarea di notevoli dimensioni, recante sulla sua superficie i segni di una lavorazione a scalpello (Fig. 33). Per queste sue caratteristiche, esso si distingue nettamente dagli altri, e con ogni probabilità proviene da una costruzione di una certa importanza, decaduta e smantellata, cosicché le sue pietre furono impiegate in queste case. Impossibile però stabilire a quale edificio appartenesse.
I blocchi erano assemblati con sottili strati di malta, mista ad abbondante calce.
L’uso del mattone lo si riscontra in corrispondenza delle aperture: si vedano, in proposito, la porta e le finestre della facciata ad ovest (Figg. 30-31).
Si è detto che gli archi caratterizzano questa abitazione; si ritrovano come coronamento di molte finestre, ma anche per sorreggere la parte terminale della scalinata che permetteva l’accesso al primo piano sul lato occidentale (Fig. 31). Particolarmente bello e ben conservato è quello che si trova nella porzione di nord-est dell’edificio, che immette in ciò che attualmente è un vano a cielo aperto, il cui piano di calpestio è più basso di quello stradale (Fig. 34). All’interno di tale vano ho rinvenuto il cavetto di un piatto (Fig. 36) di graffita tarda policroma; essa presenta un biscotto rosso scuro, ingobbiato e inciso a punta sottile con un motivo floreale stilizzato, dipinto in giallo (ferraccia) e verde (ramina) e invetriato. L’invetriatura è presente anche sul retro e sul piede a disco. Si tratta probabilmente di una produzione del XVII secolo. Tracce di cemento sul piede fanno pensare ad una sua riutilizzazione in un contesto murario appartenuto alla casa.
Va infine segnalato il soffitto, - o meglio - ciò che rimane di esso (Fig. 35), di una stanza posta al piano terreno, alla quale si accede dalla porta posta sotto la scala in pietra della parete occidentale, di cui si è parlato sopra [59]. L’intonaco che un tempo lo rivestiva, è oggi in gran parte caduto, così come una porzione della stessa copertura. Ciò che rimane ci permette di osservare la tecnica impiegata per realizzare questa volta: i mattoni, lunghi e stretti, e posti di taglio, sono sistemati normali alle due pareti più lunghe, al centro della soffittatura; invece in corrispondenza delle due pareti più corte, risultano perpendicolari - rispetto agli altri – e convergenti al centro. Ciò determina, in corrispondenza delle due pareti brevi, l’innesto di due vele.
Le Case Berneri hanno mantenuto ben poco dell’aspetto originale. Le case con ancora la muratura in pietra, sono rarissime. Una di queste, m. 3 x m. 4, merita di essere analizzata (Figg. 37-38). In pianta non viene indicata con alcun numero; gli angoli regolari e realizzati con blocchi piuttosto grossi, sembrano quasi contenere le pareti costituite invece da conci vari per dimensioni e qualità: ora sbozzati regolarmente, altri veri e propri scarti di cava, altri ancora sottilissimi come i pochi mattoni presenti.
Sono da. notare le due piccole aperture gemelle (Fig. 38), poste a diversa altezza, coronate da un archetto, chiuse già in epoca antica.
Lo stato di abbandono delle Case Stalla (Fig. 23), non permette neppure un’analisi accurata delle strutture che le compongono.
Le Case Perato offrono solo pochi scorci immuni da restauro. Uno di questi (sottostante al N. 239 …) è dato da un passaggio ad arco (Fig. 39), in cui si può notare un tessuto murario particolarmente irregolare: conci grossi e appena sbozzati, si alternano a quelli più sottili derivati dallo sfaldamento della roccia, il tutto legato da malta in cui sono affondati frammenti di mattone.
y
25 V, Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. IV, p. 98.
26 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. C, Sub. 3me.
27 In italiano borgata.
28 FEDI PUBBLICHE 1785, p. 11.
29 FEDI PUBBLICHE 1785, p. 12.
30 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. III, pp. 90, 92.
31 GIARDINELLO 1624, cc. 357-358.
32 GIARDINELLO 1624, cc. 370 retro-371.
33 GIARDINELLO 1624, c. 362.
34 GIARDINELLO 1624, cc. 371-373.
35 GIARDINELLO 1624, c. 371 retro.
36 RAIMONDI, Rif. 35, sumptum de Arch. Cath. 1901. 17 mali. C.4 R.
37 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V p. 133.
38 GIARDINELLO 1624, c. 371.
39 RAIMONDI, Rif. 35, p. 74.
40 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V p. 131.
41 RAIMONDI, Rif. 35, p. 76.
42 V, Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. III pp. 52,74.
43 V, Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. III p. 70.
44 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. Il pp. 39-41 e Tav. VII.
45 ANFOSSO 1994, p. 180.
46 RAIMONDI, Rif. 35. p. III.
47 V, Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V p. 133.
48 ANFOSSO 1994, p. 134.
49 ANFOSSO 1994, p. 137.
50 VARALDO 1985, p. 155.
51 VARALDO 1985, p. 155.
52 VARALDO 1985, p. 155.
53 VARALDO 1985. pp. 155-156.
54 Queste fasce sono caratterizzate dalla presenza di pozzi, che traggono acqua dalle sorgenti sotterranee, di cui la zona è ricca. Uno di questi pozzi, a ridosso di una fascia , è riprodotto in Fig. 22.
55 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. C, Sub. 3me.
56 VARALDO 1985, p. 156.
57 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap: V p. 142.
58 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V pp. 127-128.
59 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V p. 148.


Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.

y
ROLLO
LEGENDA
1
CASE SOTTANE
2
CASE PERATO
3
CASE TAGLIAFERRO
4
CASE BANDE DI LA'
5
CASE BERNEI O BERNESI O CASE SOPRANE
6
CASE STALLA
RICOSTRUZIONE CASE STALLA - DISEGNO ADRIANO LUNGHI E LUCIANO DABROI
CASE STALLA
Disegni realizzati da Adriano LUNGHI e Luciano DABROI
ROLLO
Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
Per informazioni scrivere a mariovassallo@andoraneltempo.it
Per informazioni scrivere a info@andoraneltempo.it
Per informazioni scrivere a mariovassallo@andoraneltempo.it
Per informazioni scrivere a mariovassallo@andoraneltempo.it
Per informazioni scrivere a mariovassallo@andoraneltempo.it
Torna ai contenuti